La stampante 3D Quda della startup How/Art sarà a disposizione dei clienti Coop in Puglia e presto anche in Italia
Quattro giovani cooperative innovative, specializzate in comunicazione, design e prototipazione, trashware e opensource e making vogliono “cambiare le cose”, facendo impresa senza tradire la moralità con cui sono nate. Vogliono mettere insieme le loro competenze e costruire una stampante 3D nella loro terra, con sorgente aperta. E soprattutto diffonderla in una sistema alla portata di tutti. Adesso girando tra i corridoi di qualsiasi ipermercato Coop pugliese (e presto italiano), ci si potrà imbattere in Quda, la stampante 3D realizzata dalla startup How/Art e venduta tra gli scaffali della grande distribuzione organizzata grazie a un accordo con Coop estense.
Le cooperative Pazlab, Volo creativo, ReHardwareIng e Officine 080 volevano uno strumento etico, made in Puglia, qualitativamente valido e condiviso. E ci sono riusciti: è la prima volta in Italia che un prodotto completamente open source raggiunge questi canali di diffusione non specifici. Oggi è accanto agli altri prodotti di elettronica, ma a pochi metri da quelli alimentari o da quelli domestici: è così che la cosiddetta terza rivoluzione industriale diventa davvero a disposizione quotidiana delle famiglie. I software, i codici e le strutture sono in bella vista, lampanti, aperti, come una ricetta che spiega chiaramente ciò che si vende “perché con la comunità dei makers non puoi bluffare” come dicono i creatori di Quda.
La sfida di affrancare la stampante dal solo pubblico smanettone nasce da lontano, con due anni di incontri e laboratori sul territorio promossi dalla fondatrice Pazlab, fino all’incontro con Legacoop Puglia che ha raccolto la proposta e ha favorito l’unione con le altre tre realtà avvenuta ad aprile scorso. “E dopo il panico iniziale – raccontano – abbiamo capito che avremmo potuto farcela”. I consumatori potranno acquistare a 990 euro un prodotto di fascia media che assicura una dimensione di stampa di 200x200x200 e una precisione di 0,005 millimetri sugli assi XY e 0,0025 sulla Z, con la possibilità di utilizzare polimeri di vari colori e struttura, come pla, abs, flex e ninjaflex, acquistabili in singole bobine. Ma non c’è solo un’intesa commerciale: da settembre i laboratori creati appositamente per il lancio dell’idea, tra making, coding e stampa a tre dimensioni, si trasferiscono a scuola. Il concetto è lo stesso: la tecnologia e le novità non possono più essere ad esclusivo di pochi. L’etica dell’innovazione passa anche da qui.