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«Mi sono sempre comportata come se le barriere non ci fossero. Senz’altro anche lo sport mi ha forgiato nel carattere. A pensarci c’è una somiglianza col mondo della ricerca: anche lì bisogna traguardare obiettivi difficili». Beatrice Adelizzi, 34 anni, ci ha raccontato in questa intervista delle sue due passioni, una delle quali diventata lavoro e l’altra bagaglio da cui pescare ricordi e competenze.

Sarà ospite della prossima puntata di illimitHER (30 novembre, dalle 19), il format di illimity che racconta le donne attraverso storie che parlano di potenziale, di talento e di lotta contro gli stereotipi. Adelizzi ha nel curriculum un Phd alla Eindhoven University of Technology e un passato nella Nazionale Italiana di nuoto sincronizzato. Ora è project leader del dipartimento advance research di una startup biotech francese, DNA script, con oltre 200 dipendenti. Visto che non è la prima volta che una speaker di illmitHER ci parla del ruolo dello sport nella propria vita (era capitato con l’astronoma Chiara Spiniello), siamo partiti dalla sua crescita in vasca per spostarci sulla chimica, qualche corsia più in là.

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«Nuotare mi annoiava, così a otto anni ho iniziato il nuoto sincronizzato – ci racconta -. Da bambina ero un maschiaccio: era l’ultima cosa che avrei mai immaginato di fare». Nata a Monza e vissuta a Lissone, Beatrice Adelizzi ha mostrato fin da subito una passione per l’agonismo. «Non riesco a far le cose in maniera leggera». E così dal 2003 ha iniziato a competere per la Nazionale. «Ha assorbito tutto il mio tempo, fino al 2010, quando ho deciso di ritirarmi». Eppure, in tutti questi anni, tra scuole medie e superiori (ha frequentato il liceo scientifico con indirizzo linguistico), si è messa nelle condizioni di ragionare anche su un futuro al di fuori delle vasche.

«Quando sono arrivata all’università nuotavo ancora. Infatti avevo scelto di studiare Chimica alla Bicocca di Milano proprio perché non c’era obbligo di frequenza». Per come ce lo ha raccontato, è come se nella quotidianità di Adelizzi l’addio allo sport professionistico non le abbia provocato una sensazione di vuoto. Le giornate si sono riempite dei classici impegni universitari: lezioni, esami, stage in Italia e all’estero. Fino al dottorato in Olanda, dove è riuscita comunque a ritagliarsi del tempo per allenare la Nazionale di nuoto sincronizzato.

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«Non è un mondo molto grande quello del nuoto sincronizzato. Se ci sei, il tuo nome lo riconoscono. Avevo mandato una mail alla Federazione olandese. Ero lì per il dottorato, ma ho spiegato che mi sarei messa a disposizione. L’Italia è molto forte in questa disciplina e mi ha senz’altro sostenuto il mio percorso». Così mentre allenava le sincronette, si è formata in un settore emergente della ricerca, quella dei polimeri supramolecolari. «Ho avuto la fortuna di fare parte del team del professore Bert Meijer». In ambito medico questi studi stanno aprendo a possibilità interessanti nel campo delle bio-applicazioni. «Vengono usati per realizzare le valvole del cuore. Se ne sfrutta la capacità di riaggiustarsi automaticamente. Si potrebbero definire polimeri intelligenti».

Raccontando le storie delle speaker di illimitHER da anni, ritroviamo sempre in ciascuna di loro la capacità di rompere barriere, di abbattere stereotipi, di ispirare soprattutto le giovani a intraprendere percorsi di studio e professionali con coraggio, a volte uscendo dagli schemi. «Tra le cose che vorrò dire al pubblico di illimitHER è che non trovo eccezionale il fatto di essere una ricercatrice donna. Sono sempre cresciuta con l’idea che non c’era nulla di strano». Un commento netto che non utilizza forme retoriche per ribadire quanto team inclusivi facciano soltanto il bene della ricerca.

Dopo un lungo periodo in laboratorio e nell’ambito accademico, Adelizzi ha scelto di fare il salto nel mondo dell’impresa, spostandosi a Parigi, per entrare a fare parte di DNA script, biotech che da startup sta scalando il proprio business avendo come clienti governi, istituti di ricerca e associazioni mediche. «Il nostro goal è fare sintesi di DNA per via enzimatica» ci racconta cercando di semplificare un argomento a dir poco complesso. «Scriviamo brevi sequenze di DNA che poi possono essere utilizzate dai biologi». Per fare, ad esempio, una cosa molto diffusa negli ultimi anni: individuare virus attraverso i cosiddetti test molecolari. Alle prime due carriere – sportiva e accademica – Beatrice Adelizzi ha aggiunto quella in un’azienda innovativa, nel paese che il presidente Macron ha l’obiettivo di trasformare in una startup nation. «Lo è davvero – conclude -. In Francia il sistema funziona bene, è dinamico. Se scrivi su LinkedIn “biotech France” il 90% delle job vacancy è in startup».