Nota: Diego Banovaz è il Ceo di Fairbooks, una startup che si definisce «Lo Spotify dei lettori, l’Uber degli scrittori», una piattaforma web per scrittori indipendenti che vogliono pubblicare la propria opera gratuitamente. Ci hanno proposto di raccontare la vita di chi fa startup nell’acceleratore romano di Luiss Enlabs. Questo è il dodicesimo appuntamento di una serie di… Read more »
Nota: Diego Banovaz è il Ceo di Fairbooks, una startup che si definisce «Lo Spotify dei lettori, l’Uber degli scrittori», una piattaforma web per scrittori indipendenti che vogliono pubblicare la propria opera gratuitamente. Ci hanno proposto di raccontare la vita di chi fa startup nell’acceleratore romano di Luiss Enlabs. Questo è il dodicesimo appuntamento di una serie di uscite che proporremo ai nostri lettori ogni domenica.
Come ormai ben saprete, la vita dello startupper in accelerazione, non ha “tempo libero”. Si rimbalza tra slide, codice, piani finanziari e demo ad una velocità talmente alta da sentirti spesso come il motore di un Panda 750 in autostrada. La fame di arrivare a raggiungere i risultati sperati, la consapevolezza di voler sparare quell’unico colpo a disposizione con la massima forza e precisione possibile…
Ma c’è una cosa che riesce a far alzar gli occhi dal PC e far uscire dal proprio bozzolo l’enterpreneur in fase di accelerazione: gli eventi.
Nel subconscio la parola “networking” riesce sempre a scavalcare le barriere della Task list alle tue spalle. È come se fosse un costante Task unplanned a priorità 100 che arriva sempre e inesorabilmente nei momenti sbagliati. Non importa che si tratti del TechCrunch, il TEDx o la sagra del polpettone di ‘mpare Geraldo: se viene usata la parola networking si risveglia l’animo del cacciatore di funds.
Immaginatevi di aver sedici anni, suonate in una band che, nella vostra testa, spacca il culo ai passeri. O almeno, voi lo pensate. Avete sedici anni, due anni di expertise in “suonare lo strumento X” e avete sostanzialmente plagiato i vostri due gruppi preferiti per creare qualcosa che, nella vostra testa, suona completamente nuovo nel panorama musicale. Cioè, ragazzi, anche la tipella con cui uscite vi ha detto che siete forti, il passo che vi separa dal farvi aprire il concerto dai Metallica è veramente breve.
E, se ci pensate bene, quando siete il CEO di una startup è pressoché lo stesso. Ok, probabilmente se avete già seguito un programma di accelerazione o avete già avuto un seed probabilmente il vostro livello è superiore a quello della vostra band di quando non avevate neanche un pelo in corpo.
Però i concetti alla base sono sempre quelli: sfida e scouting.
Perché, solitamente, se vi ritenete in grado di portare avanti una società, se avete investito i vostri ultimi mesi sputando sangue su un progetto… è ovvio: volete vincere. Non importa cosa: coppa del nonno, coppa chiosco al torneo di calcio a cinque del paese, gara di sollevamento polemiche durante il demo day… Tutto è competizione.
E il secondo motivo è più legato “al sogno”. Dopo aver letto tanti casi di successo nati dagli incontri fortuiti vi sentite moralmente vincolati all’idea di partecipare ad ogni occasione di sorta. Come quando eravate ragazzi suonavate in ogni occasione e ad ogni condizione perché “magari c’è qualche scout di una casa discografica al contest”, adesso partecipate agli eventi guardando tutti come se fossero il vostro biglietto di sola andata verso il successo. È il vostro animo romantico a suggerirvelo, è la vostra indole a permettere che la vostra parte razionale si annichilisca per un istante mentre il vostro “io sognatore” si lascia andare a volo di gabbiano su una strada lastricata d’oro.
Che poi, ben inteso, tutte queste occasioni di networking o pitch, SERVONO. Servono perché qualcuno scriverà di voi da qualche parte, servono perché la vostra faccia sarà una faccia conosciuta, servono perché ad ogni pitch siete più sciolti e self confident… E servono soprattutto perché vi fanno alzare la vostra cazzo di faccia dal PC, vi ricordano che fuori c’è un mondo che evolve, che ci sono possibili contaminazioni, partnership, pivoting più o meno importanti.
Ad ogni modo, il tempo che richiedono è spesso inaccettabile, così, con il matematico Kodo abbiamo elaborato dei preziosi algoritmi che vanno a decretare la nostra partecipazione ad un evento. Introduciamo in questo modo i seguenti parametri:
(Bu) = free buffet
(BuA) = buffet alcoolico
(Fi) = quantità di cucciolotte stimate in sala
(Vip) = Vip presenti
(€€) = Soldi in premio
(VC) = investitori presenti
(Di) = distanza in trasbordi di mezzi su rete urbana ed extra urbana
E introduciamo quindi il concetto di Rate
Rate = ((Bu + BuA + Fi) * 100 + (Vip) / 3.14 + (€€) + (VC)) / (Di)
Non hai letto l’antefatto? Leggilo qui!
Non hai letto lo Sprint 0? Leggilo qui!
Non hai letto lo Sprint 1? Leggilo qui!
Non hai letto lo Sprint 2? Leggilo qui!
Non hai letto lo Sprint 3? Leggilo qui!
Non hai letto lo Sprint 4? Leggilo qui!
Non hai letto lo Sprint 5? Leggilo qui!
Non hai letto lo Sprint 6? Leggilo qui!
Non hai letto lo Sprint 7? Leggilo qui!
Non hai letto lo Sprint 8? Leggilo qui!
Non hai letto lo Sprint 9? Leggilo qui!
Non hai letto lo Sprint 10? Leggilo qui!
Non hai letto lo Sprint 11? Leggilo qui!