Nel cuore di Palermo, all’Istituto Mediterraneo per i Trapianti, è stato effettuato il primo intervento al cuore nel Sud Italia con l’utilizzo della tecnologia robotica, l’unico nel Paese che è stato pianificato con l’aiuto della realtà aumentata. Assieme all’equipe di medici e personale sanitario, un collaboratore molto speciale: il robot Da Vinci, che permette di realizzare operazioni di cardiochirurgia mini-invasiva video assistita. Questa nuova puntata del nostro appuntamento del giovedì con Viaggio in Italia ci porta dove questa innovazione nasce, viene studiata e prende forma: nel centro di simulazione dell’ISMETT per la formazione del personale medico e sanitario con l’ausilio di manichini-robot. A farci da guida in questo viaggio tra medicina, ingegneria ed eccellenze è il prof. Francesco Musumeci, Senior Consultant in Cardiac Surgery all’ISMETT, che ha guidato l’equipe che si è occupata dell’operazione con l’utilizzo della realtà aumentata.

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Che cosa succede nell’ISMETT?
ISMETT, una struttura di circa 12mila metri quadrati nel centro di Palermo, è nata dalla partnership fra la Regione Sicilia e il centro medico dell’Università di Pittsburgh. «L’ospedale, con i suoi 100 posti letto, è un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico con un’attività di altissima specializzazione focalizzata sui trapianti di organo e sul trattamento delle patologie cardiache – spiega il prof. Musumeci – Dopo 25 anni, ho lasciato la direzione del reparto di cardiochirurgia del San Camillo a Roma e sono entrato all’ISMETT per iniziare il programma di cardiochirurgia robotica e, in linea con l’impegno nella ricerca clinica del centro, costruire un nuovo percorso per lo sviluppo della realtà aumentata in ambito clinico».
All’interno dell’ospedale, un’equipe di medici, ingegneri e personale sanitario ha a disposizione cinque simulatori (ovvero manichini a grandezza naturale – quattro adulti e un lattante), particolarmente sofisticati dal punto di vista tecnologico. Sono, infatti, in grado di simulare segni e lamentare sintomi come un paziente reale e, grazie all’aiuto di un software, mostrano dei parametri vitali che possono essere modificati automaticamente o manualmente da un istruttore, secondo le necessità del caso.

Il Centro, composto da due stanze, ognuna delle quali collegata ad una cabina di regia, coniuga un sistema di audio e videoregistrazione adibito dai sanitari nella gestione di urgenze ed emergenze mediche o di particolari casi clinici simulati. Le due stanze sono separate da una parete formata da pannelli mobili che possono essere spostati per creare un unico ambiente dove si possono simulare eventi che coinvolgono più pazienti (per esempio nei casi di incidenti stradali). In un’altra area (skill lab), il personale sanitario può esercitarsi, con l’aiuto di specifici modelli anatomici, nell’esecuzione di procedure e/o manovre che presuppongono abilitá pratiche (per esempio il posizionamento di un catetere venoso centrale, di un tubo di drenaggio, ecc.). «Si tratta di un progetto che nasce dalla collaborazione dell’ISMETT con la facoltà di Ingegneria dell’Università di Palermo ed ha alla sua base una stretta sinergia tra professionalità diverse che si materializza con proposte innovative. Queste trovano poi una potenziale applicazione sul piano clinico. È proprio nella collaborazione tra medici, ricercatori e ingegneri che si delinea il futuro nell’innovazione tecnologica», spiega il professore.
Il robot Da Vinci
Da Vinci è una piattaforma robotica che consente un’interfaccia computerizzata tra chirurgo e strumenti chirurgici ed è già utilizzata in ISMETT per interventi addominali e toracici, permettendo di intervenire in modo preciso ed efficace oltre che con una minima invasività. «L’utilizzo della robotica in cardiochirurgia è l’approccio del futuro – spiega il prof – Evita il classico taglio chirurgico e permette di realizzare interventi mini invasivi, migliorando così la qualità delle cure offerte ai pazienti». Una tecnica che ha, infatti, diversi vantaggi per il paziente, permettendo una maggiore precisione nel gesto chirurgico, minimizzando il rischio di possibili complicanze e riducendo i tempi di degenza post operatoria. «Lavoro qui da quasi 2 anni ma mi interesso di chirurgia robotica applicata alla cardiochirurgia da 15 anni. Ho portato all’ISMETT la mia esperienza nella robotica e ho iniziato a lavorare sull’applicazione della realtà aumentata in cardiochirurgia. Il grande interesse scientifico sulla realtà aumentata applicata alla medicina è dimostrato del numero esponenziale di lavori scientifici pubblicati in tutto il mondo in questi ultimi anni. Questa vivacità nella ricerca è espressione del potenziale enorme contributo che si potrà avere particolarmente in chirurgia sia per la formazione dei giovani medici che per la qualità della chirurgia in termini di precisione ed efficienza del gesto chirurgico», spiega Musumeci.

In questo caso, il chirurgo siede a una consolle il cui schermo ha una immagine tridimensionale ad alta definizione, ingrandita 10 volte, del campo operatorio. Da questa postazione comanda i bracci del robot per mezzo di due manipolatori (simili a joystick). Una tecnologia che consente di avere una visione ottimale delle diverse strutture anatomiche e quindi di avere la massima precisione. «Oggi si può già sovrapporre l’immagine olografica all’ambiente reale e il professionista, indossando il visore semitrasparente, può interagire in real time con questa simulazione 3D. Inoltre, attraverso dei gesti, può manipolare l’immagine 3D così da avere una migliore visualizzazione dell’anatomia e simulare l’intervento chirurgico».
Quale futuro per la medicina robotica?
«Sebbene oggi da remoto non sia ancora possibile operare ma soltanto svolgere un’attività di supervisione in tempo reale, le operazioni a distanza rimangono un obiettivo importante a cui si guarda con entusiasmo – spiega il prof. Musumeci – In questo quadro, la sinergia tra robotica, realtà aumentata e tecnologia 5G renderanno quello che oggi è fantasia raggiungibile». Al momento, il robot in chirurgia è un’interfaccia computerizzata. «Ma con la tecnologia 5G – prosegue il prof. – è possibile una connessione wireless e quindi è anche realizzabile l’obiettivo della chirurgia a distanza. Sono già state eseguite, in questo campo, le prime sperimentazioni sugli animali. Il punto di arrivo della robotica applicata alla chirurgia sarà quello di riuscire a operare da remoto in contesti difficili o estremi, come per esempio in paesi in via di sviluppo o, in futuro, su residenti in stazioni spaziali».

Ma l’applicazione di tecnologie sempre più avanzate presuppone un processo formativo adeguato che consenta al medico di acquisire manualità in questi processi, altrimenti tutto il bagaglio innovativo non potrà essere utilizzato. «Quando ho iniziato a specializzarmi in chirurgia robotica, 15 anni fa, ero da solo. Oggi in Italia diversi sono i centri che la utilizzano – conclude Musumeci – In cardiochirurgia ci sono alcuni limiti normativi che a livello europeo frenano, per il momento, l’utilizzo della tecnologia robotica esclusivamente alla chirurgia coronarica ma nei prossimi anni sono sicuro che assisteremo sicuramente a un’espansione della tecnologia robotica, così come dell’applicazione clinica della realtà aumentata per le implicazioni che avranno sulla qualità dell’assistenza medica».