Tutto quello che questo weekend vi impedirà di uscire e immergervi in attività sociali o all’aria aperta
CUPHEAD – Xbox One e PC Windows
Per tre anni lo studioMDHR l’ha tirata lunga con l’uscita di Cuphead, che già dal suo primo annuncio aveva interessato tutti per due elementi: la sua idea visiva e un livello di difficoltà estremo e ingiusto come i videogiochi classici.
Ora che è finalmente uscito, Cuphead è anche superiore alle aspettative. Perché da un lato il look visivo ispirato dichiaratamente ai cartoni dei fratelli Fleischer (quelli di Betty Boop, Braccio di Ferro e la serie di Superman anni ‘40) non è fedele solo nel tratto morbido ma soprattutto nei contenuti disturbanti. I due protagonisti sono due tazze col viziaccio del gioco, che hanno perso tutto al casino del diavolo e ora, per non finire vittima nell’inferno, devono sconfiggere diversi personaggi per prendergli l’anima (sotto forma del classico contratto) così da avere così una chance di giocare di nuovo il demonio e riconquistare la propria di anima. Sostanzialmente per tutto il gioco si sconfiggono mostri in modalità run ‘n gun così da condannare altri alle pene da cui ci si vuole salvare.
Dall’altro lato la difficoltà è davvero terribile e senza sconti come promesso, si riscopre la vera realizzazione del principio per il quale i videogiochi si basano su un sistema di miglioramento di se stessi. Testare i propri limiti, sbagliare, riprovare, affrontare schemi che per velocità, complessità e abilità manuale paiono impossibili da vincere ma, a furia di tentare, diventare in grado di portarli a termine.
Cuphead è una fabbrica di bestemmie ma ogni vittoria ha quel sapore di vero trionfo a cui i videogiochi moderni hanno rinunciato.
MINDHUNTER – Netflix
È la nuova collaborazione tra David Fincher e Netflix (a produrre c’è anche Charlize Theron, per quello che può contare), creata a partire dalla testa di Joe Penhall, scrittore britannico noto per l’adattamento cinematografico di The Road (quello tratto da Cormac McCarthy in cui Viggo Mortensen barbone con figlio a carico spinge carrelli e spara ai predatori in un futuro distopico).
Stavolta niente presidenti degli Stati Uniti per Fincher ma un agente dell’FBI che interroga i carcerati per capire come ragionano. Siamo nel 1977, l’alba dell’era della psicologia criminale, e come molte serie amano fare anche Mindhunter racconta un’epoca attraverso le persone che in quegli anni facevano il lavoro più innovativo per l’epoca, i pionieri di qualcosa.
Mindhunter è a dir poco appassionante, è uscita da pochi giorni e già si è imposta come la serie da vedere (sono 10 puntate, non tante), soprattutto è contaminata da una tendenza molto forte delle serie tv dell’ultimo anno: la cronaca. Le storie infatti vengono da “Mind Hunter: Inside The FBI’s Elite Serial Crime Unit”, libro che racconta veri casi attraverso la psicologia criminale. Quindi in un contesto finto si raccontano personaggi e intrecci realmente esistiti (e proprio per questo incredibili!).