Dopo 734 giorni di guerra le speranze per un cessate il fuoco da parte di Israele sono ora più concrete, o almeno lo sperano i superstiti che fanno festa nelle strade della Striscia. La prima fase dell’intesa prevede entro le 72 ore successive la liberazione dei 20 ostaggi vivi in cambio di 1.950 prigionieri palestinesi. Stamani l’Idf ha annunciato di aver completato il ritiro a Gaza come previsto dall’accordo. Se la pace terrà bisognerà iniziare a pensare alla ricostruzione.
Quanto costerà la ricostruzione di Gaza?
Due anni di bombardamenti e attacchi di droni cui è seguita, nell’ultimo periodo, l’offensiva di terra con mezzi blindati hanno reso lunare e spettrale il panorama di Gaza. La prima sfida, spiegano gli esperti, sarà la rimozione di 53 milioni di tonnellate di macerie di cui una grossa parte contiene amianto: secondo le previsioni saranno necessari 21 anni con un costo di 1,2 miliardi di dollari. Non mancano poi i timori legati all’alto numero di ordigni inesplosi: Israele non fornisce dati sulle bombe sganciate sulla Striscia, perciò gli operatori dovranno procedere “al buio”.

Secondo una stima della Banca Mondiale saranno necessari 53 miliardi di dollari per ricostruire Gaza e la Cisgiordania: 30 miliardi per riparare le infrastrutture fisiche e 19 miliardi per far fronte alle perdite economiche e sociali. Una cifra pari a tre volte il Pil della Palestina.
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Solo per il settore sanitario servono più di 7 miliardi di dollari. Un terzo della cifra totale andrebbe al settore più colpito, quello residenziale. Nel corso della guerra sono stati distrutti a Gaza il 94% degli ospedali, il 90% degli appartamenti, il 90% delle scuole, l’86% dei campi coltivabili, il 77% delle scuole e il 65% delle strade.