Triestina Calcio ha un nuovo azionista di maggioranza ed è un nome che in pochi si sarebbero attesi di veder legato alla squadra del Nord Est oggi in Serie C: si tratta infatti di Dogecoin, valuta digitale decentralizzata e open-source lanciata nel dicembre 2013 dagli ingegneri informatici Billy Markus e Jackson Palmer. Seguiranno, fa sapere il club, la ricostituzione del Consiglio di Amministrazione di LBK e la nomina del nuovo presidente di US Triestina Calcio 1918, in linea con il nuovo indirizzo strategico del club.
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Perché Dogecoin si interessa al calcio e alla Triestina?
Per capirci, Dogecoin è la crypto che deve gran parte della sua fortuna a Elon Musk che in più occasioni l’ha pubblicizzata attraverso il suo social, X, tirando la volata alle sue quotazioni. Oggi la sua capitalizzazione supera i 40 miliardi di dollari anche se, è noto, con asset del genere la volatilità è sempre un rischio da tenere a mente. Non è la prima volta che questa valuta digitale contrassegnata dal ben noto cagnetto prova a scendere in campo, avendo a lungo corteggiato un club inglese.

Ma soprattutto non è la prima volta che una moneta virtuale si interessa ai club del calcio italiano. Il 14 febbraio scorso Tether, la società di Usdt, prima stablecoin al mondo, lanciata da Giancarlo Devasini e guidata da Paolo Ardoino che grazie a Donald Trump potrebbe diventare presto fondamentale per l’economia americana (non a caso ha appena fatto debuttare Usat per il mercato USA), è entrata nel capitale sociale della Vecchia signora, la Juventus. Ad aprile si è portata oltre il 10 per cento delle quote.
Era invece andata peggio all’Inter che, come ricorda questo articolo del Sole24Ore, firmò un contratto da quattro stagioni per 85 milioni di dollari col cripto-sponsor DigitalBits (già sponsor della Roma) che a quanto pare non ha mai saldato. Quando si dice “investimenti ad alto rischio”…

 
									 
					

 
	
	