Il vino europeo, salvo un’esenzione ancora da confermare, rischia un incremento dei dazi rispetto all’attuale soglia del 2,5%. Si tratta di uno dei tanti prodotti scivolati tra le pieghe dell’accordo siglato tra Bruxelles e Washington sui dazi al 15 per cento che Donald Trump intende applicare ai prodotti del Vecchio continente.

Dazi, in vino veritas
Sono per la verità molti i comparti su cui c’è confusione al momento, a iniziare dal farmaceutico, ma la possibilità che il vino del Vecchio continente sfondi l’attuale soglia commerciale del 2,5% manda in allarme i viticoltori.
Coldiretti peraltro aveva già documentato come l’incertezza legata all’evolversi della situazione commerciale tra Nuovo e Vecchio continente avesse fatto “crollare” la crescita dell’export agroalimentare italiano negli USA, che a maggio si è assestata a +0,4%, “con risultati peraltro negativi per tutti i prodotti più esportati, dal vino all’olio fino a formaggi e passata”,

«Dopo un primo trimestre dell’anno dove le esportazioni agroalimentari hanno fatto segnare una crescita media in valore dell’11% – si legge nello studio di Coldiretti -, da aprile (primo mese di applicazione dei dazi aggiuntivi al 10%), si è passati al +1,3%, per poi scendere ulteriormente a maggio».
E, ancora: «Il risultato è che a maggio sono calate le esportazioni in valore per alcuni dei prodotti simbolo, dall’olio extravergine d’oliva (-17%) ai formaggi (-4%) fino al pomodoro trasformato (-17%), mentre sul fronte del vino si segnala un recupero del 3% rispetto al dato negativo di aprile».