Sicuramente è una notizia in grado di cambiare gli equilibri europei nel settore dei videogiochi. Ma non è una notizia inattesa. Da tempo, infatti, nell’ambiente si vociferava che Ubisoft, che ha oltre18mila dipendenti a livello globale, di cui 4mila in Francia, fosse in vendita. Anzi, la maggior parte degli osservatori attendeva che la famiglia Guillemot permettesse all’altro azionista di maggioranza, la cinese Tencent, di aumentare le proprie quote nella multinazionale del videoludo con sede a Parigi. E se finora Tencent non si era mossa, non è certo perché i francesi glielo avessero impedito, anzi.
Ubisoft in vendita. La comprerà Tencent?
La crisi dell’ultimo periodo, con tante, troppe IP che una volta giunte sugli scaffali non hanno reso quanto sperato, ha messo spalle al muro la software house di Rayman ma anche di Just Dance, di Assassin’s Creed come pure Rainbow Six. Tanti i passi falsi negli ultimi mesi: il più clamoroso è stato senz’altro Skull & Bones. Ma anche Prince of Persia The Lost Crown, Avatar Frontiers of Pandora e Star Wars Outlaws a conti fatti non hanno permesso alla società di capitalizzare quanto promesso agli azionisti.
E così la prima comunicazione dell’anno rischia anche di essere l’ultima con l’attuale proprietà. Quanto meno con l’attuale assetto, dal momento che la software house francese – che di recente ha perso anche uno dei suoi game designer più talentuosi: Davide Soliani, messosi in proprio con una startup videoludica, Day 4 Night – fa sapere di avere “incaricato dei consulenti di primo piano per valutare diverse opzioni trasformative, così da massimizzare il valore per gli stakeholder. Questo processo sarà supervisionato dai membri indipendenti del Consiglio di Amministrazione. Ubisoft informerà il mercato, in conformità con le normative applicabili, nel caso in cui una transazione si concretizzasse.”
Ubisoft “prevede di superare i 200 milioni di euro di riduzione della base dei costi fissi entro l’anno fiscale 2025-26 rispetto all’anno fiscale 2022-23, su base annua.” Parallelamente, l’azienda ha anche comunicato il nuovo rinvio di Assassin’s Creed Shadows al 20 marzo, in modo da mantenerlo comunque all’interno dell’anno fiscale corrente (31 marzo 2025). La confusione in cui versava Ubisoft era evidente da ben prima del 2024.
Negli ultimi mesi come si diceva la software house ha dimostrato di procedere a tentoni, per esempio riassorbendo improvvisamente il team di Prince of Persia: The Lost Crown in Ubisoft Montpellier, nonostante l’ottimo lavoro svolto con il reboot della serie, ma già prima la dirigenza era stata accusata dai suoi dipendenti di scelte poco mirate, come quella di insistere sugli NFT nonostante il fallimento del progetto, o la decisione di portare avanti lo sviluppo di una dozzina di battle royale contemporaneamente. Gli sviluppatori francesi avevano incrociato più volte le braccia per manifestare il proprio dissenso assumendo di pagare in prima persona errori del management. L’ultimo sciopero lo scorso 16 ottobre.
Tutti i tagli di Ubisoft
Nel lungo elenco di tagli della spending review attuata per riprendere quota anche la chiusura di Ubisoft Italia che aveva sede ad Assago, alle porte di Milano. Secondo alcuni calcoli, subito dopo la pandemia a livello globale la multinazionale ha lasciato a casa oltre 2mila persone in 24 mesi.