Una collezione di foulard ispirati a opere di famosi pittori. L’intero processo produttivo è made in Italy e coinvolge alcuni maestri artigiani nei pressi di Firenze
A Calenzano, vicino Firenze, Ivano Piccenoni fa l’imprenditore in un piccolo stabilimento che si occupa della produzione di tessuti e di campionari per le grandi aziende. Da tempo cercava di sperimentare qualcosa di innovativo, che avesse un carattere familiare e “genuino”, e inizia a realizzare garze e bende in bambù, ma il risultato non è positivo, anche a causa dei costi elevati.
La sua ricerca continua finchè un giorno, nel 2014, ascolta un’intervista a Michele Bugliesi, Rettore dell’Università di Venezia Ca’ Foscari, che invita gli artigiani a portare in vita un “nuovo Rinascimento”, partendo dalle proprie competenze e dai materiali con cui lavorano ogni giorno.
Il signor Ivano capisce, a quel punto, qual è il prossimo passo da compiere: rendere fashion quelle fibre tessili di bambù che già aveva. Nasce così Innbamboo, una startup che produce foulard in fibra di bambù, decorati con dettagli di famose opere d’arte della pittura contemporanea (e non). Ivano Piccenoni ha raccontato a StartupItalia! il suo percorso da artigiano del nuovo Rinascimento.
L’intervista
Signor Ivano, qual è il concept alla base dei foulard Innbamboo?
Sono foulard pensati per essere un accessorio quotidiano, da usare come sciarpa, stola ma anche come pareo o turbante, e la cui particolarità sta nei colori e le decorazioni che riprendono piccoli elementi di opere pittoriche degli impressionisti, della Pop Art e dell’Art dèco. Si adattano a qualsiasi tipo di pelle e stagione proprio per il materiale con cui sono realizzati: la fibra di bambù è leggera, traspirante, anallergica, antibatterica e dà freschezza in estate e calore nei mesi più freddi. Sono prodotti che vogliono associare il benessere all’arte e alla ecosostenibilità che si ritrova in un tessuto naturale, nei colori ad estrazione vegetale, in un packaging fatto con cartone riciclato, oltre che nella Certificazione VeganOk.
Come e dove avviene il processo produttivo dei foulard?
É interamente made in Italy e basato sulle competenze di una filiera di quattro imprese in cui artigiani e maestri d’arte del territorio curano le diverse fasi del processo: filatura, tessitura, decorazione e tintura. Per le decorazioni, abbiamo creato un piccolo comitato a prevalenza familiare: ci siamo io, mia moglie, mio figlio, i due responsabili della distribuzione e i due della vendita ovvero gli occhi e le orecchie dell’azienda che ci trasferiscono desideri e aspettative dei clienti. Inseriamo tre nuovi decori ogni trimestre, abbandonando solo temporaneamente altri che riproponiamo comunque più in là, e ci sono anche soggetti continuativi. Attualmente abbiamo 40 varianti colore su 17 decori in collezione.
Cosa è cambiato dal 2014 ad oggi?
Siamo partiti in due, io e mia moglie. Oggi il personale interno è formato da 12 persone, abbiamo una rete di venditori formata da altre 40 persone e sono stati fatti degli investimenti anche in nuovi magazzini. Abbiamo scelto fin dall’inizio di non servire i negozianti per avere un prodotto artigianale a portata della grande massa e il cui costo non lievitasse. Vendiamo i foulard Innbamboo in occasione di fiere ed eventi, proprio come facevano i commercianti del Rinascimento nei mercati e nelle piazze, per incontrare persone e chiacchierare con loro. Il 10 dicembre 2017 siamo andati online con un e-shop sul nostro sito, nato per quei clienti che, quando ci trovano in fiera, chiedono come e dove poter acquistare un altro foulard ma anche per chi ancora non ci conosce.
Quanto l’e-commerce influenzerà il suo essere un artigiano del nuovo Rinascimento?
Non ci interessa fare milioni di pezzi ma, piuttosto, continuare a migliorare la produzione e la qualità del filato, oltre a porre la massima cura nei dettagli, per rendere soddisfatto il cliente e avvicinarlo ai nostri valori. So bene che nel giro dei prossimi 5 anni il 60% delle vendite avverrà on line ma essere su un marketplace richiede un quantitativo di prodotti che difficilmente sarebbero artigianali e anche una gestione più complicata. Un conto è preparare una fiera, dove si acquista quel che si trova, un conto è soddisfare una precisa richiesta del consumatore. Siamo cresciuti in questi anni solo grazie al passaparola e, mi creda, non abbiamo speso un centesimo in pubblicità. Ed è così che vorremmo continuare a crescere: attraverso il contatto umano con le persone.