Il Direttore Generale per la politica industriale, la competitività e le piccole e medie imprese del Ministero Stefano Firpo ha presentato il documento del ministro Carlo Calenda sul ruolo di startup e Pmi sull’economia italiana
Più di 8mila startup. Cifra raddoppiata rispetto a due anni fa. E se si guarda alle pmi il numero è addirittura triplicato. Sono questi i primi dati riportati dalla Relazione annuale al Parlamento sullo stato d’attuazione e sulle policy a sostegno di startup e Pmi innovative del ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. Il documento – che è possibile leggere per intero a questo link – è stato presentato dal Direttore Generale per la politica industriale, la competitività e le piccole e medie imprese del Ministero Stefano Firpo il 19 dicembre a Roma.
Direttore Generale per la politica industriale, la competitività e le piccole e medie imprese (MISE)
© MISE
Un ecosistema in espansione
La realtà italiana descritta nel rapporto è quella di un territorio in cui l’ecosistema dell’innovazione è molto ramificato e in costante espansione: c’è almeno una startup innovativa in 1.518 comuni italiani e in tutte le province del Paese. Il primato spetta ancora alla Lombardia, con Milano capofila, seguita da Emilia Romagna, Lazio, Veneto e Campania. Anche il ritmo di crescita è molto elevato: nel Registro delle imprese dedicato al settore ogni mese si iscrivono circa 250 startup. La scarsa percentuale di aziende che chiudono poco dopo il lancio del loro progetto testimonia anche che si tratta di idee valide che lottano per affermarsi sul mercato italiano.
Il peso sull’occupazione
Anche in termini occupazionali il settore è caratterizzato da cifre importanti: tra startup e pmi la forza lavoro supera le 46mila persone impiegate e i soci under 35 rappresentano il 21,5 per cento del totale, una percentuale più che tripla rispetto alle altre società di capitali. La presenza di donne si attesta intorno al 20 per cento. «Vale la pena continuare a investire in queste imprese perché sono in grado di sostenere l’occupazione giovanile e gli investimenti innovativi necessari all’evoluzione dell’economia nazionale», ha scritto il ministro Calenda nell’introduzione alla Relazione.
Una produzione da 2 miliardi di euro
Il direttore generale Firpo nella sua presentazione ha voluto mettere in risalto anche il peso delle startup e delle pmi sull’economia italiana. In tutto, queste aziende hanno prodotto beni e servizi per circa 2 miliardi di euro (773 milioni le startup e circa 1,3 miliardi le Pmi). Quattro Pmi su 10 fatturano più di un milione di euro all’anno. L’analisi dei bilanci dal 2013 al 2016 ha messo in evidenza una crescita progressiva di queste cifre. Il fatturato medio delle startup è cresciuto in un anno di circa 100mila euro. Questo equivale a dire una produzione raddoppiata tra il 2015 e il 2016. Sono stati citati anche i casi delle ex startup che hanno raggiunto i migliori risultati nel 2016: DoveConviene, Musement, Beintoo, Bax Energy, Mashfrog, Hifood, Arianna, Immaginalis, The Organic Factory, Solair, DriveK.
L’importanza dello Startup Act
Nella relazione del Ministero viene sottolineato anche l’impatto dello Startup Act di fine 2012 sulla vita delle startup italiane. La Startup Act dà la possibilità da luglio 2016 di accedere a una procedura online per la costituzione delle startup in maniera disintermediata e gratuita. Questo equivale a un risparmio sui costi di avvio di circa 2.000 euro. Inoltre, grazie all’intervento del Fondo di Garanzia per le Pmi le startup innovative hanno ricevuto circa 538 milioni di finanziamenti. Nel 2015 gli investimenti in equity agevolati dagli incentivi fiscali previsti dallo Startup Act italiano hanno toccato quota 83 milioni di euro, con un aumento del 64 per cento rispetto al 2014. Infine, 173 imprenditori stranieri hanno ottenuto l’Italia Startup Visa per poter avviare il loro progetto in Italia.
Finanziamenti e agevolazioni
L’iniziativa di finanza agevolata Smart&Start di Invitalia lanciata nel 2015 e rifinanziata dalla legge di Bilancio 2017 ha permesso l’erogazione di 15 milioni di fondi già erogati alle startup rotenute idonee. Anche il dato sull’equity crowdfunding sembra dimostrare l’utilità del provvedimento: sono stati raccoli 18,3 milioni di euro con 96 nuove campagne solo nel 2017. «È difficile spiegare perché il mercato del corporate venture capital italiano non registri una performance pari alla posizione che l’Italia occupa in Europa tra le economie manifatturiere, visto che davanti abbiamo solo la Germania. L’innovazione è un fenomeno che deve essere alimentato e al contempo governato per evitare le possibili distorsioni», ha commentato il ministro.