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L’effetto brexit arriva anche negli Usa, dopo che il referendum ha sancito la volontà del popolo inglese di lasciare l’Europa. Sterlina ed euro più deboli rispetto al dollaro rallentano le esportazioni, e i mercati volatili spaventano i consumatori che non comprano e non investono. Mentre la Banca Centrale americana (Fed) taglia i tassi di interesse. Risultato: meno vantaggi per i risparmiatori e un maggiore indebitamento delle aziende.

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L’America perde voce in Europa

La partita che gli Usa dovranno giocare nel post Brexit è soprattutto politica: «Il Regno Unito è il primo canale attraverso il quale gli americani fanno sentire la loro voce su politica ed economia e un’uscita dell’UK renderà più difficile imporre la loro “agenda” sul tavolo europeo», scrive il Time, che evidenzia tutti i rischi di un’Europa “balcanizzata”.

Gli scambi economici tra Usa e Uk contano per lo 0,5% dell’attività economica americana (fonte Cnn). D’altra parte, l’effetto domino sull’instabilità politica e monetaria della Brexit potrebbe danneggiare l’export in Europa. Un dollaro forte contro le due principali monete più deboli (sterlina ed euro) aumenterebbe i prezzi dei prodotti di giganti come (Apple. Coca-Cola. Nike…). Senza considerare il quadro in cui altre nazioni potrebbero riappropriarsi della loro moneta nazionale: «Una situazione drammatica per l’America considerando che l’export ha giocato in ruolo decisivo nella ripresa economica dopo la crisi» scrive il Time.

Dopo brexit: tassi d’interesse e banche

A dicembre dello scorso anno, la Banca Centrale americana aveva promesso di alzare i tassi di interesse di quattro volte durante l’anno, dando così un segnale che l’economia americana era finalmente uscita dalla recessione. E tassi di interesse più alti, peraltro, si tramutano in maggiori benefici per i risparmiatori. La Brexit ha cambiato i piani e costretto la Federal Reserve a disattendere i suoi propositi, tagliando gli interessi in un “contesto in cui i consumatori spendono meno soldi e le aziende rallentano le assunzioni”, dice la Cnn.

I bassi tassi di interesse hanno anche un altro effetto, secondo il Time, quello cioè di spingere le aziende a indebitarsi in un quadro in cui il ruolo delle banche aumenta sempre di più: «Nei periodi di post crisi, le banche centrali prendono il controllo dell’economia, si occupano di favorire l’occupazione, di assicurare la crescita e riportare la stabilità nel sistema finanziario». Ma possono farlo solo immettendo soldi nel sistema e creando più debito per imprese e cittadini.

Se le banche centrali aumentano il loro potere, i governi nazionali lo perdono. E si corre il rischio di mettere in secondo piano anche proposte sensate e utili, in favore delle idee di outsider (come Donald Trump in USA o i sostenitori del “Leave” in UK) che, secondo il Time, giocano sulla rabbia delle persone che più sono state danneggiate dalla globalizzazione. Senza poi offrire una soluzione reale alle sfide del mondo contemporaneo: «La Brexit ha diminuito la fiducia e indebolito l’economia», sentenzia il Time.