Esperta di RegTech e molto attiva sul fronte della parità di genere, sarà protagonista del FinTechstage capitolino
Dal 7 al 10 maggio, al FinTechstage Festival si parlerà anche di “regtech”, il neologismo che fonde due parole “regulatory” e “technology” su cui banche e assicurazioni hanno già iniziato a investire.
Ne parlerà in modo approfondito Ghela Boskovich, che ha trascorso gli ultimi dieci anni proprio nel FinTech. Negli ultimi cinque anni il suo lavoro si è incentrato sulla funzionalità di governance dei prezzi dei servizi finanziari. Ghela contribuisce regolarmente alle pubblicazioni e alle discussioni di FinTech, dedicandosi soprattutto al tema della centralità del cliente.
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Ghela è inoltre la fondatrice di FemTechGlobal, un’organizzazione che mira a colmare il divario di genere in FinTech e nel settore dei servizi finanziari.
Matteo Rizzi, responsabile del FinTechstage Festival, ha rivolto a Ghela Boskovich tre domande via Whatsapp per cominciare a parlare dei temi che saranno centrali durante il panel dedicato alla RegTech e anche alla parità di genere nell’universo FinTech.
Si può dire che le RegTech sandboxes [l’approccio che consente alle imprese fintech di sperimentare nuovi prodotti o servizi senza essere sottoposti alla regolamentazione in vigore. ndr] siano in realtà una bolla?
Non ci sono abastanza sandboxes nel mondo. Neanche lontanamente. Ma quello che sarebbe ancora meglio, sarebbe avere un consorzio di sandboxes sponsorizzate da regolatori che collaborano.
Come possono essere scalate, oggi, le banche “pure digital”?
Il “pure digital” dovrebbe essere infinitamente scalabile da un punto di vista di stack. Ma potremo avere le prove di ciò solo se riusciranno a conquistare quote di mercato.
Tu hai iniziato la battaglia sulla parità di genere. Noi siamo dei fan, puoi dunque dirci qualcosa in più sulle tue iniziative?
In realtá c’era un gruppo di donne dietro a questa battaglia e chi ha fatto il grosso del lavoro è stata Sharon O’Dea. Da parte nostra, stiamo tutti spingendo e promuovendo il tema così da richiamare l’attenzione sulla mancanza di parità negli eventi pubblici, ed è un modo per rendere gli organizzatori responsabili e, inoltre, aiuta gli uomini ad essere nostri alleati.