Le parti sembrano non aver fatto molta chiarezza sulla nuova società e, soprattutto, su chi avrà la maggioranza
Da quanto è iniziata la serie geopolitica attorno al futuro di TikTok negli Stati Uniti, tutti hanno compreso che la partita sarebbe andata molto più in là dell’aspetto economico. Pochi giorni fa il Presidente USA, Donald Trump, ha annunciato di aver dato semaforo verde all’accordo tra ByteDance, la società cinese che controllo il social network incriminato, e le aziende Oracle e Walmart. Della prima, multinazionale della Silicon Valley, si è parlato come del nuovo partner tecnologico. Sul tavolo delle trattative non ci sarebbero tanto i dati degli utenti, quanto l’algoritmo di TikTok, in grado di decodificare i gusti e i profili di ciascun utente in pochissimi scroll. I repubblicani hanno già denunciato che, senza questo gioiello in mano americana, l’accordo penalizzerebbe gli Stati Uniti. E non è finita.
TikTok: questione di quote
L’altro dibattito aperto riguarda le quote. In poche parole: non c’è alcuna chiarezza su chi terrà la maggioranza della nuova società TikTok Global: secondo ByteDance l’80% resterà nelle mani cinesi, mentre il restante 20% andrà ad Oracle e Walmart. Versione che è stata completamente contraddetta da queste ultime aziende. Come spiega TechCrunch, Oracle ha già comunicato ufficialmente che, stando all’accordo, ByteDance non avrebbe alcuna quota della nuova società. Dunque, chi ha ragione? O, meglio, la partita è davvero finita?
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Silente fino a pochi giorni fa, Trump ha già dichiarato che l’accordo immaginato da ByteDance non è ricevibile dalla Casa Bianca. «Se scopriamo che Oracle non avrà il controllo totale, allora non approveremo l’accordo», le sue parole. Sull’altro lato del campo c’è la Cina, che ha già fatto sapere di non aver alcuna intenzione di cedere facilmente i tesori di famiglia, leggi l’algoritmo di TikTok. Poche settimane fa il governo di Pechino ha infatti modificato l’elenco delle tecnologie per le quali è necessaria l’autorizzazione governativa prima di una vendita ad aziende straniere. E, guarda caso, la lista è stata aggiornata proprio su misura del caso TikTok.