Se in queste vacanze avete pensato all’opportunità di lasciare casa per viaggiare lavorando da città in giro per il mondo, allora siete pronti per diventare nomadi digitali. Ma attenzione ci sono posti in cui questa scelta è più semplice che in altri
Per molti sembra un sogno, lasciare la grigia città viaggiare in giro per il mondo continuando a lavorare da remoto grazie a una connessione internet. Sono i nomadi digitali, persone (non necessariamente giovani) che scelgono di non avere una “fissa dimora” lavorativa.
Tutto facile? non proprio.
Innanzitutto bisogna dire che il nomade digitale non è una figura nata da poco, il fascino del lavorare da luoghi esotici risale almeno agli anni ’90. In una ricerca GoDaddy, fornitore di domini, web hosting, al servizio di piccole imprese e imprenditori, riprecorre origini e curiosità del fenomeno attraverso un’infografica.
Negli Anni ‘90 con la nascita del World Wide Web e lo sviluppo dei primi browser, appaiono i motori di ricerca, i cellulari e pc portatili, i primi strumenti necessari per i nomadi digitali. Nel 1997 nel libro Digital Nomad di Tsugio Makimoto e David Manners appare per la prima volta il termine “nomadi digitali”. Gli autori affermano che la tecnologia permetterà all’uomo di scegliere di muoversi in tutto il mondo. Agli inizi degli anni 2000 alcune compagnie IT iniziano ad accettare che alcuni sviluppatori lavorino da remoto e nascono le prime piattaforme per freelance. Le connessioni ad internet diventano sempre più veloci ed economiche. Nascono le app per video conferenze, le piattaforme social e il cloud computing.
Finalmente nel 2014 il fenomeno dei nomadi digitali è ormai diffuso e nascono le online community dedicate e si inizia a studiare il fenomeno.
Nel 2020 durante il lockdown anche l’Italia ha visto migliaia di lavoratori e aziende sperimentare seriamente per la prima volta il lavoro a distanza e per alcuni di questi ha sancito anche l’inizio di una nuova vita da nomade digitale.
Ma quanti sono i Nomadi Digitali?
Non è facile stimare quanti siano oggi i lavoratori italiani nomadi. L’Associazione Nomadi Digitali ha analizzato la composizione anagrafica di questi lavoratori, di cui il 64% sono uomini o donne con un’età compresa tra i 30 e i 49 mentre il 27% ha più di 50 anni. Gli under 30 sono meno del 10%, smentendo così il luogo comune che identifica i nomadi digitali con i giovani che girano il mondo con zaino spalla.
Quali sono le migliori città in cui lavorare?
L’infografica rivela inoltre quali sono le località migliori per lavorare da remoto, con Melburne al primo posto, seguita sul podio da Dubai e Sydney. Roma e Bari, le uniche due città italiane della classifica, si posizionano al 62° e 69° posto.