Storia di Dimensione3, una startup nata coi soldi di Smart&Start che ha creato immagini profonde, ma piane. Ecco cosa hanno fatto, e come
Allo Smau dello scorso anno la gente guardava le nostre foto e ci girava attorno. Toccava il retro, cercava dei fili perché pensava si trattasse di monitor. Invece so trattava di ciò che realizziamo: immagini di alta qualità visibili in 3D senza occhialini
Antonio Orlando (l’ingegnere), Giulio Derobertis (il commerciale) e Mario Soranno (il “meccatronico”) sono le tre dimensioni di un progetto costruito per cambiare il mondo della pubblicità. O magari quello dell’arte moderna o quello della fotografia. Perché le applicazioni della loro startup sono potenzialmente enormi e i primi esempi già consegnati a committenti incuriositi sono decisamente sorprendenti. Merito di un’idea potenziata rispetto a quanto esiste oggi sul mercato. La loro Dimensione3 punta a creare delle immagini 3D, lisce, ma che all’occhio raggiungono una profondità di visuale pari a un effetto di un metro.
La tecnica di realizzazione
Alla base di questi prodotti innovativi nel campo della autostereoscopia ci sono stampe di immagini ad altissima qualità. Vengono create nel nuovo formato o trasformate da originali in due dimensioni grazie a un software proprietario, materiali plastici studiati, sperimentati e sviluppati per il progetto, fasi di sovrapposizione eseguite con un macchinario inventato da loro e altre ancora eseguite artigianalmente. E poi ci sono i due ingredienti (ancor più segreti): know-how e passione. A guardare quadri classici, copertine o foto rielaborate alla loro maniera l’impressione che siano in rilievo è forte.
Invece sono perfettamente in piano. E quando durante il nostro incontro tirano fuori la foto di Wally Olins, defunto fondatore del gigante dei marchi pubblicitari Saffron, l’impressione è di trovarsi davanti a una tv, tra pieghe della camicia e braccia in prospettiva. “Bastano piccole imperfezioni per rendere l’immagine brutta – dicono con una punta di orgoglio e timore – serve un lavoro molto accurato”.
I tre fondatori non sono certo ragazzini, ma dei quarantenni con la stessa esaltazione di un giovane inventore che ritiene di avere tra le mani un’idea esplosiva. Si muovono con circospezione all’interno del loro laboratorio a Bari, sorridono con timidezza perché più abituati a sgobbare che a raccontarsi, chiudono le tendine della loro porta a vetri, come se volessero proteggere i quadretti che incorniciano le loro meraviglie da quel mondo bidimensionale che sta oltre l’uscio.
Gli incontri, gli inizi e la prima volta in un parcheggio
Abbiamo montato la nostra prima immagine in 3D in un parcheggio. Eravamo troppo curiosi, non potevamo aspettare di tornare a casa
Dimensione3 è nata nel 2013, con la vittoria del bando Smart&Start di Invitalia per finanziare startup ad alta tecnologia e un fundraising di 80mila euro. I tre avevano già pianificato, ma mancavano i materiali giusti e per realizzare il prototipo li ordinarono dagli Stati Uniti. Ma il desiderio di verificare se quella idea avrebbe funzionato davvero era enorme e da Bari raggiunsero Milano con un furgone per ‘intercettare’ la consegna in arrivo, prima della data prevista.
“L’unica cosa che chiedevamo quando telefonavamo per prenotare l’albergo era che ci fosse un parcheggio sufficientemente grande. – raccontano – Probabilmente nelle hall ci avevano presi per pazzi”. Appena il corriere espresso consegnò il prezioso carico, non aspettarono nemmeno un minuto. Allineamenti, composizione e realizzazione: la prima foto in 3D di Dimensione3 era pronta davvero. “La ricordiamo ancora – dicono con l’emozione di quei giorni – era una bellissima auto da formula uno. Avevamo la fiducia in noi stessi perché sulla carta era già una promessa incredibile”.
Le applicazioni, oltre che negli sviluppi di scene a tre dimensioni sul web, sono particolarmente interessanti nel mondo della pubblicità. L’obiettivo è quello di aggredire il mercato delle affissioni sostituibili e ad alta frequenza, tra arredi urbani, pensiline o totem nelle stazioni o magari nei centri commerciali, oltre a packaging e inviti. Non a caso sono numerosi i clienti che si stanno avvicinando alla proposta dei tre baresi, comprese importanti multinazionali.
E poi l’ulteriore sorpresa, a dimostrazione delle enormi possibilità di creazione a partire dalla loro idea. “Abbiamo pensato a un metodo per realizzare veri oggetti 3D con semplici foto, non necessariamente ad alta definizione, in modo da poterlo fare a casa”. Perché un prodotto come quello in foto viene ‘semplicemente’ stampato su carta con le necessarie pieghe per trasformarlo in modellino. All’inizio c’era solo un’intuizione. Notti insonni, caparbietà e sviluppo continuo di metodi accurati hanno fatto il resto.