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Non se ne parla tanto come del Fintech, ma alcune delle ex startup di maggior successo al mondo sarebbe classificabili come PropTech, ovvero aziende innovative che hanno rivoluzionato uno o più ambiti del business sul settore immobiliare (o real estate). Un esempio? Airbnb, che con tecnologia e gestione di appartamenti in tutto il mondo ha cambiato il modo di fare turismo negli ultimi anni (e che, nonostante la pandemia, è comunque riuscita a quotarsi a Wall Street). Per inquadrare lo scenario internazionale e italiano StartupItalia ha avuto la possibilità di visionare la terza edizione dell’Italian PropTech Monitor del Joint Research Center PropTech di Fondazione Politecnico di Milano. Il report è riservato ed è stato realizzato con il main partner neprix, startup del gruppo illimity e primo operatore italiano specializzato in gestione di credito distressed corporate e nella vendita degli asset sottostanti, anche immobiliari, attraverso un network di portali web specializzati. Partiamo dallo scenario globale: nel 2019 il mercato PropTech valeva 27 miliardi di dollari.

PropTech

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PropTech: in Europa 3800 startup

In base ai dati internazionali di Venture Scanner, il 2019 ha registrato il volume di finanziamenti maggiore degli ultimi anni e, nonostante un calo nel 2020 provocato dallo choc pandemia, i trend in corso del settore e il cosiddetto new normal sembrerebbero accelerare più che frenare lo sviluppo di soluzioni PropTech. «A livello europeo l’Italia resta indietro – ha spiegato a StartupItalia Daniele Levi Formiggini, Head of Real Estate Advisory di neprix – in Europa sono circa 3800 le startup di questo ecosistema. In Italia 152». Una nicchia dal grande potenziale che deve però ancora esprimersi. Per darle forma e voce è nato L’Italian PropTech Network. «Dal momento che la situazione in Italia è frammentata – ha aggiunto Levi Formiggini – era necessario creare questo hub, in cui neprix è presente. È un elemento di aggregazione tra le startup, fondi di venture capital e aziende tradizionali del settore immobiliare».

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Daniele Levi Formiggini, Head of Real Estate Advisory di neprix

La geografia PropTech: Milano domina

A livello geografico, in Italia le startup PropTech si concentrano soprattutto al nord (70%) e, nota forse poco sorprendente, Milano è la città dove sono attive la maggior parte (45%) delle aziende del settore. Andando a fondo sulle attività, l’Italian PropTech Monitor segnala che, sotto la definizione PropTech, esistono tecnologie e innovazioni in quattro ambiti: lo Smart Real Estate, con edifici che supportano o utilizzano piattaforme high-tech; la Sharing Economy, focalizzata su un utilizzo collaborativo degli spazi (Airbnb ne è un esempio, così come i tanti coworking); il Real Estate FinTech, ossia la fase transazionale del mercato immobiliare; e infine il Professional Service, entrambi settori in cui rientra neprix con il suo modello di business full data driven, basato sulla capacità di integrare dati provenienti dall’intera catena del valore del credito e modelli predittivi per definire le strategie più idonee di gestione di crediti e asset, includendo advisory e valorizzazione (anche a distanza) da servizi avanzati di valutazione.

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Cosa rallenta la crescita del settore

Nonostante la crescita dell’ecosistema dell’innovazione negli ultimi dieci anni, il PropTech in Italia sconta ancora forti ritardi. «La spiegazione più banale – ha commentato Levi Formiggini – è che il settore degli investimenti real estate italiano, e cioè proprio quella parte del mercato che dovrebbe trainare l’adozione delle nuove tecnologie, è molto più piccolo di quello estero. Nel 2020 in Italia abbiamo avuto meno di 9 miliardi di transazioni contro i circa 80 di Germania e 47 della Gran Bretagna. Questo senz’altro rallenta la crescita delle startup». A cascata questo influisce sulle capacità di ottenere finanziamenti, anche se – fa notare il report – molto dipenderebbe anche dalla “complessità delle normative italiane che regolano i finanziamenti”. Le prospettive sull’ecosistema suggeriscono comunque ottimismo: il PropTech italiano, conclude l’Italian PropTech Monitor, “sarà presto pronto a confrontarsi con i Paesi europei più avanzati nella digitalizzazione della filiera immobiliare”.