Intervista a Davide D’Atri, Ceo di Soundreef, che in questi giorni col supporto di centinaia tra startup e stakeholder chiedono al Governo di ripensare la legge sui diritti d’autore. I motivi
«No, non credere che lo facciamo per noi. Come azienda di questa battaglia potremmo fregarcene. Il senso di quello che stiamo facendo è per tutto l’ecosistema dell’innovazione in Italia». La voce è calma. Si increspa solo un po’ quando deve parlare di politica. Della macchina dietro la legge che vuole ostacolare la sua startup. Delle commissioni che hanno bloccato il recepimento della direttiva europea che avrebbe dovuto liberalizzare in Italia il mercato dei diritti d’autore. E lì Davide D’Atri, Ceo di Soundreef, quella che molti conoscono oramai come la startup che ha sfidato la SIAE, un po’ si lascia andare. «Credimi è assurdo. Fanno di tutto per rendere incomprensibile ciò che sta dietro. Noi siamo l’unica azienda in Europa che ha creato un meccanismo alternativo di tutela dei diritti d’autore, una società che può scalare sul mercato dei copyright. E proprio il nostro paese ci ostacola». Un paradosso. Come capita spesso oramai quando si scontrano due mondi. Quello delle convenzioni, dei monopoli, dei poteri arroccati in difesa di privilegi secolari (la SIAE, nata nel 1882, è monopolista 130 anni) e quella che chiamiamo nuova economia, economia digitale. Startup. Alcuni ricorderanno il caso Cocontest che Startupitalia! scoperchiò lo scorso 20 maggio. Una fronda di parlamentari architetti voleva rendere il servizio illegale, in difesa di un’ordine professionale. Di una categoria. Ecco, un anno dopo ci troviamo a discutere di qualcosa di molto simile. Con una differenza. I founder di Cocontest furono raggiunti dalla notizia mentre erano già negli uffici di 500 Startups. D’Atri è a Roma. E promette battaglia. E centinaia tra startup, acceleratori, imprenditori e stakeholder sono con lui. «E siamo solo all’inizio».
Davide, una fotografia su quello che sta accadendo in questi giorni dal vostro punto di vista.
Sta succedendo che la direttiva europea doveva essere recepita entro lunedì scorso dallo Stato. Non solo non è stata recepita. Ma la cosa più antipatica è il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini nel commentare questa direttiva che parla chiaramente di liberalizzazione del mercato, dei diritti, di trasparenza e via dicendo dice in Parlamento che in Italia abbiamo già una legge molto buona. Quella che istituisce il monopolio SIAE. E che quindi il monopolio va rafforzato e non indebolito.
In Parlamento che è successo?
Che gli emendamenti del Pd sono stati tutti ritirati. Ha parlato il ministro, che in questo caso è anche voce del partito. E quindi è diventata di fatto la linea del Pd. Non solo, ne è stato proposto uno che è scritto in maniera così criptica che peggiora solo le cose. Per fare in modo che si dia impressione di aver recepito la direttiva, in qualche modo, è passato un emendamento confusionario sul tema dove di fatto non è possibile capire il senso del tutto, se non rafforzare il monopolio. Prova a chiedere a 20 esperti cosa vuol dire. A 20 avvocati. Ti diranno 20 cose diverse.
Adesso cosa vi aspettate che succederà?
Questo è il bello! Niente! Sai qual è la cosa più incredibile? E’ che loro possono fare ciò che desiderano, rafforzare il monopolio e tutto, ma non possono mai impedire ad una società estera di operare in Italia. Una Ltd non avrà nessun impedimento. Nemmeno questo emendamento può farci nulla. La direttiva non dice esplicitamente che devi togliere il monopolio lo devi togliere, ma dice che il mercato è libero. Quindi una società straniera può operare in Italia, ma una italiana no.
Cioè voi…
Esatto. Il governo di fatto con questo emendamento impedirà ad una società italiana di crescere in Italia e di scalare all’estero, ma al contrario permette ad una straniera di operare in Italia, perché non può impedirlo. E sai che ti dico? Per noi non è nemmeno un problema. Noi siamo una Srl che opera come una holding al cui interno c’è una Ltd (abbiamo spiegato qui l’operazione di rientro in Italia di Soundreef, ndr).
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Ma allora perché questa protesta?
Vuoi saperlo? Due motivi. Uno è di principio. Siamo stufi che in Italia quando si parla di liberalizzazioni e monopoli le cose si facciano solo in una certa maniera. E’ una battaglia di principio contro chi ostacola l’innovazione. E poi la seconda: onestamente ci piacerebbe tanto contribuire a un pezzettino di ecosistema.
Una protesta di ecosistema. Una protesta di tutte le startup.
Sì. Guarda dalla battaglia di Soundreef ci passa tutto l’ecosistema italiano. E l’ecosistema ha reagito! In questi giorni ho fatto un po’ di telefonate. Abbiamo scritto una lettera a Renzi e abbiamo raccolto oltre 300 firme da parte di startup, investitori, acceleratori. Per noi è una battaglia di tutti. Leggi più leggere e liberalizzazioni sono la linfa vitale dell’economia digitale.
Dobbiamo far arrivare il messaggio a politica e corporate più oscure che oggi c’è un ecosistema nuovo che le guarda. Che guarda quello che fanno. Che conosce le relazioni di potere.
Obiettivo, immagino, sensibilizzare il Governo. Come farete?
Ma guarda che io so che la maggior parte del Governo è pro liberalizzazioni. Lo sappiamo. Ma il problema è che il settore è complesso e pochi ne capiscono. Alla fine siamo convinti anche che Franceschini abbia agito in buona fede. Anche se ci ha messo la faccia in difesa in un monopolio. E’ per questo che abbiamo lanciato la campagna #Franceschiniripensaci. Perché siamo convinti che se il governo ci pensasse sul serio si accorgerebbe che è una difesa sbagliata. Alla fine noi vogliamo solo il libero mercato in un settore dove non c’è.
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Se ci dovesse ripensare, e venisse recepita in toto la direttiva, che succederebbe il giorno dopo?
In Italia potremmo avere due differenti modelli. Uno all’inglese, completamente libero, tutti possono operare dietro riconoscimento della Intellectual Property Office, che è una specie di Consob senza formalità istituzionale che giudica le dispute sul diritto d’autore e violazioni. Noi questo riconoscimento in Inghilterra già ce l’abbiamo. Oppure fare un’autorità garante del mercato. Una Consob a tutti gli effetti per il diritto d’autore. E considerato che in Italia sarebbe complesso una liberalizzazione radicale come in Uk, ci andrebbe benissimo pure la seconda forma.
Adesso il quadro di una lotta «di sistema» delle startup è un po’ più chiaro. Se dovesse andare tutto bene come ne beneficerebbe l’ecosistema secondo te?
So che dobbiamo cominciare a lottare come ecosistema startup per liberarci dalle inefficienze del passato. Dai monopoli. Da situazioni grottesche come questa della SIAE. Credo sia ovvio che se vogliamo creare un terreno fertile per investimenti e startup dobbiamo far vedere all’estero di essere un mercato aperto, che se uno viene in Italia deve scontrarsi col mercato e non con la politica. Questo credo sia molto importante. Dobbiamo far arrivare il messaggio a politica e corporate più oscure che oggi c’è un ecosistema nuovo che le guarda. Che guarda quello che fanno. Che conosce le relazioni di potere. E che saranno lì a puntare il dito quando faranno qualcosa di illiberale. Per questo credo che davvero dobbiamo cominciare ad agire come ecosistema. Tutti.