La presentazione del primo iPhone, correva l’anno 2007, aveva fatto schizzare le azioni Apple dell’8%. Una reazione, con il senno di poi, perfettamente in linea con la rivoluzione che il dispositivo touch-screen stava tenendo a battesimo. Da allora la febbre dei telefoni cellulari connessi con ampi schermi da controllare in punta di dito e in grado di far girare applicazioni di ogni genere ha contagiato marchi e utenti di tutto il mondo. Si pensi solo al numero di app disponibili su App Store al momento 1,3 milioni.
Apple nel 2007 stava stravolgendo il mercato della telefonia mobile e Wall Street gliene aveva dato atto. Nei sei anni successivi, scanditi da altrettante presentazioni, non è mai andata altrettanto bene: al contrario, come mostra il grafico sottostante di Bloomberg, 5 dei 6 lanci sono stati accolti con un ribasso medio intorno al 2%. L’unica eccezione è il 2012, quando il sipario si è alzato sull’iPhone 5. Ieri sera sono stati messi sul piatto il nuovo sistema di pagamento Apple Pay (ne abbiamo parlato qui) e tre prodotti, iPhone 6, iPhone 6 Plus e Watch, l’ultimo dei quali in tre diverse linee. Non è bastato: il titolo ha chiuso in calo di 37 centesimi, poco meno dell’1%.
Interessante vedere l’evoluzione dell’intera serata. L’attesa era tanta e alta. Un primo picco si è registrato con l’arrivo di Tim Cook sul palco, mentre la presentazione dei due melafonini ha causato un prima flessione. Apple Pay e soprattutto l’arrivo di Watch sul palco sono stati i momenti più alti, ma la caduta libera durante le spiegazioni dimostra come la perplessità sia stata il sentimento dominante.
Data per assodata la fisiologicità di un andamento di questo genere fra rialzi dell’attesa e successivi assestamenti, si può provare a fare qualche ipotesi sulla ragione della freddezza sostanziale di ieri sera (ora italiana): l’effetto wow sugli smartphone è mancato semplicemente perché si sapeva già tutto e perché, cedendo solo adesso alla diagonale più ampia, Cupertino si è condannata al ruolo di inseguitrice anche di marchi che propongono dispositivi di fascia medio-alta a prezzi molto più accessibili (scopri qui quanto costeranno iPhone 6 e iPhone 6 Plus in Italia). Vedi le cinesi Huawei o Xiaomi o le novità di Motorola lanciate all’Ifa di Berlino.
Apple Pay è un’altra rivoluzione annunciata ma molto attesa: il logo della Mela può aiutare l’Nfc a esplodere. Anche in questo caso però, come abbiamo spiegato qui, non c’è stata vera innovazione. Il discorso di Watch è particolarmente delicato. Dalla sua l’orologio ha un’interfaccia che potrebbe finalmente spalancare le porte del mercato smartwatch al grande pubblico, mentre i tentativi precedenti anche con Android Wear appaiono meno intuitivi, ma il design non ha convinto tutti, soprattutto la scelta di uno schermo rettangolare e l’assenza di una curvatura su cui molti erano pronti a scommettere. Positiva invece la scelta di aver pensato a una diagonale ridotta per il pubblico femminile, ignorato dai modelli già disponibili sul mercato.
Il problema principale, in sede di annuncio, è che non arriverà prima di inizio 2015 e che saranno le applicazioni a decretarne o meno il successo, come conferma il capo della ricerca del Kantar Worldpanel Carolina Milanesi. E ancora non ci sono.
For AppleWatch as it was for the iPad and the iPhone before that: it is all about the apps!
— carolina milanesi (@caro_milanesi) September 9, 2014
Può aver contribuito all’indecisione anche la scelta di realizzare tre linee diverse con personalizzazioni di ogni genere. Questa è la vera rivoluzione: Apple ha girato pagina e abbandonato la filosofia dell’oggetto iconico e granitico. C’è spazio per dimensioni, colori e materiali diversi. E bisogno di tempo per capire quale sarà la reazione dei consumatori.