Accade negli USA. La svolta dopo il voto in uno store del Meryland. Dei 110 dipendenti della filiale, 65 hanno votato a favore e 33 contro
La maggioranza dei dipendenti Apple di una filiale nel Maryland, ha approvato la formazione di una organizzazione interna che rappresenti i lavoratori, la prima per il gigante tecnologico. Sugli oltre 270 Apple Store presenti negli Stati Uniti, è successo a Tonwson, nell’area di Baltimora, in Maryland, dove 65 dipendenti hanno votato a favore, 33 contro e 12 si sono astenuti (su un totale di 110). E così si conferma la tendenza alla sindacalizzazione che si sta registrando nei negozi al dettaglio, nei ristoranti e nelle compagnie tech, da Amazon a Starbucks, passando per Google con Halphanet e Tesla, dalla catena di prodotti outdoor Rei al produttore di videogiochi Ravem Software. I lavoratori si uniscono per chiedere maggiori tutele, salari più alti, benefit e per avere più voce sulle misure anti pandemia.
Yes, Union
L’idea all’origine era stata lanciata ad aprile dal punto vendita di Grand Central, a New York, poi accolta da almeno altri quattro Apple Store. I lavoratori chiedevano anzitutto un aumento del salario, che sarebbe dovuto passare da 20 a 30 dollari orari, oltre a un aumento dei benefit.
Poi lo scorso 15 giugno i dipendenti sono stati i primi a votare a favore dell’adesione a una sigla sindacale in un referendum: 65 voti favorevoli e 33 contrari sulla possibilità di farsi rappresentare dalla Apple Coalition of Organized Retail Employees. La CORE entrerà a far parte della più ampia International Association of Machinists and Aerospace Workers che rappresenta all’incirca 300 mila lavoratori in tutti gli Usa. “Mi congratulo per il coraggio dimostrato dai membri di CORE dell’Apple Store di Towson nell’ottenere una vittoria storica”, ha sottolineato il presidente della IAM International Robert Martinez Jr.
La posizione di Apple
Dall’altra parte c’è Apple, che più volte ha ricordato agli stessi dipendenti degli store che la creazione di un sindacato avrebbe potuto creare problemi all’azienda. In particolare tempo fa circolava un video in cui la manager di Apple Deirdre O’Brien – Senior Vice President Retail + People – spiegava perché una union avrebbe danneggiato la società. Le copie del video erano state “segnate” così da permettere ai responsabili di Cupertino di scoprire quali Apple Store avrebbero fatto visionare il contenuto ai dipendenti e quali no.
La volontà dei lavoratori delle big tech americane è quella di riappropriarsi della qualità dei diritti e del lavoro. Una scelta dal peso specifico importante, considerando anche (e soprattutto) il fatto che negli Stati Uniti la storia delle union è ben diversa da quella dei nostri sindacati.