Il presidente uscente scrive per il numero di novembre della rivista Wired la sua riflessione su come l’intelligenza artificiale e la tecnologia abbiamo reso l’America il posto migliore in cui vivere ora.
Manca davvero poco alle elezioni presidenziali americane e la campagna elettorale è al suo culmine. Eppure il presidente uscente Barack Obama trova il tempo di scrivere per il numero di novembre della rivista Wired la sua riflessione sulle frontiere e di come l’intelligenza artificiale può aiutare a superarle. Lo fa a suo modo, richiamando le tematiche che gli avevano permesso otto anni fa di entrare alla Casa Bianca.
Lo fa – scrive – perché gli piace e perché crede nella capacità dell’uomo di risolvere con il suo ingegno qualsiasi problema.
«Con la scienza tutti possono cambiare il mondo»
Per guidare il suo discorso Obama sceglie di citare un film, The Martian: «Sono predisposto ad amare ogni film nel quale gli americani sfidano le difficoltà e ispirano il mondo. Quello che mi ha veramente colpito della pellicola, però, è la capacità di mostrare come gli esseri umani, attraverso l’ingenuità, la dedizione ai fatti e alla ragione e, in ultima analisi, la fiducia nell’altro, possono risolvere con la scienza qualsiasi criticità».
Il presidente cita anche un altro film che, a suo dire, ha influenzato il suo modo di vedere il mondo: Star Trek. E mette in risalto un concetto che sembra aver imparato durante queste visioni d’infanzia: «Le persone su questo pianeta, nonostante i vari background e le differenze apparenti possono unirsi per costruire un domani migliore». Obama ci crede. È convinto che la scienza e la tecnologia possano accelerare il cambiamento per tutti.
«Questa è l’America migliore in cui vivere»
L’ottimismo domina le parole di Barack Obama. Un ottimismo che lo porta a cercare di allontanare dalla mente dei suoi lettori (ed elettori) gli spettri della crisi, le notizie negative di guerre e contrapposizioni in nome di una certezza: «La verità è che se voi doveste scegliere un tempo nel corso della storia umana per essere vivi, scegliereste questo.
Proprio qui, in America, e proprio ora», scrive. Un tasso di criminalità inferiore rispetto a 30 anni fa, una minore incidenza delle gravidanze adolescenziali e la diminuzione della povertà sono gli elementi che il presidente porta a sostegno della sua tesi.
E accanto a questi dati fa riferimento a un miglioramento dell’aspettativa di vita, a un quadro economico in crescita e a una maggiore integrazione delle donne e delle minoranze nel tessuto produttivo rispetto a prima.
Un progresso americano che è andato di pari passo a quello del mondo, ma che non è accaduto da solo. A renderlo possibile sono state le scelte fatte dalle persone e dai leader. E soprattutto il merito è della scienza: «La scienza è il mezzo con il quale abbiamo combattuto le piogge acide e l’epidemia di Aids. La tecnologia è ciò che ci ha permesso di comunicare attraverso gli oceani e di empatizzare tra noi quando un muro è venuto giù a Berlino o quando una personalità è apparsa in Tv. Senza il grano di Norman Borlaug non avremmo potuto combattere la fame.
Senza il codice di Grace Hopper, probabilmente staremmo ancora analizzando dati con carta e matita». Obama guarda ai cambiamenti tecnologici avvenuti solo durante la sua presidenza. E rimane stupito dal fatto di essere entrato con un Backberry e di uscire con un iPad: «Chissà quali cambiamenti sono in serbo per il prossimo presidente», si chiede.
«Liberare il potere di tutti»
Le sfide secondo Obama non sono affatto finite: clima, disuguaglianze, cybersecurity, terrorismo e violenza armata, cancro, morbo di Alzheimer, batteri resistenti agli antibiotici. La scienza, ancora una volta, è la chiave per cercare di risolvere tutti questi problemi.
Ma il presidente Usa ci tiene a sottolineare che la battaglia non deve essere combattuta solo dalle eccellenze delle migliori univerità e enti di ricerca americani. Lo sforzo dovrà essere quello di coinvolgere tutti in questo cambiamento, anche quelli che hanno solo un’idea ma non sanno come metterla in pratica.
Lo scopo è «liberare il potere di tutti a beneficio di tutti», scrive Obama. «Il punto è che noi abbiamo bisogno di grandi pensatori che pensano in grande», è l’invito del presidente.
«Finanziamo la ricerca»
La presidenza Obama dal 2010 organizza alla Casa Bianca un festival scientifico, il White House Science Fair, al quale partecipano molti bambini e ragazzi. Sono loro e quello che sono in grado di fare a permettere al presidente di immaginare il futuro: uno studente fa crescere un pancreas artificiale, due ragazze inventano un nuovo carburante derivato dalla luce, dall’acqua e dall’anidride carbonica, un ragazzo coltiva patate con la terra portata da Marte.
Sono momenti che Obama ritiene più vicini di quanto pensiamo. E con la sua abilità dialettica quasi ci convince che siano realtà. Un ultimo invito rivolge a tutti gli americani: «Dobbiamo continuare a nutrire la curiosità dei nostri bambini.
Dobbiamo continuare a finanziare la ricerca scientifica, medica e tecnologica. E, soprattutto, dobbiamo abbracciare la quintessenza dell’impulso americano a cercare nuove frontiere e spingerci oltre i confini del possibile».