Se anche voi, come noi, amate i prodotti innovativi, che osano, allora probabilmente sarete subito attratte da queste curiose cuffie wireless della startup innovatica di Carl Pei. Rese ancora più curiose e misteriose dal packaging minimalista che, oltre a presentare un particolare del prodotto, non evidenzia di cosa si tratti. Vediamo allora di capire qualcosa in più sulle Nothing Ear (open).
Nothing Ear (open), nelle orecchie… nothing
Il primo impatto con le Nothing Ear (open) è straniante. L’astuccio sembra un curioso mix tra un contenitore per lenti a contatto e un porta occhiali, mentre gli auricolari in sé potrebbero persino provenire dalla NASA. L’aspetto è a dir poco avveniristico e il prodotto sembra preso in prestito dal set di un film di fantascienza.
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Lo stile non manca certo e sebbene qua nella sezione Device sia l’ultimo aspetto sul quale solitamente ci soffermiamo, questa volta era necessario fare uno strappo alla regola. I materiali del contenitore per la ricarica sono di buona qualità: la cerniera che lega le due valve è in metallo mentre la chiusura è magnetica, aspetto che oltre a conferire solidità e robustezza evita aperture indesiderate. Peccato solo che non contemplino la ricarica wireless, solo cablata via USB-C.
E, già che stiamo elencando i difetti, peccato pure per le dimensioni, sicuramente superiori rispetto ai contenitori delle cuffie wireless standard: 138 millimetri di lunghezza non fanno la differenza se l’astuccio viene riposto in uno zaino, mentre possono dare fastidio in tasca, specie se le si porta con sé durante una sessione di running.
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La vera sorpresa arriva però la prima volta in cui, dubbiosi, si prova a indossare le Nothing Ear (open): in quel momento si scopre che, a dispetto dell’aspetto insolito, vestono ottimamente, non dando mai fastidio persino a chi, come noi, solitamente mal tollera le cuffie tradizionali che vanno inserite all’interno dell’orecchio. Calzano così bene che possono essere portate senza fastidio anche con gli occhiali e pur facendo sport (es. running) dato che non si muovono e non c’è il rischio lascino inavvertitamente l’orecchio.
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Del resto queste Nothing Ear (open) risultano particolarmente indicate proprio per chi corre dato che, grazie alla loro conformazione, non isolano dal resto del mondo evitando pericolose “bolle” quando si telefona o si ascolta la musica.
La tecnologia Sound Seal System funziona come un noise cancelling al contrario: non limita i rumori all’interno del padiglione ma interviene su quelli verso l’esterno evitando che le nostre conversazioni vengano ascoltate. Le varie opzioni possono essere scartabellate dall’app che non è di quelle professionali e, proprio per questo, ci ha subito conquistato dato che ha una user experience di buon livello: in due ditate o poco più è possibile ottenere ciò che si vuole senza perdersi in menu grondanti di voci e parametri che spaventano l’utente meno esperto.
L’assistente virtuale di bordo è supportato da Google Gemini e a ChatGPT. L’autonomia sfiora le 30 ore totali dichiarate, di cui 8 con una singola carica. E dobbiamo dire che anche nelle nostre settimane di test la longevità s’è assestata su quei livelli.
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Ma la domanda che tutti si staranno ponendo è se la qualità audio risenta del design: ovviamente sì, specie all’aperto incidendo in particolar modo sui bassi ma, dato che sono state studiate per essere indossate per molto tempo senza avvertirle, possiamo concludere dicendo che l’obiettivo risulti pienamente raggiunto.
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