Altri 26 milioni di dollari per TransferWise, servizio peer-to-peer che aiuta a trasferire denaro all’estero con bassi costi di commissione. L’idea di Kristo Kaarmann e Taavet Hinrikus è già da tempo una start del fintech e con il nuovo round supera, anche se di poco, la valutazione di 1 miliardo.
L’investimento nell’aria da febbraio
I 26 milioni di dollari guidato dal fondo scozzese Baillie Gifford vanno ad aggiungersi agli altri round che la startup ha ricevuto dal 2011, anno della sua fondazione. In totale fanno 117 milioni e non da venture sconosciuti: Andreessen Horowitz, Peter Thiel, Sir Richard Branson, sono solo alcuni dei big che hanno scommesso sulla startup. La notizia di quest’ultimo round, che porta Transferwise a raggiunge una valutazione di 1,1 miliardi di dollari, era già nell’aria da febbraio, come spiega Business Insider. Era stata l’emittente Sky News a riportare la notizia. Anche se la cifra nell’indiscrezione era ben più alta. Si parlava di un investimento di 70 milioni da parte dello storico fondo scozzese che, fondato nel 1908, gestisce più di 120 miliardi di sterline e ha già puntato sul fintech investendo sulla piattaforma inglese di peer-to-peer lending Funding Circle.
La polemica con TechCrunch
Il team aveva già annunciato un anno fa di aver raggiunto la valutazione di 1 miliardo (quella che offre il diritto di entrare nel club degli unicorni). Eppure era ancora prematuro, come fa notare la rivista americana TechCrunch al Ceo, divulgare una notizia non vera un anno prima. Interrogato su questa falsa informazione, Hinrikus si difende facendo notare che «l’azienda non ha mai fatto rilasciato commenti sulla sua valutazione e non la ritiene oggi un motivo di vanto, o qualcosa di importante».
Un unicorno in perdita
«Dopo 5 anni i nostri utenti hanno trasferito quasi 500 milioni di sterline, risparmiando 22 milioni» spiega Taavet Hinrikus. Oggi la startup ha più di 600 dipendenti nelle sue sedi tra UK, Europa e US, e funziona con più di 600 valute. Numeri che, tuttavia, non hanno permesso alla startup di essere in attivo: nel 2015 sono 16,7 milioni di dollari le perdite su ricavi di 13,8 milioni.
Quando nasce TransferWise
E’ stata la frustrazione personale a spingere un ex manager di Skype a mettersi in proprio. Estone, come il suo amico Kristo Kaarmann, all’epoca consulente finanziario per Deilotte e PwC, perdono il 5% dei loro soldi ogni volta che li trasferiscono verso il loro Paese. I servizi tradizionali come Western Union e Money Shop hanno fee che vanno dal 5 all’8%. Allora si inventano un sistema, un software complesso che fa incontrare i pagamenti in entrata e in uscita. In questo modo il denaro spedito non lascia mai il Paese d’origine e vengono abbattuti i costi di cambio. Le commissioni si abbassano fino allo 0,5%. Oltre alla convenienza del servizio, il successo della startup è anche legato a un’aggressiva campagna di comunicazione, molto critica dell’establishment bancario che ha conquistato un target di giovani professionisti, consumatori e piccole imprese, il blocco duro che ha poi contribuito al successo del servizio.