L’allarme di Assolombarda: se si prolunga oltre i tre mesi, lo shock congiunto di conflitto e materie prime mette a rischio la produzione di 1 impresa su 4
A causa dell’invasione della Ucraina da parte della Russia, nove imprese lombarde su dieci sono in affanno per l’aumento del prezzo dell’energia e 8 su 10 per i rincari delle altre commodity. Il 72,6% delle aziende lamenta difficoltà nell’approvvigionamento delle materie prime e, per la metà delle aziende, pesa il costo e il reperimento di semilavorati, mentre oltre un terzo rileva ostacoli all’export e difficoltà nei pagamenti.
Queste sono alcune delle istantanee sviluppate dal Centro Studi di Assolombarda che ha sentito il polso a 463 imprese dei territori di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia, prevalentemente manifatturiere e con rapporti commerciali diretti con Russia-Ucraina-Bielorussia.
Le principali difficoltà delle imprese lombarde
L’acciaio è in assoluto la materia prima rispetto alla quale sono maggiormente sentiti sia i problemi di costo (per il 47,5% delle imprese) sia quelli di approvvigionamento (per il 35,4%). Tra le altre materie prime la situazione è critica per: rame, nickel, zinco e minerale di ferro tra i metalli, urea e fosfato di ammonio tra i fertilizzanti, mais, olio di semi di soia, frumento e olio di palma tra gli agricoli, e il cotone.
L’aumento dei costi e le difficoltà di approvvigionamento hanno un impatto diretto sull’attività delle imprese e quasi 60 realtà tra Milano, Lodi, Monza Brianza e Pavia segnalano di aver già ridotto la produzione, la maggiore parte della quali fino al 20%, ma con una quota non trascurabile fino al 40%.
Occorre guardare ad altri mercati
La ricerca di mercati alternativi di approvvigionamento, evidenziata dalla survey, dimostra comunquer la capacità di reazione delle imprese nei confronti di questa emergenza. È un fenomeno in atto che definisce non una tattica nel breve ma una strategia nel medio e lungo periodo di riorganizzazione delle geografie delle catene globali del valore. Difatti, escludendo le realtà con uno scambio diretto Russia-Ucraina-Bielorussia, ben il 48,1% delle imprese sta ricercando nuovi mercati di fornitura. Dopo la Cina, che rappresenta il primo mercato, tra quelli alternativi, emerge l’Europa per la fornitura di semilavorati, segue a breve distanza l’Italia (per 18,9% delle imprese), poi la Germania (13,0%), gli Stati Uniti (10,9%) e la Turchia (10,1%).
Il 40% delle imprese che esportava verso Russia-Ucraina-Bielorussia e il 16% di quelle che vendevano in altre aree del mondo sono impegnate nella ricerca di nuovi mercati di destinazione.
Sul fronte dei prezzi, il caro energia si sta ripercuotendo sui costi di produzione e di conseguenza anche sui prezzi dei prodotti: l’84% delle imprese ha rivisto quelli di vendita.