L’Italia si conferma leader del movimento maker. Lo conferma la Maker Faire di New York dove 5 startup italiane hanno fatto davvero bene. Ecco chi sono, cosa fanno, aspettando quella di Roma dal 16 al 18 ottobre
«Il governo italiano è leader nel capire l’importanza del movimento dei maker per la crescita economica di un Paese attraverso l’innovazione tecnologica». Me l’ha detto alla Maker Faire di New York Dale Dougherty, il fondatore di Maker Media, il gruppo multimediale che nove anni fa lancio’ la prima Maker Faire nella Bay Area, in California.
Gli avevo chiesto come mai – e che cosa pensa del fatto che – il governo italiano era l’unico con una presenza organizzata alla Maker Faire di New York, la cui sesta edizione si e’ tenuta il 26 e 27 settembre, come al solito attorno alla New York Hall of Science (NYSCI) nel Queens, nella stessa area dove 50 anni fa ci fu la World’s Fair.
«Finora oltre a quello italiano solo il governo della Gran Bretagna ha avuto un proprio spazio in una Maker Faire, quella di Shenzhen in Cina – ha aggiunto Dougherty. Le autorità ancora non capiscono l’importanza della rivoluzione dei maker, ma piano piano ci stanno arrivando».
Gli eventi con il marchio Maker Faire sono ormai 150 nel mondo, con 1 milione di partecipanti. Il più grande resta quello originario californiano con 140 mila visitatori, seguito da New York con circa 90 mila e da Roma con un pubblico altrettanto vasto. «Il bello di New York sono le persone che ci vengono: mentre nella Bay Area partecipano soprattutto i ‘techie’, qui le persone sono le più diverse, con interessi e background i più disparati», ha osservato Dougherty. E’ la caratteristica del melting pot della Grande Mela, anche nel mondo delle startup tecnologiche.
Arduino è diventato newyorkese
A New York gli italiani si sono distinti per la loro creatività a prescindere dal supporto governativo. Massimo Banzi, co-fondatore di Arduino Project e da poco diventato “newyorkese” (Adafruit produce Arduino Gemma nella sua fabbrica a New York), si e’ confermato una star nel mondo dei maker, dove la piattaforma open-source di hardware-software creata dieci anni fa a Ivrea e’ uno degli strumenti più usati per inventare nuovi progetti. Nella sua presentazione “State of Arduino”, una delle più seguite, Banzi ha parlato del nuovo Arduino Tre, il primo con un processore ARM Cortex-A8 fatto in partnership con Texas Instruments e capace di funzionare con Linux.
Dentro il padiglione Makers Italia
Il padiglione Makers Italia organizzato dall’Italian Trade Agency (ITA o Ice, Istituto per il commercio estero) era grande, almeno il doppio dell’anno scorso, quando per la prima volta una missione di startup italiane era stata sponsorizzata da un’agenzia governativa. Lo scorso maggio i “Makers Italia” hanno debuttato anche alla Maker Faire della Bay Area, sempre con il coordinamento dell’agenzia Ice di Chicago diretta da Matteo Picariello.
Le 5 startup italiane più attive a New York
Le tre startup più attive sotto il logo Makers Italia a New York erano BioPic, Wasp e Solido3D. Le ultime due fanno parte – insieme a D-Shape della neonata rete di imprese Fonderie Digitali. Tutte e tre hanno ambiziosi progetti di sviluppo in America.
1. BioPic
BioPic con i suoi orti verticali domestici a LED è già pronta per coltivare frutta e verdura su Marte, dove l’agenzia spaziale americana NASA ha appena annunciato di aver trovato l’acqua. Intanto, alla Maker Faire ha messo in cascina il premio Blue Ribbon Editors Choice New York 2015 della rivista MAKE.
L’orto di BioPic costa 900 dollari e molti alla Maker Faire hanno dimostrato interesse per comprarlo
«Siamo nati come startup solo sei mesi fa, ma sulla base di una ricerca che sviluppiamo da cinque anni – ha raccontato Renato Reggiani, fondatore di BioPic. Mettiamo insieme le tecnologie più avanzate con quelle antiche della tradizione italiana. Così la nostra irrigazione domestica è ispirata ai sistemi ollari usati nella antica Roma: utilizza le proprietà dei nuovi materiali ceramici e della terracotta per permettere fino a due settimane di autonomia per le piante senza il rischio di allagamenti, perché non dev’essere collegata alla rete idrica». L’intero “orto” costa $900 e molti alla Maker Faire hanno dimostrato interesse per comprarlo. Ma c’è un problema: le verdure nascono da semi “stampati” in stuoie da applicare sulla terra contenuta nei vari cassetti dell’orto verticale; e importare semi negli Stati uniti e’ un incubo. “Stiamo studiando come superare questo ostacolo”, ha detto Reggiani, fiducioso di farcela.
2. Wasp
«Vogliamo fondare un’azienda qui negli Usa per vendere le stampanti 3D di Wasp» ha spiegato Pietro Gabriele, presidente di Fonderie Digitali. Saranno ‘Designed in Italy, Made in Usa. «La produzione in America è importante per servire meglio i clienti con l’assistenza e i ricambi. La fabbrica sarà probabilmente nella Bay Area e speriamo di aprirla entro otto mesi». Le stampanti 3D Wasp sono per l’uso professionale di creativi che devono velocemente realizzare prototipi. Costano da $3.500 a $18.000 e Wasp – che impiega una ventina di persone fra dipendenti e collaboratori – ne vende già 700 l’anno in Europa.
3. Solido 3D
Solido3D sta per lanciare una campagna su Kickstarter per produrre Olo: una app che, insieme a una “scatola” e alla resina, trasforma uno smartphone in una stampante 3D. Costerà solo $99 e potrebbe essere disponibile già per la prossima stagione di regali natalizi. “E’ uno strumento per avvicinare i giovani al mondo dei maker, per far crescere una nuova generazione di creativi”, ha spiegato Filippo Moroni di Solido3D, uno dei pionieri della stampa 3D in Italia, mostrandomi con orgoglio il premio “Maker of Merit” ricevuto alla Maker Faire.
4. D-Shape
Ancora top secret sono invece i progetti della D-Shape di Enrico Dini, il primo al mondo a “stampare case” con la tecnologia 3D. “Abbiamo in cantiere una grande novità , noi di Fonderie Digitali con D-Shape per il 2017 negli Usa, ma per ora non possiamo parlarne”, ha detto Moroni.
Dini pero’ ha già una società americana basata a New York, la D-SHAPE Enterprises LLC creata insieme all’architetto e costruttore newyorkese Adam Kushner. “Stiamo lavorando a un progetto sperimentale per mostrare di che cosa e’ capace la mia stampante 3D – ha spiegato Dini -. Vogliamo usarla per costruire una piscina nei terreni privati di Kushner nella Valle dell’Hudson, a Nord di New York. Intanto stiamo ricevendo dichiarazioni di interesse da parte di investitori americani”. La capacita’ dei blocchi stampati da D-Shape di trattenere l’acqua potrebbe essere usata per creare falde acquifere artificiali nel deserto. “E’ il mio sogno di fare una bonifica al contrario di quella maremmana – ha detto Dini -. Lo proporrò all’emiro del Kuwait, che può avere i soldi e la lungimiranza di applicare questa tecnologia. Sono convinto che la nuova corsa all’oro sara’ nel deserto”.
5. Viper
Un’altra startup italiana presente alla Maker Faire e già domiciliata a New York e’ Viper. E’ una suite che usa un linguaggio software molto semplice (Python) e gira su schede come Arduino per “animare” o rendere “intelligente” qualsiasi apparecchio, da una lampada al frigorifero. “Ci rivolgiamo sia ai maker sia ai designer ‘tradizionali’ che hanno bisogno di ridurre i tempi dalla progettazione al lancio sul mercato dei loro prodotti”, ha spiegato Gabriele Montelisciani, co-fondatore di Viper, venuto qui insieme ai partner Daniele Mazzei e Giacomo Baldi, tutti molto soddisfatti dei contatti presi alla Maker Faire. La loro avventura pubblica era partita la scorsa primavera una campagna su Kickstarter, che ha raggiunto l’obbiettivo di raccogliere $20.000.