Face4Job, piattaforma specializzata nel creare match fra domanda e offerta di lavoro, ha stilato per StartupItalia.eu una classifica dei lavori in cui la parola freelance è ancora un valore aggiunto. Eccola
Mentre il primo trimestre 2016 fotografa un mondo del lavoro affamato di esperti IT, ingegneri e call center, si legge del crollo della domanda di consulenti e liberi professionisti. In altre parole, i freelance vivono tempi duri, tanto da arrivare a chiedersi se oggi conviene ancora scegliere di appartenere a questa categoria fatta di partite Iva e ritenute d’acconto (quando va bene). Face4Job, piattaforma specializzata nel creare match fra domanda e offerta di lavoro, ha stilato per noi una classifica dei lavori in cui la parola freelance è ancora un valore aggiunto, almeno dal punto di vista della richiesta sul mercato.
Al primo posto troviamo che fare il fotografo da freelance è ancora una buona scelta. Anche i consulenti di contabilità e finanza continuano ad avere mercato, seguiti dai trainer soprattutto nel settore turistico. Avete presente i ragazzi che animano il risveglio muscolare mattutino nei villaggi turistici? Ecco, sono dei freelance. Quello che pochi sanno è che le aziende considerano freelance anche i responsabili della sicurezza e i consulenti organizzativi. Nessuna novità per traduttori o interpreti, che hanno forse conseguito la laurea già sposando la causa da freelance, e che si piazzano al sesto posto di questa classifica. Freelance sono anche coloro che scelgono di lavorare nel mondo della moda. Sarte e modelle si classificano settime, seguite dai giornalisti e consulenti di marketing. Infine, al decimo posto troviamo i regulatory affairs manager, professionisti operanti nelle aziende farmaceutiche per regolarizzare tutta la serie di autorizzazioni necessarie nel processo produttivo.
- Fotografo
- Consulenti per contabilità/Finanza
- Trainer
- Responsabili della sicurezza
- Consulenza organizzativa
- Interprete e/o traduttore
- Fashion (sarte e modelle)
- Giornalista
- Consulente marketing
- Regulatory affairs manager
(classifica Face4Job)
Nel nostro paese queste professioni sono più richieste al Nord, con in testa Lombardia e Piemonte, seguite da Lazio ed Emilia Romagna. Fanalini di coda nella richiesta di freelance sono Marche, Calabria e Umbria.
Ma cosa significa fare il freelance? Lo abbiamo chiesto a Veronica Benini, motivatrice e blogger, che prima di tutto fa una premessa. “Bisogna distinguere fra freelance e liberi professionisti. La differenza? I primi non appartengono ad alcun albo, non hanno una cassa previdenziale dedicata né una formazione universitaria specifica che li accumuni. Io sono laureata in architettura, pensa” e lavora con le persone e le parole. “È una professione bastarda”, continua la creatrice di Sporablog. “I social media manager spesso hanno lauree in lettere o in filosofia, si sono creati un mestiere perché hanno iniziato a bazzicare la rete e hanno capito come funziona”. Tuttavia nelle estrazioni di dati, liberi professionisti e freelance vengono messi in uno stesso calderone. l’ISTAT li chiama occupati indipendenti: “coloro che svolgono la propria attività lavorativa senza vincoli formali di subordinazione. Sono compresi: imprenditori; liberi professionisti, lavoratori autonomi, coadiuvanti nell’azienda di un familiare (se prestano lavoro nell’impresa senza il corrispettivo di una retribuzione contrattuale come dipendenti), soci di cooperativa, collaboratori (con e senza progetto) e prestatori d’opera occasionali”.
“Cosa ci accomuna ai liberi professionisti? Il Fisco!”, ribatte decisa Benini. “Lavorare come freelance è bello perché puoi farlo ovunque, il tuo capo sei tu e puoi avere tutti i clienti che vuoi, ma ognuno pensa per sé. Inoltre, tra i contro dell’essere freelance c’è quell’impossibilità di fare un progetto di vita che comprenda un mutuo. Disegniamo la nostra vita in base a quello che non possiamo avere”. Ma perché allora non dirigersi verso il vecchio contratto a tempo indeterminato? “Perché, quando lo ottieni, alla fine scopri di non volerlo. E poi quante volte si entra in un’azienda da false partite IVA con stipendi miseri? A quel punto, per fare la fame, preferisco farla da sola”.