New York, Madrid, Londra, Mumbai, Parigi, Bruxelles. E la strage di Pasqua a Lahore, in Pakistan. Gli attacchi terroristici semenano morte, paura, e destano anche incertezza sul futuro e impatti economici sul breve e sul lungo termine. Ma come reagiscono i mercati finanziari a un attacco terroristico? Lo spiega sul sito Investopedia, Elvis Picardo, vice presidente della società di consulenza finanziaria, Global Securities Corporation con sede a Vancouver.
Quanto ci costa il terrorismo
Una stima la offre un’indagine di 2 ricercatori del Fondo monetario internazionale, Barry Johnston e Oana Nedelescu, che nel 2005 hanno pubblicato “The Impact of Terrorism on Financial Market”. I 2 studiosi si concentrano sugli attacchi a New York dell’11 settembre del 2001, calcolando i costi totali in 27,2 miliardi di dollari. Tra le variabili considerate, le spese di ricostruzione, di guerra, quelle legate alla chiusura momentanea di aziende e mercati, quelli futuri relativi ai feriti, morti sul campo di battaglia.
Altre cifre quelle che emergono in un’indagine del New York Times: 3,3 trilioni di dollari. Su questa pesano per circa il 95% le spese relative alle guerre, prima in Iraq (802 miliardi di dollari). E poi in Afghanistan (402 miliardi). Mentre i danni degli attacchi sul fronte interno hanno avuto un costo di “soli” 178 miliardi.
Tutti gli effetti del terrorismo sui mercati
Picardo spinge oltre l’analisi e si concentra su come hanno saputo reagire le Borse agli ultimi attacchi terroristici. Oltre a New York, entrano nella sua ricerca, gli attentati di Madrid (11 marzo 2014), Londra (7 luglio, 2005). E infine Mumbai (26 novembre 2008) di cui è stato anche testimone diretto: si trovava in India e per poco non è stato una delle vittime.
«Vediamo cosa è successo a New York. Il S&P 500 (l’indice di Borsa che segue l’andamento azionario delle 500 aziende Usa a maggiore capitalizzazione, ndr) è finito di 5 punti in basso e del 13,5%, il 10 settembre, il giorno prima dell’attacco. Ma alla fine del 2001, ha recuperato i 5 punti persi».
Dall’ America è l’Europa le cose non cambiano: «Un trend simile si è notato anche in altre economia colpite dagli attacchi. Sia l’IBEX 35 (l’indice di riferimento della Borsa spagnola). Sia il FTSE 100 (quello della Borsa di Londra) mostrano una caduta nei giorno dell’attacco, ma chiudono l’anno in ripresa, con valori molto più alti di quelli del giorno che ha preceduto gli attacchi». La Borsa di Madrid è crollata del 3,1%, ma è risalita fino al 9,5% alla fine dell’anno. Mentre Londra è caduta del 4,0% ma ha saputo recuperare fino a raggiungere il 7,4%.
Negli ultimi attentati per ordine di tempo le cose non sono andate poi così male. Nella Borsa di Parigi, il CAC40 ha segnato subito in apertura un -1%, il punto di minimo è stato proprio l’apertura, ma poi un graduale recupero con la Borsa arrivata a +0,08%. Gira in positivo alla fine anche la Borsa di Bruxelles: +0,1%, nessun tracollo insomma.
I mercati sono resilienti, ma se Isis tocca gli Usa…
«Gli impatti economici del terrorismo sono notevoli. Tuttavia, gli indici parlano chiaro. Dopo un periodo di crollo, l’innata resilienza dei consumatori e degli investitori stabilizza i mercati» conclude Picardo che poi traccia uno scenario, molto meno ottimistico, in caso di un nuovo attacco alla principale economia del mondo, gli Stati Uniti: «Sarebbe uno shock soprattutto per i mercati delle economie emergenti e la loro situazione debitoria. Si entrerebbe in un periodo di recessione, questa volta molto lungo».
La previsione dell’ex socio di Soros: “Negli Usa 2016 in recessione. E si rischia bolla del dollaro”
Nel corso del 2016 l’economia Usa entrerà inevitabilmente in recessione, e a farne le spese sarebbe prima di tutto il dollaro. Ne è convinto il miliardario statunitense Jim Rogers, che lo rivela in un’intervista a Bloomberg. Rogers è noto come analista ed esperto di finanza, ma lo è ancora di più nei panni di investitore e ex socio di George Soros, l’imprenditore ungherese divenuto famoso nel “mercoledì nero” del settembre ’92. Continua a leggere…»