E’ nato mentre chi lo ha immaginato era in bagno, su Whatsapp. E’ diventato il simbolo di una campagna elettorale fatta anche di creativi e esperti di comunicazione. E racconta un cambiamento epocale del lavoro
“Frank Underwood aiutami per favore, trova un candidato repubblicano per le elezioni in Puglia (Italia). Io sono quello democratico, ancora da solo”. L’ironico tweet di Michele Emiliano, oggi presidente della Puglia, che così “cinguettava” lo scorso Aprile, in campagna elettorale, chiedendo aiuto al Presidente degli Stati Uniti della serie “House of Cards”, interpretato dall’attore Kevin Spacey, è già piuttosto emblematico perché qualche anno fa sarebbe stato impensabile. Anzi, sarebbe stato controproducente. Invece oggi funziona.
Cosa è successo nel frattempo? Siamo sempre più connessi, collegati, digitalizzati ma come ha influito questo sul nostro lavoro? Come è cambiato il lavoro nell’era digitale nella quale siamo immersi?
15% di nuovi occupati nella digital economy
Lo scorso anno in Italia è aumentato del 15% il numero di occupati in settori digital e nuovi media e la tendenza sembra in crescita. Inoltre, come la comunicazione politica, tanti settori del lavoro tradizionale sono stati contaminati, influenzati e cambiati dalla presenza onnicomprensiva dal 2.0 e dai nuovi device digitali e portatili che ormai sono diventati anche strumenti di attività professionale. Se ne è parlato ieri alla presentazione di Dolab, la scuola digital, nata all’interno dell’incubatore romano di Luiss Enlabs. “Per chi vuole fare comunicazione politica e lavorare sulle campagne elettorali – ha spiegato Dino Amenduni dell’agenzia di comunicazione Proforma – conoscere e divulgare la propaganda orizzontale online tra cittadini, che si rimbalzano le discussioni su alcuni temi, è uno degli elementi chiave, oltre al fatto di avere autonomia di produzione tecnica di contenuti, saper scrivere, fare e montare un video, usare i social e non avere orario.”
.@Frank_Underwood please help, find a republican candidate for Puglia (Italy) elections.I’m the democratic one, still alone @HillaryClinton
— Michele Emiliano (@micheleemiliano) 13 Aprile 2015
“Il tweet di Emiliano – racconta Amenduni – lo abbiamo pensato mentre io ero in bagno, su Whatsapp, con il candidato e altre persone del mio staff.” Ma il digitale apre nuovi orizzonti anche nelle risorse umane. “La prima impressione per chi cerca nuove risorse umane è certamente online sui profili social, basta pensare a Linkedin – dice Valentina Marini di Hitrea, (azienda che offre a realtà private e pubbliche prodotti e servizi finalizzati alla trasformazione dell’azienda in una Social Organization ispirata alla logica e ai principi del Management 2.0.) – dove ogni secondo si iscrivono due nuove persone, e che ha abbassato a 12 anni l’età di accesso, che ha cambiato completamente l’approccio tra azienda e candidato.
Il social recruiting e altri profili ricercati dalle aziende
Mentre infatti prima si poteva solo accedere al sito dell’azienda e proporsi nelle posizioni aperte adesso si può parlare direttamente con una persona contattarla su Linkedin e promuoversi e oltretutto lo scambio è reciproco perché anche l’azienda ha la possibilità di cercare candidati su internet. Anche con Facebook si ha la possibilità di fare questo e si fa sempre di più perché con questi canali che non sostituiscono la relazione, si crea una umanizzazione dell’azienda.” Quindi anche il social recruiting è profilo molto ricercato dalle aziende e le risorse umane selezionano e pescano sempre più dai canali social dei candidati. Demetrio Migliorati di Mediolanum ha illustrato invece l’esperienza della sua azienda che ha fatto un restyling digitale e ha raccontato dei nuovi sistemi che hanno adottato per organizzare i network all’interno dell’azienda.
“Nostro interesse era trovare i migliori innovatori ed esecutori all’interno di una azienda di 2200 persone e con questo software che abbiamo utilizzato per creare dei network di sottogruppi siamo riusciti ad individuare quello che cercavamo.” Ma la nuova frontiera del lavoro digital sembra essere ormai lo smart digital working, lavorare in maniera agile con i device, dove e quando si vuole. Una formula adatta ai freelance ovviamente ma che molte aziende stanno sperimentando ed adottando. “Ovviamente per arrivare a questo -ha detto Andrea Solimene di Seedble che propone servizi integrati per lo sviluppo di idee ed aziende dal punto di vista strategico e digitale – bisogna ripensare l’organizzazione del lavoro partendo dalle persone, avere come elemento fondante la fiducia e lavorare per obiettivi e non per numero di ore ma di esperienze positive in questo senso ce ne sono già molte, soprattutto all’estero, e si svilupperanno sempre di più anche da noi.”
Siete pronti? Il lavoro è già cambiato.