I 5 ragazzi di Torino hanno usato un crowdfunding per far parlare di Alyt e ora aspettano di chiudere un round da 2mln di euro. E ne hanno già investiti 2,5mln
Quante volte avete desiderato che qualcuno vi spegnesse la sveglia, vi alzasse le tapparelle e vi staccasse l’allarme di casa al posto vostro così da lasciarvi ancora qualche minuto nel letto? Ecco, da qualche mese il vostro sogno è diventato realtà grazie a una “saponetta” poco più grande di un mouse. È Alyt, acronimo di “Affordable Link Your Things” ed è un hardware e una piattaforma per la domotica creato da cinque ragazzi di Torino: il CEO Luca Capula, il CTO Simone Janin, il responsabile del marketing Mirko Bretto, il CFO Marco Capula e Samuele Rocca, che tiene i rapporti con gli investitori. A Settembre ScaleIT l’ha selezionata tra le 11 scaleup italiane da fare incontrare con investitori stranieri ed è ad oggi una delle realtà più interessanti e più in forte crescita in Italia.
La scelta americana di Alyt
Cresciuta veloce, ma Alyt è un’azienda giovanissima. «Alyt è nato alla fine del 2013 ma avevamo cominciato a ragionarci già a partire dal 2010. La sede legale dell’azienda è a Sunnyvale, in California e poi abbiamo altre due sedi: una in Italia, a Torino, dove ci occupiamo di ricerca e sviluppo e l’altra in Cina, a Shenzhen, dove si produce l’hardware», racconta a Startupitalia Mirko Bretto. La scelta di essere americani, pur essendo loro tutti ragazzi italiani, è semplice, spiega Bretto: «È più facile far capire il valore di un progetto così a investitori americani. In Silicon Valley startupper e venture capital lavorano a stretto contatto».
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Il crowdfunding su Indiegogo
Il loro modo di fare Internet of Things è nato anche grazie ad una campagna di crowdfunding su Indiegogo: in 60 giorno raccolsero 115mila dollari. La campagna servì più che altro come volano per la comunicazione e per essere notati sulla stampa: negli Usa ebbe una grande eco e per loro fu come investire 300mila dollari nella comunicazione di quello che era Alyt. E poi, coloro che avevano partecipato al crowdfunding sono rimasti come beta tester per lo sviluppo della piattaforma.
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I 500 utenti nella community e sviluppo dell’hardware
Oggi Alyt ha 500 utenti nella propria community, che sono quelli che si è portata dietro dalla campagna di crowdfunding e che hanno contribuito allo sviluppo dell’hub. L’hardware è stato creato perché, spiega Bretto, «pur non essendo questo il nostro core business, avevamo bisogno dello strumento e sul mercato non c’era nulla che facesse al caso nostro. Molti hub hanno un’intelligenza in cloud: si servono della connettività e quando questa manca, gli hub diventano come delle “scatole vuote” che non servono a nulla. Invece il nostro hardware funziona anche in assenza di copertura e continua a dialogare con i sensori presenti in casa».
Finanziamenti tra un round da chiudere e 2,5M già investiti
Ad oggi i cinque ragazzi hanno investito due milioni e mezzo di euro, senza aver alcun venture capitalist alle spalle. Entro la fine dell’anno, poi, sperano di riuscire a chiudere un round di finanziamento di 2milioni di euro. Un obiettivo ambizioso. Il loro modello di business è btobtoc (business to business to consumer): infatti Alyt fornisce servizi professionali di terze parti anche attravrso assicurazioni, telco e utilities. Funziona con la connessione 3G e 4G (in questo caso solo per la Russia) e la “scatoletta” può essere utilizzata come router, permettendo così agli utenti di navigare online. È settato per Android, quindi è compatibile con Brillo e Weave di Google.