L’idea da una frase di un film, la ricerca del team e poi quel messaggio dai Foo Fighters: Fabio Zaffagnini racconta a Startupitalia.eu com’è riuscito a Cesena a creare Rockin’1000, una band con oltre 1200 musicisti
Immaginate la vostra canzone rock preferita. Ora immaginate uno stadio pieno e 1200 musicisti che la suonano contemporaneamente. E’ successo pochi giorni fa, a Cesena, con Rockin’1000, nel concerto della più grande rock band del mondo. Lo ha organizzato Fabio Zaffagnini, 40 anni, di Ravenna, a un anno esatto dal primissimo esperimento di Rockin’1000: il 26 luglio 2015 aveva radunato un migliaio di musicisti nel Parco Ippodromo di Cesena per suonare tutti insieme “Learn to fly” e cercare di convincere i Foo Fighters a fare un concerto in città. La band gli rispose il giorno successivo: “Ci vediamo presto”.
E infatti, qualche mese dopo, Dave Grohl e gli altri sono volati in Emilia Romagna. Ma ormai il format di Rockin’1000 era stato testato, funzionava, e invece di una sola canzone si poteva davvero fare un intero concerto rock a tutti gli effetti. Zaffagnini c’è riuscito: il 25 luglio 2016 ha riempito lo stadio di Cesena con 14 mila persone paganti e 1140 musicisti tra violini, tastiere, batterie, chitarre e cornamuse. I video disponibili online sono uno spettacolo che toglie il fiato.
Biologo marino, poi startupper, poi Rockin’1000
Prima di entrare nel guinness per aver messo su la band più grande del mondo, Fabio faceva il geologo marino. Ma, come lui stesso racconta a Startupitalia, «è un lavoro più bello da raccontare che da fare. Passavo le giornate a elaborare dati». Così gli viene l’idea di aprire un’impresa che gli permetta di viaggiare.
Fonda Trail me Up, una startup di “camminatori” che mettendo fotocamere sugli zaini effettuano riprese di luoghi accessibili solo a piedi: catturano immagini a 360 gradi per poi ricostruire mappe e sentieri, da vendere a privati, enti turistici e aziende.
L’idea di Rockin’1000 nata da «School of Rock»
La startup va bene, ma l’idea di Rockin’1000 arriva e non si può fermare. Tutto nasce da un film di qualche anno fa, ‘School of rock’. In una scena il protagonista, Jack Black, implora i Led Zeppelin di concedergli una canzone per il suo video. Dopo tanta fatica i Led Zeppelin si convincono e suonano.
«C’è una frase di quella scena che mi girava in testa da anni. Dice: se desideri tanto qualcosa devi essere disposto a implorare per ottenerla e funziona molto di più se ci sono 1000 persone dietro di te che urlano» racconta Zaffagnini. Quella frase gli torna in mente in macchina, passando davanti al Parco Ippodromo e pensa: “sarebbe figo se i Foo Fighters venissero a suonare a Cesena”.
Arriva l’idea: se riusciva a trovare abbastanza persone che gli urlavano dietro, deve aver pensato, magari i Foo Fighters sarebbero venuti davvero. Certo, non era facile organizzare il più grande tributo ai Foo Fighters mai fatto.
se desideri tanto qualcosa devi essere disposto a implorare per ottenerla e funziona molto di più se ci sono 1000 persone dietro di te che urlano
«Ci ho messo un anno a pianificare tutto e costituire il team. Ho chiamato le persone più brave che conoscevo negli ambiti che mi servivano per organizzare l’evento. Non potevo pagarli, ma quando gli ho raccontato l’idea, tutti hanno detto subito sì». Per finanziarsi, raccoglie 40 mila euro in crowdfunding sulla piattaforma Ginger.
Chiama a raccolta i musicisti tramite la rete: «Dovevano mandare un video in cui suonavano quello che volevano. Un team li classificava, bravi, medi, scarsi». Così, il 26 luglio 2015, 1000 persone si trovano al Parco Ippodromo a suonare “Learn to fly”. Praticamente un enorme flash mob: «Poteva essere un caos, invece ha funzionato».
Il video dell’evento diventa virale e arriva un messaggio dai Foo Fighters: “che bello, ci vediamo presto”
«Non potevo crederci» dice Zaffagnini e mentre lo racconta si emoziona come se quel messaggio l’avesse ricevuto oggi. Così, il team di Rockin’1000 vola negli Usa a incontrare i Foo Fighters: «Molto tranquilli, erano i manager a stare sempre super arrabbiati». Non deve esser stato facile per questi agenti dover organizzare un concerto in una città di provincia italiana solo perché un gruppo di ragazzi l’aveva chiesto a gran voce.
Il 3 novembre 2015, infatti, la band suona a Cesena per un concerto che, come scrive Rolling Stones, “non doveva esserci. Un concerto che nessuno dei presenti avrebbe mai immaginato di potere vedere”.
Stick together, play rock’n’roll
Se erano riusciti a far venire i Foo Fighters a Cesena, avrebbero potuto organizzare un concerto intero col format Rockin’1000. «Ci serviva uno stadio. Abbiamo fatto un altro crowdfunding su Eppela stavolta e abbiamo raccolto 160 mila euro». Un grande aiuto è venuto anche dal presidente di Orogel, Bruno Pieraccini. I musicisti questa volta li hanno contattati con molto anticipo:
«Dovevano imparare la scaletta, esercitarsi sugli spartiti. Abbiamo messo a loro disposizione una piattaforma per studiarli: se non si collegavano per troppo tempo, li chiamavamo per ricordargli di studiare». E la magia è avvenuta: c’è chi è venuto dal Sud Africa per suonare a Rockin’1000. Persino Raoul Casadei ha partecipato. Fabio Zaffagnini, nel suo discorso finale sul palco ha voluto mandare un messaggio di pace: “Stick together, no more conflicts and play rock’n’roll”.
«Il momento più bello è stato quando ho visto tutta quella gente che entrava nello stadio e vedere negli spalti tutti che urlavano. I brividi sono arrivati ancora prima di iniziare a suonare. Alla fine del concerto ci siamo abbracciati. E sono scese le lacrime».
Un film racconterà tutto
Nel futuro di Rockin’1000 ci sono tante cose. La prima cosa è un documentario sul backstage del progetto: «Ho filmato tutto. Tutte le volte che contattavo qualcuno e gli raccontavo l’idea mi portavo la telecamera per riprendere la sua reazione. Ora abbiamo tantissime belle riprese del backstage e stiamo pensando di fare un film».
Rockin’1000 diventerà un format, da riprodurre in altri paesi, con nuovi musicisti: «Stiamo cercando un’evoluzione che non sia una ripetizione ma un upgrade». L’idea è trattare Rockin’1000 come una band vera, che in futuro potrà pubblicare singoli o cd. Un esperimento mai provato da nessuno, con musicisti reclutati in rete: «Senza internet e Facebook non si sarebbe mai potuta fare».