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Una macchina virtuale che produce contratti intelligenti e che non si può fermare se tutti i contraenti non sono d’accordo. Questo l’obiettivo di Ethereum una piattaforma decentralizzata del web 3.0 per la creazione e pubblicazione peer-to-peer di smart contracts (di cui avevamo parlato anche qui).

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La blockchain oltre il denaro

Il progetto fa parte di un gruppo di piattaforme Bitcoin di nuova generazione la cui intenzione è quella di sfruttare il concetto di blockchain per qualcosa che vada oltre il denato, (un tema importante quello dello sviluppo alternativo, specialmente dopo l‘arresto del fondatore di MtGox). La community di appassionati che sostiene Ethereum è nata nel 2013 ma si è rapidamente allargata fino a comprendere 111 gruppi in 83 città di oltre 34 paesi. I gruppi di appassionati si organizzano tramite la piattaforma MeetUp e quello italiano, con base a Roma, è stato fondato un anno fa, ne fanno parte circa 100 membri.

Ad occuparsene c’è un giovane avvocato romano, appassionato di Bitcoin e di contrattualistica smart, Leonardo Maria Pedretti. Insieme a lui, in un’associazione, ci sono poi il fratello avvocato Jacopo Pedretti, e un amico sistemista-programmatore, Giulio Grassi. Intervistato da SmartMoney, Leonardo ha raccontato di essersi avvicinato al progetto di Ethereum poco più di un anno fa, “mi occupo di Bitcoin da tre anni, ma lo scorso anno, verso aprile, ho cominciato a interessarmi a questo progetto per curiosità, fino ad entrare in contatto con il team che l’ha fondato”.

A livello internazionale, quest’anno sono state sviluppate e testate tutte le piattaforme e i linguaggi di programmazione, ecco perché proprio qualche giorno fa il progetto è stato lanciato online a tutti gli effetti. “Il programma non viene eseguito su siti internet o su server, ma in maniera peer to peer da tutti i nodi della rete”, spiega Leonardo, aggiungendo che blockchain è proprietaria di Etherium .

Puntare su applicazioni decentralizzate

L’idea è quella di puntare sulle applicazioni e sui sistemi di governo decentralizzati “che sono delle entità autonome” ha sottolineato Leonardo, aggiungendo che per ora da parte sua non c’è ancora un riscontro economico, ma che potrebbe arrivare da eventuali consulenze richieste sul tema.

Tra queste nuove applicazioni, c’è l’utilizzo di risorse digitali sulla blockchain per rappresentare valute personalizzate e strumenti finanziari (quelle che loro chiamano “monete colorate“), la proprietà di un dispositivo fisico sottostante (“proprietà intelligente”), assets non fungibili, quali nomi di dominio (“Namecoin”) così come le più avanzate applicazioni tipo un exchange decentrallizzato, derivati finanziari, il gioco d’azzardo peer-to-peer e il sistema di identità e di reputazione sulla blockchain.

Non ci sono quindi solo i “contratti intelligenti” – sistemi che trasferiscono automaticamente assets digitali, in accordo con regole pre-impostate. Quello che Ethereum intende garantire “è una blockchain con una linguaggio di programmazione di Turing, completo e costruito al suo interno, che può essere usato per creare contratti e per codificare le funzioni arbitrarie di transizione, permettendo agli utenti di creare uno dei sistemi sopra descritti, così come molti altri che ancora non abbiamo immaginato, semplicemente scrivendo la logica in poche righe di codice”, si legge nel libro bianco del progetto.