«Il nostro obiettivo è stato raccontare storie di donne che sono riuscite ad affermarsi. Sono storie che fungono da modelli e, altra cosa importante, sono accessibili. Ci si può rispecchiare». Paola Profeta è Prorettrice per la Diversità, Inclusione e Sostenibilità all’Università Bocconi e Professoressa Ordinaria di Scienza delle Finanze presso il Dipartimento di Scienze sociali e politiche. Ha scritto la postfazione di Changed by Women – 99 storie di donne che hanno inseguito il loro sogno e cambiato il futuro, scritto da Diana Cavalcoli.
Un libro, 99 storie
In occasione della Giornata internazionale della donna su StartupItalia trovate interviste e approfondimenti sui percorsi di imprenditrici, innovatrici, ricercatrici. Nel libro in questione sono pubblicati 99 profili di Alumnae della Bocconi, ciascuno con una scheda in cui le protagoniste danno la propria testimonianza. «Mi occupo di tutti gli aspetti che riguardano diversità e inclusione. E il tema delle carriere femminili rientra nelle mie deleghe», ci ha raccontato la Prorettrice Profeta.
Una certa narrazione ritrae le donne di successo come persone che si fanno strada da sole contro tutti, per forza in un mare di ostacoli e problemi. Al netto dei ritardi e delle ingiustizie presenti in Italia, in questo libro emerge chiaro quanto siano anche la collettività e uno spazio di cultura e incontro come l’università a giocare un ruolo importante nel percorso di affermazione delle studentesse.
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«Quelli che si possono trovare nel libro sono modelli equilibrati. Parliamo della professione di queste donne, ma anche della loro vita», ha commentato Profeta. Ciascuna delle schede contiene un messaggio chiaro, rispetto ad esempio al non sentirsi mai in difetto, in ritardo, o sbagliate. «Sono donne che non avevamo un percorso pre-costituito. L’università le ha aiutate a focalizzare l’obiettivo. Ci sono cadute, risalite e quello che è importante, alla fine, è trovare la propria strada».
In Changed by Women viene espresso anche un fattore importante nella crescita individuale. «L’università deve andar oltre gli obiettivi della ricerca e dell’insegnamento. Bisogna creare un ambiente inclusivo, in cui ogni persona abbia la possibilità di realizzare a pieno il proprio talento. Solo in un ambiente simile sviluppiamo la massimo il potenziale di ciascuno».
Nella Giornata internazionale della donna è importante parlare di storie, ma senza dimenticarci il contesto – spesso sconfortante – in cui si trova il Paese. Circa una donna su due in Italia non lavora, con conseguenze pesanti sotto tanti punti di vista, da quello economico-sociale a quello culturale e dei diritti. «Se ci fossero più donne occupate potremmo aver maggior competitività e innovazione – ha concluso Profeta -. Il tasso di occupazione femminile è un indicatore molto importante».
Qui sotto trovate tre storie riprese dal libro Changed by Women – 99 storie di donne che hanno inseguito il loro sogno e cambiato il futuro, concesse gentilmente alla community di StartupItalia.
Isabella Castiglioni
«Non ho mai voluto che la mia ricerca rimanesse nel cassetto». Donna di scienza, imprenditrice, ricercatrice, professoressa, startupper, Isabella Castiglioni è una delle Inspiring Fifty, le cinquanta donne più influenti d’Europa nel mondo della tecnologia e dell’innovazione. Si racconta come una persona curiosa fin da ragazzina.
Decide di iscriversi a Fisica all’Università degli Studi di Milano specializzandosi in ambito nucleare «per partecipare a grandi esperimenti nel ‘non visibile». Si focalizza sulla medicina nucleare e vince una borsa di studio al San Raffaele. «Sono stata fortunata. Avendo molti medici di fianco all’ufficio ho avuto la possibilità di confrontarmi con loro. Mi chiedevano consigli sia metodologici sia pratici, e soprattutto di fornirgli strumenti di analisi dei dati clinici», aggiunge.
Lì si rende conto di un problema monstre: la gestione delle informazioni e dei dati dei pazienti tra esami e cartelle. Castiglioni mette così a fuoco la sua missione: «Volevo che i risultati dei miei studi avessero un forte impatto sociale, l’obiettivo era migliorare la qualità del lavoro dei medici e di vita dei pazienti». L’idea è così sviluppare un sistema, un software per semplificare la burocrazia e le diagnosi in ospedale. «L’idea c’era ma progettare prodotti di supporto alla decisione medica da mettere sul mercato era complicato e io non avevo competenze economico-finanziarie, gestionali o manageriali». Così, da scienziata, torna sui libri. Nel 2010 si iscrive in SDA Bocconi all’Executive Master in Business Administration.
Nel frattempo in laboratorio i test procedono e il software inizia a prendere forma. «Siamo andati avanti come spinoff universitario, la svolta è stata essere incubati in Silicon Valley dove abbiamo messo a punto il business plan» aggiunge. Nel 2018 Castiglioni è così co-fondatrice di DeepTrace Technologies, startup che produce software avanzati di intelligenza artificiale per ospedali e centri diagnostici.
Castiglioni, che dal 2020 insegna Fisica applicata alla medicina e Machine Learning all’Università Milano-Bicocca, si impegna da tempo contro gli stereotipi di genere. Dice: «Nel mio corso le studentesse non arrivano al venti per cento. Dico sempre alle ragazze di studiare materie STEM perché consentono di spaziare anche in ambiti umanistici, nonostante non sembri, e di utilizzare il nostro approccio multi-task».
Claire Lelièvre
«Sono italo-francese e mi sono iscritta in Bocconi perché con due amici avevamo fondato una startup, Hear and Know, per cui ci servivano competenze finanziarie». Claire Lelièvre si laurea così in triennale in Economia e Management alla Bocconi diventando poi chief financial officer della società dopo un master in ingegneria finanziaria in Francia. Un’esperienza nel mondo tech, da startupper, che l’ha avvicinata al mondo in cui lavora oggi. Gestisce infatti gli investimenti in startup per un fondo governativo da centocinquanta milioni presso Investissement Québec, in Canada.
«Quando la startup ha iniziato a crescere – spiega – sono andata a San Francisco e ho vissuto negli Stati Uniti per un breve periodo di tempo, portando avanti fino al 2019 l’esperienza da imprenditrice. Poi ho cambiato tutto per amore e mi sono trasferita in Canada.” Ricominciando da zero o quasi».
Per tre anni aiuta altri imprenditori a far crescere le loro idee. «Mi piaceva condividere quello che avevo imparato sulla mia pelle, soprattutto gli errori commessi» aggiunge. Lelièvre allarga intanto il suo network insegnando imprenditoria alla University of Virginia e al Pôle Universitaire Léonard de Vinci di Parigi. Dice: «Ho quindi iniziato a lavorare con alcuni fondi di investimento che mi chiedevano di fare la preselezione delle startup e sono così arrivata al mio attuale lavoro come direttrice di un fondo per il governo del Québec che investe in startup nella fase iniziale».
Da donna dice: «Ho avuto qualche difficoltà quando ero più giovane, da startupper è capitato che non mi prendessero sul serio. Nel mio ruolo attuale al contrario ho trovato un ambiente inclusivo, sono da poco mamma e niente è cambiato dal punto di vista professionale». Lelièvre nel suo ruolo cerca di incoraggiare le imprenditrici: «Sono poche e noto spesso che si frenano da sole: prima di chiedere un finanziamento vogliono essere certe di ottenere risultati mentre i founder uomini si buttano, anche a sproposito alle volte».
Irene Tinagli
«Le donne in politica? Sono appassionate, molto concentrate sull’impatto positivo che possono avere sul mondo. Pagano però un ambiente in cui prevale lo scontro muscolare fine a se stesso. Bisogna lavorare ancora molto per cambiare questi meccanismi soprattutto in Italia». Irene Tinagli è eurodeputata al Parlamento europeo per il Partito Democratico e oggi presiede la Commissione per i Problemi Economici e Monetari.
Racconta: «Ho scelto di studiare Management in Bocconi in modo molto razionale. Sapevo di voler lavorare all’estero ma volevo anche certezze in termini di opportunità lavorative. Ricordo di aver guardato attentamente le statistiche sull’occupazione post laurea». Durante gli studi scopre l’amore per l’economia politica e approfondisce i temi legati al lavoro: dalle disuguaglianze alla questione generazionale. Da questa sua sensibilità nascerà il primo libro, Talento da svendere, dedicato ai cervelli in fuga.
Il primo contatto con la politica per Tinagli arriva nel 2008 quando Walter Veltroni la chiama per partecipare all’assemblea costituente e poi alla prima direzione nazionale del Partito Democratico. Tinagli assiste così alla nascita del Partito Democratico, da cui però si allontana poco dopo per continuare la carriera accademica. In questi anni aggiunge alla laurea il PhD in Public Policy all’Università Carnegie Mellon di Pittsburgh e inizia a insegnare Economia delle imprese all’università Carlos III di Madrid. In aula a insegnare agli economisti di domani rimane dal 2009 al 2013. Poi arriva la chiamata in politica, che la porta nel 2013 a essere eletta alla Camera dei Deputati. Una scelta che significa traslocare da Madrid a Roma.
Così Tinagli si butta e lavora giorno e notte in Parlamento. «Anni difficili, non lo nego, era impossibile programmare le giornate e con un bimbo piccolo ricordo i salti mortali per presenziare alle riunioni. Alla luce della mia esperienza attuale al Parlamento europeo posso dire che in Italia la politica è ancora caotica mentre qui, dalle riunioni alle conferenze, è tutto gestito. Massima organizzazione e dibattiti molto tecnici, di merito. Per me un modo straordinario di unire la passione per l’approfondimento e le ‘policies’ a quella per la politica».
«Un consiglio alle ragazze di oggi? Oltre alla curiosità dico sempre di coltivare le relazioni. E non mi riferisco solo a quelle connesse al lavoro ma alle amicizie, quelle sane e belle. Molte delle svolte nella mia carriera sono legate alle persone che ho incontrato, ai consigli e agli spunti che hanno saputo darmi, prospettive inaspettate ma utilissime».