Matteo Masserdotti, CEO di Two Hundred, spiega i dettagli dell’iniziativa nata per sostenere le eccellenze italiane dell’agroalimentare
Supportare la crescita delle aziende agroalimentari italiane. Questo l’obiettivo di Semina, progetto che vuole favorire l’accesso al mercato dei capitali delle imprese di settore. L’iniziativa è sostenuta da Two Hundred, fintech attiva nell’equity crowdfunding e da Emerge, piattaforma B2B focalizzata sul food italiano. “Con Semina – ha spiegato Matteo Masserdotti, CEO di Two Hundred – vogliamo dare la possibilità alle aziende del nostro paese di crescere più velocemente all’accesso al mercato dei capitali. Vogliamo dare loro la possibilità di essere ambiziose, di diventare leader mondiali e di non vedersi superare da aziende di altri paesi con prodotti peggiori, ma maggiori risorse”. Il 21 maggio sarà lanciata la prima call per reclutare le aziende che avranno l’opportunità di raccogliere capitali. Matteo Masserdotti ci ha spiegato come funziona la piattaforma.
Matteo, perché Semina?
«Vogliamo costruire un verticale sul food, con una parte di scouting di cui si occupa Emerge, una startup in contatto con tanti piccoli produttori: eccellenze di settore, che però non hanno la forza di arrivare a portare i loro prodotti nel circuito della Grande Distribuzione Organizzata e di produrre in grandi quantitativi».
Hanno bisogno di capitali?
«Sì hanno bisogno di capitali per accelerare i loro percorso di crescita».
Le diverse fasi di Semina.
«Emerge trova e seleziona in giro per l’Italia queste realtà. Noi di Two Hundred ci occupiamo della parte di fundrising. Emerge continua a supportare le stesse aziende nel percorso di crescita, permettendo loro di arrivare alla GDO».
Di che aziende parliamo?
«Non si tratta di startup innovative come da indicazioni del Registro, ma si tratta di aziende che nella tradizione portano innovazione, soprattutto di prodotto».
Mi fa un esempio?
«Oilalà è un’azienda pugliese produce olio, come tante altre, ma lo vuole fare partendo da una coltivazione biodinamica. In questo caso si tratta di innovazione del processo di produzione per cui l’azienda punta ad espandersi. Un’altra è Wow Food, una società che commercializza in esclusiva un prodotto alimentare che proviene dall’Australia, il Finger Lime, e che vende agli chef stellati».
Perché avete deciso di puntare sulle aziende del food?
«L’Italia è certamente il luogo ideale per far crescere aziende legate al settore agroalimentare. La cultura e la tradizione del cibo, la posizione geografica, la presenza di Università leader mondiali in questo settore, offrono il terreno perfetto per la nascita di prodotti incredibili. E’ un’occasione troppo importante per l’Italia per non essere sfruttata».
La timeline di Semina.
«Ogni tre-sei mesi lanciamo una call, dove Emerge si occupa dello scouting, successivamente partono le campagne di fundrising che durano 2 mesi. A conclusione delle campagne di apre un nuovo batch».
I numeri dell’agrifood
Gli investimenti in venture capital nel settore agrifood a livello mondiale hanno registrato un incremento costante negli ultimi 5 anni, passando da 3.08 miliardi di euro nel 2014 ai 14.3 miliardi registrati nel 2018. In Europa sono stati investiti nel settore circa 6,5 miliardi, dal 2013 ad oggi. Secondo i dati di Dealroom, l’Italia, nonostante l’agroalimentare contribuisca al 15% del PIL, occupa un ruolo marginale con investimenti pari a solo l’1% del totale investito in Europa in venture capital nel settore.
Le Big del foodtech nel mondo
A livello globale si contano 35 aziende foodtech, che non esistevano 10 anni fa, con un valore superiore al miliardo di euro, per un valore combinato di 169 miliardi di euro. Nove di queste hanno sede in Europa, per un controvalore di cui 30 miliardi di euro. nessuna in Italia.