Direttamente dalla Finlandia un’avventura che ha saputo sorprenderci e appassionarci. Con il giusto budget oggi forse avremmo per le mani un capolavoro
Non è mai saggio provare a imitare The Legend of Zelda, una delle migliori saghe mai sviluppate. Se ne sono accorti a proprie spese decine e decine di emuli. Non ultima la piccola startup australiana di Mitchell Clifford, Chris Conte, Mike Diskett, Dean Ferguson e Brent Waller, 5 Lives Studios che quest’estate ci ha regalato Windbound, che noi abbiamo bocciato su tutta la linea accusandolo di averci reso narcolettici. In Finlandia, i ragazzi di Cornfox & Brothers ci avevano già provato anni fa, nel 2013, con il primo capitolo della saga di Oceanhorn, molto simile per stile a Zelda – The Wind Waker mentre per meccaniche ai primi titoli della serie Nintendo, con visuale isometrica. Non era andata benissimo, ma i finnici non si sono fatti scoraggiare e ora ci riprovano con Oceanhorn 2: Knights of the Lost Realm. Cosa avranno combinato in questo secondo giro di giostra?
Con Oceanhorn 2: Knights of the Lost Realm lo studio indipendente Cornfox & Brothers ha cambiato decisamente registro, puntando se possibile ancora più in alto: nuovo motore grafico, nuovo gameplay e pure nuovi obiettivi: non più emulare Wind Waker ma Skyward Sword (l’episodio per Wii). È cambiata leggermente anche la trama, dato che siamo un migliaio di anni prima i fatti narrati nel capostipite, ma non averlo giocato non inficerà sulla comprensione dei fatti, tranquilli. Come potete vedere da questa immagine che abbiamo preparato appositamente, Oceanhorn 2: Knights of the Lost Realm è, stilisticamente, la copia carbone di The Legend of Zelda Skyward Sword (2011). E non è affatto un male, anzi: chi imitare se non i capolavori? Semmai può essere poco furbo e molto pericoloso, perché poi si è destinati a diventare un secondo termine di paragone destinato a perdere su tutta la linea…
Sopra Oceanhorn 2, sotto Zelda Skyward Sword
Oceanhorn 2, quante sorprese!
Noi qui non intendiamo però tracciare continui parallelismi tra un titolo indipendente, sviluppato tra mille difficoltà da una startup e l’originale di Nintendo, su cui hanno lavorato centinaia di persone e l’azienda nipponica ha investito milioni di yen. Non avrebbe senso. Sappiate che se lo facessimo, comunque, Oceanhorn 2 non ne uscirebbe nemmeno troppo malconcio perché, nonostante abbia un buon numero di difetti e diverse sbavature… be’, è riuscito a sorprenderci. Di più, è riuscito a prenderci ed entusiasmarci, nonostante il nostro approccio fosse stato viziato dall’eccessiva somiglianza grafica con Skyward Sword e temevamo di trovarci di fronte l’ennesima “cinesata” (sì, ok, sono finlandesi…) che si limita a copiare in modo pigro e svogliato il primo della classe senza mettersi d’impegno. Ma così non è.
Questione di stile
Per essere un titolo indipendente, frutto di un budget limitato e proposto a prezzo contenuto, Oceanhorn 2: Knights of the Lost Realm, è davvero sorprendente. Soprattutto sul profilo grafico e stilistico. Se volessimo proprio trovare dei difetti su questo versante potremmo dire che non sempre la caratterizzazione dei personaggi è accattivante e che è piuttosto evidente lo stacco qualitativo tra i comprimari e gli NPC, ma… diamine… sono sottigliezze peraltro riscontrabili anche nell’ultimo Watch Dogs Legion, tanto per dire un titolo appena uscito e che è costato dieci volte tanto. Oceanhorn 2: Knights of the Lost Realm saprà invece lasciarvi a bocca aperta per le sue bellissime ambientazioni, per i molteplici scorci ad alto impatto, per la realizzazione dei boss, grandi, grossi e fumettosi quanto basta e per lo stile architettonico delle cittadine, sempre molto ispirate. Molto buoni anche gli effetti: che si guardino le fiamme crepitare in un braciere, le esplosioni, le nuvole di polvere sollevate al nostro passaggio, le onde del mare infrangersi sulla battigia o i raggi del sole penetrare le chiome degli alberi, Oceanhorn 2: Knights of the Lost Realm potrebbe tranquillamente competere con la produzione tripla A di una major.
Cosa mi canti oggi?
Pure il sonoro non è affatto male e affine all’universo zeldaresco: motivetti fiabeschi (ovviamente non di classe come quelli composti dal maestro Koji Kondo e pure parecchio più corti e ripetitivi) si alternano a brani che regalano maggior pathos, mentre il protagonista non parla mai, limitandosi – da buon clone di Link – a fare versacci che sottolineano ogni azione che compirà: “yaaah” quando salta, “waaaah” quando affetta qualcosa con la spada, “kazaak” quando getta una bomba…
Sottosopra
Veniamo infine al gameplay. Oceanhorn 2: Knights of the Lost Realm non si limita a ricalcare lo stile grafico di Zelda (Skyward Sword in primis), ma anche le sue regole di gioco, alternando quindi l’esplorazione di mappe ambientate in superficie con quella di antri sotterranei. I dungeon, insomma. In entrambi i casi per procedere occorrerà risolvere piccoli enigmi che andranno dal premere un pulsante – magari a tempo – all’attivare una leva da lontano (sparandoci o scagliandoci contro un barile) che immancabilmente spalancheranno la porta che consente di arrivare all’area successiva in cui ci aspetterà qualche combattimento e un altro paio di enigmi, non senza dimenticare piccole sequenze platform facilitate dal fatto che l’eroe, esattamente come Link (prima di Breath of the Wild, almeno), salta automaticamente. Nell’ultima stanza, puntualmente, ci attenderà un boss da passare per le armi.
Perché non è un gioco perfetto
Insomma, anche se gli enigmi e il level design non sono all’altezza dei dungeon Nintendo (e nessuno sano di mente si sarebbe atteso tanto da una produzione indipendente), pure su quel versante dobbiamo ammettere che Oceanhorn 2: Knights of the Lost Realm si difende straordinariamente bene! E allora dov’è che sbaglia? Perché avrà pure dei difetti! Certo, e ve li diciamo subito: i nostri amici finlandesi hanno copiato tutto di Zelda ma non hanno preso l’aspetto più importante, il lock-on dei nemici.
Non potendo agganciare l’avversario, si rischia di menare fendenti a vuoto, anche a colpa di una telecamera non sempre precisa. Questo aspetto rende anche molto arduo effettuare un contrattacco, che richiede di parare con tempismo l’assalto dell’avversario così da lasciarlo sguarnito per alcuni secondi. L’altro aspetto meno riuscito riguarda la costituzione del party di eroi: rispetto agli Zelda, in Oceanhorn 2 non saremo quasi mai soli ma verremo affiancati da altri personaggi. Peccato solo che siano parecchio ottusi: occorre insistere perché eseguano i nostri comandi (spesso non lo faranno, restando imbambolati) e siano irrilevanti nei combattimenti.
Poi potremmo registrare anche altre sbavature di gameplay: gli Zelda tendono ad accompagnare il giocatore nelle prime sessioni di gioco, insegnargli tutti i rudimenti e poi presentare enigmi di difficoltà crescente. In Oceanhorn 2 è tutto più confuso e lasciato al caso. Faccio un esempio. In una primissima missione dovrete aprire una porta chiusa da una leva che è posta troppo in alto per essere raggiunta. Sotto ci sono grossi barili: la prima cosa che viene in mente è spostarli tutti nelle vicinanze del meccanismo perché il personaggio li usi come scala.
Il salto però è automatico e il nostro eroe non ne vuole sapere di salirci sopra. Si sprecano allora proiettili su proiettili contro la leva, ma non si abbassa. Solo per caso si scopre che premendo il pulsante dello sparo mentre si porta sulla schiena un barile è possibile scagliarlo lontanissimo (peraltro fisicamente impossibile: il barile è enorme, pare pesante, ma viene gettato via come un fuscello) e può abbassare la leva, che però era immune ai proiettili della pistola. In più non si spiega perché, quando si porta il barile sulle spalle il solo comando a schermo sia “A per rimetterlo giù”. Si tratta di sbavature, esattamente come l’IA dei nostri amici ben poco collaborativa o gli inciampi – numerosi – della localizzazione in italiano del gioco, ma rischiano pure di intrappolarvi per un bel pezzo nello stesso punto e comunque non permettono di godere appieno della bellezza del titolo come meriterebbe.
Perché Oceanhorn 2: Knights of the Lost Realm è invece una piccola gemma, da qualunque lato lo si guardi. Il versante grafico è probabilmente quello più puro, col minor numero di magagne eccepibili, ma anche la giocabilità, al netto dei difetti appena elencati, riesce nell’impresa di tenere uniti i vari componenti che Cornfox & Bros ha saputo assemblare con gusto e astuzia per mettere assieme uno Zelda a buon mercato, il cui prezzo budget dovrebbe invitare tutti all’acquisto immediato. Non è forse ancora capace di emulare le gesta del miglior cavaliere di Hyrule, ma Oceanhorn 2: Knights of the Lost Realm si candida per esserne l’ottimo scudiero. E con il terzo capitolo il duello tra i due potrebbe farsi interessante…