«Si conferma l’obbligo posto a carico dei gestori di strutture ricettive di ogni genere o tipologia di verificare l’identità degli ospiti mediante verifica de visu della corrispondenza tra persone alloggiate e documenti forniti, comunicandola alla questura territorialmente competente entro 24 ore». Come espresso dal capo della Polizia Vittorio Pisani in una circolare, sono in arrivo novità sugli affitti brevi, dunque per chi mette a disposizione su Airbnb e altre piattaforme i propri immobili.
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Affitti brevi: cosa cambia sul check-in
Il Ministero dell’Interno ha dunque vietato l’uso del self check-in e delle keybox, ovvero le cassette di sicurezza dove i proprietari lasciano le chiavi dell’appartamento. Le ragioni derivano dal fatto che, come spiega il Viminale, contrastano con le norme sulla sicurezza nazionali ed europee. «Apprezzo molto l’iniziativa del Viminale – ha dichiarato il Ministro del Turismo Daniela Santanchè – è un passaggio essenziale per prevenire rischi e garantire un’esperienza turistica serena e positiva, sia ai visitatori che agli operatori».
Come ha spiegato Vittorio Pisani l’urgenza di correggere il check-in da remoto con quello in presenza deriva anche dall’avvio imminente del Giubileo. Rispetto al tema delle keybox è intervenuto anche il capo del Viminale Matteo Piantedosi: «Io credo che sia un modello da superare, perché è molto critico anche in termini di rispetto della normativa che impone una effettività del riconoscimento della persona che poi accede al servizio alberghiero».
Airbnb: la posizione sulle keybox e il check-in da remoto
Nei giorni scorsi Airbnb ha pubblicato una nota sul proprio sito in occasione della 41esima Assemblea Annuale ANCI a Torino. Secondo la piattaforma, che cita Nomisma, gli affitti brevi generano un volume d’affari di 7,9 miliardi di euro con oltre 54mila posti di lavoro. In merito alla questione keybox la posizione della società è la seguente: «L’Azienda intende supportare le città – come Firenze, Roma e Venezia – nei loro sforzi per promuovere l’ospitalità di persona. Questo include interventi per contrastare l’uso illegale di cassette portachiavi (keybox) in spazi pubblici come parchi o recinzioni, sia attraverso campagne educative sia sfruttando la rete di co-host di Airbnb presente sul territorio».