Non basta chiudere la Partita Iva per chiudere un’azienda: è necessario seguire una corretta gestione degli adempimenti fiscali e contabili per evitare contenziosi che possono emergere anni dopo. Le parole d’ordine sono bilancio pulito, rispetto delle priorità legali e pianificazione fiscale. Sonia Canal, founder del network Partner d’Impresa, ha detto: «Troppe imprese rimangono aperte per inerzia, per disattenzione o – peggio ancora – per mancanza di coraggio nel prendere una decisione netta. Il risultato? Un boomerang che, col tempo, può trasformarsi in un danno fiscale, legale e personale per l’imprenditore».

Cosa si rischia a chiudere un’azienda in maniera non corretta?
La scelta della procedura da seguire nella chiusura aziendale dipende innanzitutto dallo stato di salute dell’impresa. Se vi è infatti una situazione di squilibrio finanziario è possibile accedere a strumenti specifici come la composizione negoziata, il concordato preventivo o gli accordi di ristrutturazione del debito. Dal punto di vista fiscale è poi errore comune credere che la cancellazione dal Registro Imprese garantisca la fine di ogni obbligo.
Prima di chiudere un’azienda è fondamentale valutare l’impatto che la forma giuridica ha sulle procedure e sulle responsabilità. Per una ditta individuale, la chiusura è più semplice, richiede la comunicazione in Camera di Commercio, la cessazione delle posizioni INPS, la liquidazione del magazzino e l’invio delle dichiarazioni fiscali residue (IVA, redditi, imposte locali) da fare dopo la chiusura.

Nelle società di persone come SNC o SAS, i soci rispondono con il proprio patrimonio personale in caso di problemi, quindi serve una chiusura ordinata con liquidazione di tutti i debiti e crediti in essere. Le SRL e SRLS, infine, seguono un iter più complesso: serve un’assemblea straordinaria per deliberare la liquidazione, la nomina di un liquidatore (può essere anche l’amministratore) e la redazione di un bilancio finale che mostri la situazione patrimoniale per estinguere i debiti e distribuire eventuali residui tra i soci.
Perché è importante verificare il bilancio prima della chiusura di una azienda?
Per chiudere correttamente un’azienda è fondamentale assicurarsi che il bilancio sia chiaro, veritiero e supportato da adeguata documentazione, evitando così responsabilità personali e contestazioni fiscali. «La cassa deve essere reale e disponibile, quindi ogni saldo deve corrispondere a denaro effettivamente esistente e verificabile. Se ci sono anomalie o saldo negativo, bisogna ricostruire i movimenti per spiegare eventuali incongruenze, ruolo che spetta all’amministratore prima e al liquidatore poi», ha ricordato il fiscalista Riccardo Pulvirenti.
Cosa fare con i licenziamenti?
Anche i crediti verso i clienti vanno attentamente verificati: devono essere sollecitati e incassati oppure, se non recuperabili, stralciati dal bilancio. Gli anticipi dati ai dipendenti devono essere documentati attraverso buste paga o contratti.
Per le aziende che hanno meno di 15 dipendenti la chiusura è giustificato motivo oggettivo per licenziamenti individuali. Per quelle più grandi invece si attiva una procedura di licenziamento collettivo che coinvolge Direzione Territoriale del Lavoro e sindacati.
Occorre prestare particolare attenzione ai debiti bancari, che spesso sono assistiti da garanzie personali (fideiussioni) degli amministratori o dei soci. In caso di liquidazione, tali debiti non possono essere trascurati. Un altro aspetto da tenere in considerazione è quello connesso alla liquidazione, che produce conseguenze fiscali rilevanti: cessioni di beni che generano plusvalenze tassabili, perdite fiscali da compensare e ritenute sulla distribuzione dell’attivo ai soci.
È fondamentale riordinare la documentazione contabile e societaria pregressa e successiva alla cancellazione. Tutte le aziende devono tenere e conservare libri e registri obbligatori (es. libro soci, verbali assemblee e CdA, libro inventari, beni ammortizzabili, registri IVA acquisti/vendite/corrispettivi, libro unico del lavoro).