Dal 18 al 25 ottobre chef, ristoratori e appassionati potranno creare piatti che raccontano la pasta del futuro. A guidare le loro mani, sei trend
Come sarà la pasta tra 30 anni? E come la mangeremo? Mentre il consumo di questo alimento aumenta in tutto il mondo, l’unica certezza è che anche questo piatto, punto di riferimento della tradizione culinaria italiana, è destinato a cambiare.
Lo afferma Unione Italiana Food che, per il prossimo World Pasta Day in programma il 25 ottobre 2019, ha riunito chef e pasta lovers, nutrizionisti, sociologi e medici nutrizionisti, per disegnare gli scenari futuri dell’alimentazione sulla piattaforma Al Dente. Per una settimana, dal 18 al 25 ottobre, chef, ristoratori e appassionati di pasta potranno raccontare il loro piatto del futuro con l’hashtag #Pasta2050. A guidarli, questi trend.
#Pasta2050: io mangio classico
Secondo i Millennials la pasta al pomodoro scavallerà tranquillamente la metà del secolo. Alcuni l’hanno definita la pasta del futuro. È il cibo della convivialità per eccellenza perché facile e veloce da preparare. Tutto il mondo ce la invidia e la riproduce su ogni tipo di tavola.
#Pasta2050: io mangio etico
Una delle preoccupazioni principali a tavola oggi è la sostenibilità, principio che diventerà ancora più centrale in futuro. Per un piatto più etico la pasta incontrerà sempre di più i prodotti dell’orto, navigando verso un gusto più “verde”. Molte ricette tradizionali come l’amatissima Carbonara, potrebbero lasciare il loro posto a nuovi classici a base di verdure. Le ricette bio e antispreco avranno la meglio e a beneficiarne saranno sia l’ambiente sia la salute.
#Pasta2050: io mangio globale
La pasta sarà il punto d’incontro di tradizioni culturali ed enogastronomiche di tutto il mondo e medium di dialogo con altre culture. L’importante è che resti sempre al dente.
#Pasta2050: io mangio diverso
Il piatto di pasta cambierà volto non solo per gli ingredienti, ma anche per le farine usate per farla. Il boom della pasta integrale è ormai una consolidata realtà. Poi sono arrivate le paste con semole di legumi (piselli, fave, ceci), al kamut e al farro. La prossima frontiera è la pasta a base di farina di alga spirulina o le pennette agli insetti. C’è chi dice che utilizzeremo stampanti 3D per produrre la pasta.
#Pasta2050: io mangio semplice
Tra trent’anni saremo più portati a semplificare che a complicare. La lista degli ingredienti per un piatto di pasta si accorcerà. Il futuro sarà all’insegna della semplicità, sempre più proiettato nella ricerca di un nuovo equilibrio fra gusto, competenze culinarie e salute.
#Pasta2050: io mangio consapevole
Il futuro della pasta sarà consapevole. Ci saranno maggiori informazioni a disposizione dei consumatori, che le ricercheranno per poter raggiungere la conoscenza più completa su ciò che hanno nel piatto. Perché la pasta possa continuare a svolgere il suo ruolo cruciale per l’alimentazione del pianeta sarà necessario fare chiarezza su quello che è davvero e su quello che non è.
La pasta che cambia
«Tendiamo a immaginare la pasta come un prodotto immutabile, in realtà questo piatto ha accompagnato nel tempo il cambiamento dei nostri stili di vita – spiega Luigi Cristiano Laurenza, segretario dei pastai di Unione Italiana Food. – Se pensiamo a come mangiavamo la pasta 30 o 60 anni fa ci rendiamo conto di quanto siano cambiate ricette, occasioni di consumo, formati e porzioni».
«La fortuna della pasta nel mondo è dovuta proprio a come riesce a intercettare tendenze alimentari, culturali e sociali – continua Laurenza –. Allo stesso tempo, si è evoluto anche il suo processo produttivo, con una crescente attenzione all’impatto ambientale e ai trend salutistici. Per questo abbiamo cercato di tracciare il futuro di questo alimento da qui al 2050 riunendo attorno a un tavolo pastai e esperti del food».
I numeri della pasta
In 10 anni la domanda globale di pasta è passata da 9 a circa 15 milioni di tonnellate annue. L’Italia resta il produttore leader mondiale, con 3,3 milioni di tonnellate di pasta prodotte (+0,3%), piazzandosi davanti a Stati Uniti, Turchia e Brasile. Un piatto su quattro nel mondo e tre su quattro in Europa sono fatti con pasta made in Italy. I paesi verso cui l’Italia invia più pasta sono Germania, Regno Unito, Francia e Stati Uniti. Ma dall’inizio del 2019 ci sono tre nuove nazioni che stanno facendo salire il livello delle esportazioni di pasta: l’Arabia Saudita (+79%), la Cina (+25%) e l’Australia (+14%).
Mentre il mondo impara la preziosità della dieta mediterranea, che celebra la pasta, molti italiani se ne stallo allontanando. Solo il 41% della popolazione settentrionale italiana la segue. Al Centro la percentuale scende al 16,8%, mentre al Sud resiste (ma timidamente) con un 42,1% (dati European Journal of Public Healt).