Quanto investire, come investire e soprattutto dove investire? Gli esercenti alle prese con le nuove modalità di acquisto e comunicazione si pongono queste domande, se aperti alle opportunità date dallo sviluppo tecnologico. Rispondere in modo concreto non è facile: da una parte ci sono le previsioni, e le speranze, di un settore in crescita e dall’altra un presente da cui chi deve far quadrare i conti non può prescindere. Ecco perché la ricerca di Capgemini sulle abitudini di 18mila acquirenti digitali di 18 paesi si rivela provvidenziale.
Lo spaccato interessante è appunto quello sui canali che influenzano le decisioni d’acquisto. Il dato più rilevante è quello relativo ai siti Internet, con il 75% dell’utenza che li considera estremamente importanti o importanti.
Le percentuali sono ancor più interessanti se le si affianca a quelle sul ruolo del negozio tradizionale: la predilezione per l’online in alcun modo riduce l’importanza del punto vendita fisico, importante e molto importante per il 74% del campione intervistato.
Le comunicazioni via posta elettronica incontrano ancora il favore di più della metà dell’utenza.
Le tecnologie all’interno dei negozi, si pensi ai totem o ai chioschi interattivi, sono qualcosa di cui bisogna occuparsi tempestivamente: se le aspetta almeno il 52% degli intervistati.
Lo spaccato relativo agli strumenti per smartphone, si pensi a una soluzione come quella della startup fin-tech finalista del GrandPrix CheckBonus che permette di ottenere sconti e offerte in tempo reale e fa parte anche della categoria delle tecnologie presenti nel negozio, è abbastanza omogeneo: si fa vedere il 23% non interessato in alcun modo, ma non si può dimenticare il 45% con le antenne dritte.
La reazione ai social media è abbastanza inaspettata: nonostante la forte spinta degli attori del settore, un esempio è il tasto Buy di Twitter, in direzione di un sempre maggiore coinvolgimento dei marchi sembra proprio che agli utenti interessi poco: le percentuali non sono così diverse da quelle sovrastanti, ma è il calo di interesse dai risultati del 2012 che deve far riflettere.
Pochi dubbi, invece, sul fatto che i cari e vecchi call center siamo prossimi alla pensione: giudizio negativo per il 49% e interesse che si ferma al 29%.
Di seguito altri dati della ricerca da appuntarsi sul frigorifero:
- A livello di settore, la moda è cresciuta del 9% nelle preferenze verso gli acquisti online a indicare come le aziende del comparto abbiano compiuto grossi passi avanti nel coinvolgimento dei consumatori sui canali digitali
- Ci si aspetta che il prezzo online sia inferiore a quello del negozio o dei cataloghi: ne è convinto o fortemente convinto il 72%. Questo dato si riscontra in tutti i mercati
- Il 65% si aspetta che la possibilità di ordinare direttamente dai produttori aumenti nei prossimi anni. Il 53% si attende anche un aumento degli ordini diretti ai produttori via app.
- In termini di innovazione futura, gli acquirenti concordano nel ritenere che il QR code (45%), Internet of Things per la connessione intelligente di dispositivi come frigoriferi ‘smart’ (44%) e dispositivi indossabili come Google Glass e Apple Watch (42%) cresceranno di importanza nel percorso di acquisto.