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Il Bitcoin? Roba vecchia. Destinata a essere superata e surclassata dal Bananacoin. Scherzi a parte, si tratta di una criptovaluta basata su Ethereum (quindi, in realtà, più smart contract che criptovaluta) e funziona come un contratto future. Agganciando il valore di ogni “token”, cioè di ogni unità posseduta di bananacoin, al valore di un chilo di banane prodotte in Laos nei mesi seguenti. Le fluttuazioni del prezzo, dunque della quotazione, si legano a quelle della domanda e dell’offerta dell’export.

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Chi c’è dietro

L’hanno messo in piedi due imprenditori russi (Oleg Dobrovolsky e Alexander Bychkov) insieme a un gruppo di connazionali e a un agronomo thailandese, Prasan Sangsatiatham, puntando molto anche sul mercato in netta crescita della Cina, principale importatore delle banane laotiane. In generale, il prezzo di quel prodotto è cresciuto negli ultimi sette anni fra il 4 e il 7%: non le roboanti montagne russe di Bitcoin e monete cugine ma certo qualcosa di molto interessante. Sembra un po’ un crowdfunding, un po’ una Ico e un po’ una colletta, visto che l’obiettivo è quello di espandere la loro piantagione.

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Come funziona

I Bananacoin sono disponibili – a proposito, se vuoi comprarli sono qui – fin dallo scorso settembre. Tuttavia a renderli popolari è stato un tweet particolarmente fortunato postato il 20 gennaio dall’imprenditore specializzato in cybersicurezza Zack Bloom da San Francisco. Voleste rivendere i vostri Banancoin potreste rimetterli appunto in distribuzione incassando l’equivalente in dollari oppure farvi mandare il corrispettivo in banane. Non basta: in quanto investitori potreste avere il diritto di visitare la piantagione, che si trova nella provincia di Vientiane, la capitale del Paese nel Sudest asiatico (oppure tenerla d’occhio da Google Map).

Bananacoin la Criptovaluta assurda

Come vanno gli affari

Gli affari sembrano andare bene: al momento un token vale mezzo dollaro e dei 14 milioni disponibili ne sono già stati venduti 3,5. Si possono acquistare convertendo Bitcoin, Ethereum o con bonifico bancario. La coltivazione di banane è ovviamente il valore aggiunto: sono prodotte senza l’uso di pesticidi, in modo naturale (“organic”, come si dice in inglese) e isolato dalle altre piante per preservare l’ecosistema locale.