Se bitcoin non è una moneta nel senso tradizionale del termine, allora cos’è? Se lo chiede Irish Examiner, in risposta alla sentenza del giudice di Miami che pochi mesi fa ha assolto un designer accusato di riciclaggio con la motivazione che “i bitcoin non sono soldi veri”. Ma è proprio così?
Dunque, ricapitoliamo
Nel cercare di dare una spiegazione a quale è la reale natura dei bitcoin Irish Esaminer fa un passo indietro fino alle origini della moneta virtuale, al 2008 quando un gruppo di persone che si celano dietro l’identità di Satoshi Nakamoto decidono di creare una valuta decentralizzata non legata a nessun governo, banca o istituzione finanziaria. Un sogno di libertà che realizzano creando una serie di codici matematici da cui si origina una moneta che garantisce scambi anonimi e trasparenti, allo stesso tempo. La moneta si ottiene mediante un processo che si chiama “bitcoin mining” e si serve di calcolatori che si occupano di decifrare complesse operazioni matematiche. Inizialmente, le operazioni potevano essere realizzate anche servendosi di un comune pc di casa, oggi le operazioni di estrazione sono così complesse da necessitare attrezzature che costano milioni di dollari.
Non ci credeva nessuno, o quasi
Gli inizi della cripto valuta, come spiega Irish Examiner, non sono certamente dei più facili. Pochi ci credono e altri si giocano tutta la loro fortuna per due pizze. Come è successo a Laszlo Hanyecz che nel 2010 scambia 10mila bitcoin proprio per due pizze. Oggi il valore della criptomoneta in suo possesso raggiungerebbe i 5 milioni di dollari. Negli anni, malgrado gli scetticismi, i bitcoin accrescono il loro valore, dal 2013 in poi, con repentini incrementi e altrettanto rapide cadute, toccando anche i mille dollari. Oggi le fluttuazioni del prezzo continuano a oscillare e si attestano intorno ai 570 dollari.
Bitcon: perché sì, perché no
Irish Examiner analizza quelle che sono le tre principali cause che impediscono alla moneta di assumere lo status delle più importanti valute del mondo. Un aspetto è proprio la fluttuazione del valore e il secondo è la difficoltà di utilizzo. Vero è che oggi acquistare bitcoin è diventato relativamente facile. Basta recarsi su una delle piattaforme di scambio online, usare la propria carta di credito per comprare bitcoin e riempire il proprio portafoglio virtuale, sostanzialmente un software che chiunque può scaricare dal proprio pc. Eppure i problemi restano nella spesa. Se è vero che oggi nelle grandi città come New York, Londra o Tokyo è relativamente semplice comprare beni o servizi via bitcoin, è altrettanto vero che in altre nazioni europee, l’Irlanda, come il nostro Paese, spenderli è ancora una grossa sfida. Il terzo motivo, e non il meno importante, è la poca sicurezza che mina la fiducia nel sistema, come testimoniano i furti di hacker hanno già colpito alcune delle più importanti piattaforme di scambio, come quello recente di 65 milioni volatilizzati, e recato danni ingenti ai possessori dei portafogli virtuali.
La blockchain e il futuro
Irish Examiner scrive di non avere grosse certezze sul futuro della criptomoneta. Un avvenire poco sereno, se gli investitori e gli startupper nel settore non sapranno semplificarne l’uso e allargare i confini di bitcoin, oggi troppo strumento di nicchia per poter realizzare il sogno di libertà dei fondatori. Futuro più roseo invece quello della blockchain, il libro mastro che registra tutte le operazioni che avvengono in bitcoin. La tecnologia oggi è usata da una vasta varietà di industrie e potrebbe rivoluzionare il trasferimento e gli scambi tra privati e aziende.
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