Sono 14 milioni i correntisti in Italia con accesso e utilizzo online del proprio conto corrente. Una progressione del 71% negli ultimi 4 anni. Più o meno 1 titolare di conti correnti in Italia su due. Di questi circa il 20% da banche digitali o comunque prevalentemente online.
Sembra un successo, in realtà è un bicchiere abbondantemente mezzo vuoto.
Basta comparare l’Italia al resto del mondo. In termini di penetrazione del digital banking, e di Internet in generale, siamo ancora nel gruppo degli “online adaptors”, degli arretrati che hanno iniziato da poco, in buona compagnia, per fare qualche esempio, di Grecia, Cipro, Croazia ecc.
L’area Euro è in media 3-5 anni avanti in termini di adozione del digital banking, Francia compresa. Per non parlare dei paesi nordici almeno 7 anni avanti.
Un altro punto di arretratezza del sistema Italia. Il digital banking abbatte i costi, aumenta la velocità delle transazioni, rende l’economia più veloce e fluida, elimina barriere favorendo il commercio e l’inclusione finanziaria, l’imprenditorialità.
Si deve fare di più l’Italia deve recuperare terreno, correre di più. Un aiuto potrebbe venire dall’adozione del mobile (dato coerente con quello sul commercio elettronico). Nel 2013 il mobile banking ha raggiunto già l’11% di penetrazione. L’Italia è un Paese mobile addicted, questo potrebbe permettere oltretutto una crescita in generale della penetrazione di internet. Quindi il mobile banking potrebbe dare la spinta in più sempre se le banche Italiane inizino a pensare “mobile first”.
Detto ciò è chiaro che serve anche una legislazione e una regolamentazione finalizzate alla crescita del banking digitale: dalla digital ID, alla portabilità dei conti correnti, dalla digitalizzazione degli assegni allo sviluppo dei POS e della moneta elettronica, sono molte le cose che si possono fare.