Il 10 ottobre si celebra la Giornata mondiale della salute mentale, che ogni volta viene dedicata a un tema diverso: quest’anno l’invito è a riflettere sulla necessità di fornire un accesso equo alle cure e aumentare le possibilità di prevenzione precoce, in un mondo in profonda evoluzione. Numerosi e profondi cambiamenti, infatti, dal climate change alle nuove tecnologie, dalla crisi economica alla diffusione di nuove sostanze psicoattive, passando per la crisi dei valori e delle istituzioni educative tradizionali, stanno avendo un impatto significativo sulla clinica, la ricerca e la terapia in salute mentale.
Come è nata la Giornata della salute mentale
A istituire questo appuntamento ricorrente fu nel 1992 Richard Hunter, vice segretario della Federazione mondiale per la salute mentale (WFMH), con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica e coinvolgere sempre più le istituzioni e la società.
Oggi, a oltre trent’anni di distanza, da un lato rimane ancora forte la necessità di lottare contro lo stigma che avvolge il tema del benessere psicologico, dall’altro si nota un cambiamento importante: nel corso del tempo è aumentata la consapevolezza da parte delle persone e si sono moltiplicate le iniziative di sostegno, che coinvolgono realtà di diverso tipo, come famiglie, scuole, luoghi di lavoro e anche musei. C’è ancora molta strada da percorrere, però, come emerge da numerose ricerche, sia a livello globale che nazionale.
Disturbi mentali nel mondo: i dati OMS
Secondo i dati aggiornati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) i disturbi mentali sono la seconda causa di disabilità di lungo termine nel mondo: ne soffrono oltre 1,1 miliardi di individui, ovvero quasi una persona su sette. Depressione, ansia e disturbi da stress post-traumatico sono le diagnosi più frequenti, ma sono in aumento disturbi bipolari, psicotici e comportamentali.
Ingente è l’impatto economico che questa emergenza comporta: oltre ai costi diretti, legati alle cure sanitarie, bisogna considerare i costi indiretti, in particolare la perdita di produttività. Da questo punto di vista, si calcola che solo depressione e ansia costino all’economia globale circa 1.000 miliardi di dollari all’anno.
Particolarmente delicato è il tema del suicidio, che nel 2021 ha causato la morte di circa 727.000 persone ed è una delle principali cause di decesso tra i giovani in tutti i Paesi e contesti socioeconomici. Entro il 2030, secondo l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite, si dovrebbe raggiungere la riduzione di un terzo dei tassi di mortalità, ma, nonostante gli sforzi globali, i progressi restano insufficienti: con l’attuale traiettoria, entro quella scadenza sarà probabilmente raggiunta solo una diminuzione del 12%.
Un altro aspetto di grande importanza è l’enorme differenza tra i Paesi ad alto e basso reddito per quanto riguarda la spesa favore delle salute mentale: se i primi investono fino a 65 dollari a persona, nei secondi la cifra è praticamente inesistente (0,04 dollari) e meno del 10% di chi soffre di disturbi mentali riceve assistenza, rispetto a più della metà nei Paesi benestanti, secondo il Mental Health Atlas 2024.
Come sottolinea ancora l’Oms, praticamente ovunque è insufficiente il numero di sanitari che si prendono cura delle persone affette da problemi psichici: in tutto il pianeta ci sono solo 13 operatori specializzati in salute mentale ogni 100.000 persone.
Quattro azioni a supporto della salute mentale
“Trasformare i servizi per la salute mentale è una delle sfide di salute pubblica più pressanti”, afferma Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS. “Aumentare la spesa in questa direzione significa investire nelle persone, nelle comunità e nelle economie, un investimento che nessun paese può permettersi di trascurare”. Anzi: “Ogni governo, così come ogni leader, ha la responsabilità di agire con urgenza e garantire che l’assistenza alla salute mentale non sia trattata come un privilegio, ma come un diritto fondamentale per tutti”.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità invita così i governi e i partner globali a intensificare con urgenza gli sforzi verso una trasformazione organica dei sistemi di salute mentale in tutto il mondo. Quattro, in particolare, le azioni che vengono suggerite: finanziamento equo dei servizi di salute mentale; riforme legali e politiche per sostenere i diritti umani; investimenti sostenuti nella forza lavoro per la salute mentale; espansione di un’assistenza centrata sulla persona e basata sulla comunità.
In Italia ansia e depressione per oltre 700mila giovani
Ad accendere i riflettori sulla situazione nel nostro Paese è invece la Società Italiana di Psichiatria Sociale (SIPS), che di recente ha organizzato il suo 14° Congresso Nazionale, condividendo dati e riflessioni da parte dei massimi esperti nazionali e internazionali. In base al report OCSE “Promoting good mental health in children and young adults. Best practices in public health”, oltre 700.000 giovani italiani convivono con problemi di salute mentale, tra cui soprattutto ansia e depressione. Il 74% dei problemi insorge entro i 24 anni, come si legge in uno studio internazionale pubblicato su “European Psychiatry”, quindi è fondamentale intervenire con interventi mirati e strategie preventive, soprattutto nei periodi critici dello sviluppo, quando la malattia può stabilizzarsi con conseguenze a lungo termine.
Se i giovani rappresentano una popolazione particolarmente vulnerabile, a soffrire di disagi psichiatrici sono anche gli adulti e gli anziani: si stima che l’aumento dell’aspettativa di vita abbia causato la comparsa di malesseri importanti, soprattutto problemi cognitivi, depressione e disturbi legati al sonno, tutte condizioni che sono provocate da diversi fattori, come solitudine, senso di perdita del proprio ruolo, livello di insicurezza percepita e paura della morte.
I rischi di una “tempesta perfetta”
Per Andrea Fiorillo, presidente della SIPS, nonché presidente della Società Europea di Psichiatria (EPA), “è necessario ripensare la pratica clinica psichiatrica secondo le nuove evidenze scientifiche e sociali”. Quello che sta accadendo oggi, nella sua visione, è una “tempesta perfetta”, che è stata scatenata da una concomitanza di fattori stressanti acuti, come la pandemia da Covid-19 o le guerre in corso, e fattori stressanti cronici, tra cui la diffusa crisi economica e la preoccupazione per i cambiamenti climatici, associati anche ad una riduzione dei fattori di protezione, per esempio la diminuzione del ruolo della famiglia o delle istituzioni scolastiche, con la rottura dei ruoli e dei valori tradizionali. “Inoltre, sembra che la nuova società non sia in grado di adattarsi completamente alla diffusione delle nuove tecnologie, con comportamenti disfunzionali sempre più frequenti, legati all’utilizzo di internet o dei social network”.
Per essere in linea con i tempi moderni,“la psichiatria dovrebbe modificare il proprio campo d’azione, decentrandolo e spostandolo in setting di cura alternativi come le scuole, le carceri o i luoghi di lavoro, e utilizzare strumenti innovativi, come l’intelligenza artificiale o la realtà virtuale”. Si stanno poi mettendo a punto “nuovi trattamenti farmacologici e psicoterapici, che arricchiscono notevolmente l’armamentario terapeutico”.
In linea con il tema della Giornata mondiale della salute mentale 2025, infine, è fondamentale fornire trattamenti precoci e diffondere interventi di prevenzione dei disturbi mentali e promozione del benessere psicologico, attraverso miglioramenti degli stili di vita, riduzione dei fattori di rischio e aumento dei fattori di protezione sociale.