«Per troppe volte ci siamo sentiti poco considerati, ora è innegabile che gli operatori tech dovranno giocare un ruolo importante nell’indirizzo delle politiche pubbliche». L’Europa si riarma e per farlo, come stiamo da settimane raccontando su StartupItalia, dovrà appoggiarsi non soltanto sui grandi colossi, ma sulla galassia di startup e scaleup. Per ragionare di Rearm Europe – subito ribattezzato Readiness 2030 – e dell’impatto che gli 800 miliardi di euro per ora solo su carta avranno sull’ecosistema dell’innovazione abbiamo intervistato Francesco Cerruti, direttore generale dell’Italian Tech Alliance. Lo abbiamo sentito alla vigilia dell’evento in programma domani, 25 marzo, a Milano in cui sarà fornita un’analisi approfondita delle principali normative europee in materia di digitale e Intelligenza artificiale. Verticali che, in un modo o nell’altro, hanno importanti applicazioni anche nel settore difesa.

Sono settimane che in Europa di parla del riarmo. Qual è il vostro commento da stakeholder dell’ecosistema dell’innovazione?
Partirei col dire che è cambiato quasi tutto rispetto a 12 mesi fa in Europa. C’è stata una decisa svolta verso destra che ha comportato un differente ordine di priorità. Ci son state poi le elezioni americane. Voglio però vedere il bicchiere mezzo pieno per tre ordini di ragioni. Anzitutto una conseguenza diretta della presidenza Trump è stata un’unione più forte dei partner europei. Bisogna ridurre la dipendenza dalle tecnologie critiche. Il secondo aspetto riguarda gli operatori tech che oggi giocano un ruolo centrale: la politica si è accorta degli operatori della tecnologia. Per troppe volte ci siamo sentiti poco considerati, ora è innegabile che dovranno giocare un ruolo importante nell’indirizzo delle politiche pubbliche.

E il terzo elemento per cui essere non così pessimisti?
La Commissione Europea oggi cita espressamente le startup. I bisogni dell’umanità anni fa riguardavano la sconfitta del Covid 19 e sappiamo quanto le startup abbiano ricoperto un ruolo enorme nella soluzione. Poi sottolineo una cosa: il 2024 è stato un anno di parole molto belle con il Rapporto Letta e poi il Rapporto Draghi. Ora però vorremmo vedere i fatti.
Rearm Europe apre un dibattito sulle potenzialità innovative degli investimenti nella difesa. Internet è partito come un progetto militare dopotutto
Non vedo una dicotomia tra attenzione alla difesa e attenzione all’innovazione. La ricerca e la difesa sono i due habitat naturali dell’innovazione, che ci piaccia o non ci piaccia. Le imprese innovative sono più libere di rischiare e meno vincolate. Le novità che provengono da quei settori possono impattare anche nella vita di tutti i giorni.

Ma l’ecosistema è pronto oggi a discutere di defence tech e di investimenti?
Una delle prime volte che mi hanno parlato di defence tech è stato a metà del 2024. E non erano operatori italiani. Non a caso, anche perché l’Italia è generalmente in rincorsa e ancora di più in questo ambito. Non dimentichiamoci d’altra parte che il Paese vanta eccellenze internazionali come Leonardo.
Negli anni vi siete fatti promotori di appelli alla Commissione per sostenere l’ecosistema startup. Il Rearm Europe non vanificherà questi sforzi, distogliendo altrove gli investimenti?
No se ci basiamo su quanto ha espresso la Commissione Europea, che cita le startup e la necessità di sostenerle con un mix di investimenti pubblici e privati. Uno degli aspetti promettenti è stato il lancio dell’European Startup and Scaleup Forum.

Domani a Milano presenterete un documento che cerca di fare chiarezza sulla normativa europea rispetto ad AI e digitale. Gli obiettivi?
C’è molta confusione quando si parla di UE e di regole. Ci sono anche molti haters dell’UE ma grazie ad alcuni studi legali abbiamo predisposto un’analisi per fare chiarezza. È un manuale in cui cerchiamo di spiegare in maniera operativa che cosa c’è scritto nell’AI Act e come bisogna adeguarvisi; ci soffermiamo sul Digital Services Act e sul Digital Markets Act; abbiamo affrontato la questione cyber sicurezza e il Digital Operational Resilience Act. In un momento del genere serve adottare una strategia organica a livello europeo. L’invito recente dell’ex premier Mario Draghi è di privilegiare un’azione propriamente europea.