Quanto ci costa, oltre alla pessima figura – legata anche alle mancate dimissioni immediate di Gian Piero Ventura e del presidente della federazione Carlo Tavecchio – l’estromissione dai Mondiali russi del prossimo anno? Un bel po’ di soldini.
La stima
Non è semplice fare il punto e le cifre che stanno uscendo in queste ore paiono un po’ campate in aria, ma mettendo insieme tutti i pezzi si parla di una forchetta che oscilla fra gli 80 e i 100 milioni di euro. Colpendo indistintamente federazione, sponsor, brand e anche il futuro del movimento tricolore che con quei fondi, almeno in parte, ci si finanzia e dovrebbe puntare a Qatar 2022. Senza contare Fifa e la stessa competizione che comunque perdono una fra le nazionali più blasonate della storia di questo sport.
I diritti tv
Partendo dalla tv, vale la pena ricordare che fra Rai e Sky, cioè con i diritti, la Fifa aveva incassato ai Mondiali brasiliani circa 180 milioni di euro. Poi redistribuiti. Senza, il prezzo sarà almeno dimezzato. Nel caso del mercato italiano i diritti annuali della Rai per le partite della Nazionale (tutte, amichevoli, qualificazioni, etc…), che erano a 26,3 milioni di euro, scenderanno.
La torta della Fifa
Poi ci sono i soldi legati al Mondiale stesso. Quella è la torta più importante: 8,2 milioni garantiti per la qualificazione, 3,4 milioni per il superamento della fase a gironi (ma con ricchi premi di consolazione anche per chi torna a casa), 3,5 milioni per i quarti fino ai 7 per l’accesso alle semifinali e i 10,6 per la squadra vincitrice. Chi vince, insomma, accumula di turno in turno oltre 30 milioni. Il bottino è di 345, ciascuna delle 32 federazioni qualificate porterà a casa una fettina del dolce: all’Italia nulla.
Gli sponsor
Ancora, gli sponsor che magari non diranno subito ciao ciao ma senz’altro ridiscuteranno al ribasso i contratti per poi sganciarsi al momento opportuno. Il minimo garantito dall’intermediario Infront è di 14 milioni l’anno che in realtà sono una ventina. La metà dei 43 milioni di introiti commerciali dello scorso bilancio era infatti legata agli sponsor. Senza contare la raccolta legata per esempio agli Europei francesi, che pompano il bilancio chiusa l’anno scorso nel complesso a 174 milioni. Oppure il crollo del merchandising (che vale 2,7 milioni di diritti). Puma busserà alla porta perché certo fino al 2022 difficile che si renda disponibile a sborsare quasi 20 milioni l’anno per una nazionale destinata, nei prossimi mesi, alle amichevoli di lusso. Intanto, nell’immediatezza, c’è chi dice che mancheranno subito 4 milioni evidentemente per una serie di clausole legate alla qualificazione.
L’indotto: scommesse, tech, marchio
C’è poi tutto un indotto estremamente complesso da stimare. Dalle scommesse (l’unico elemento di cui non ci dispiace il calo, visto che avvelenano lo sport e mandano in rovina la gente) e dai conseguenti introiti per il Fisco (un milione di euro perso), al valore del marchio anche in ottica di investimenti futuri passando per gli acquisti tecnologici tipicamente legati a queste competizioni: tv su tutti, impianti audio e simili. Ma forse, su quel punto, il richiamo del Mondiale riuscirà a parare i danni: tifiamo Islanda?