Esiste una leadership tecnologica femminile? Lo abbiamo chiesto alla fondatrice di Women&Technologies. Una chiacchierata a tutto campo per comprendere il ruolo che le donne hanno nella società di oggi
Leadership tecnologica al femminile. Sempre più spesso si discute di come una leadership femminile, in ambito di tecnologia, potrebbe essere un asset per la crescita equilibrata della società. Specialmente in questi ultimi anni sono nati differenti gruppi (in Italia come altrove) dove si discute di quanto una visione femminile più strutturata possa apportare benefici alle aziende.
Per fare chiarezza sul tema sono andato a parlare con Gianna Martinengo, fondatrice di Women&Technologies, Presidente di Didael KTS, membro del comitato esecutivo e board di Fondazione Fiera Milano.
Gianna, all’interno della Milano Digital Week, ha ideato un evento, il Tram dell’Innovazione, nel quale l’Associazione ha affrontato diversi temi legati alle tecnologie. Data la sua esperienza in Women&Technologies, la domanda è d’obbligo: esiste una “tecnologia al femminile”?
Non ritengo che vi sia una tecnologia al femminile. Può esserci, forse, una modalità per produrre tecnologia con una visione e una leadership femminile. Il mio impegno al femminile nasce nel ’99, in occasione del convegno “Pari sarà lei”, organizzato da Regione Lombardia, quando vengo chiamata in qualità di Presidente del Terziario Innovativo di Assolombarda: ero già un’imprenditrice conosciuta dall’83 per il lavoro svolto nel settore privato della tecnologia. Sino a quel momento non mi ero posta la domanda se esistesse una tecnologia al femminile. Ho quindi cominciato – da umanista tecnologa – a riflettere su questo binomio; su soluzioni tecnologiche che potessero migliorare la qualità di vita delle donne. Qualità della vita, per esempio, poteva voler dire lavoro a distanza (all’epoca, 1999, un tema da pionieri!), da me applicato al progetto del tele-lavoro in Italtel.
In quel caso i dipendenti a distanza erano pagati sul numero di righe di codice prodotto, dunque non era necessaria una presenza “fisica” in azienda. In quel periodo si parlava di un mondo femminile che aveva un carico di lavoro più alto, più cura della famiglia, che aveva maggior difficoltà di dimostrare e vendere i propri prodotti: la tecnologia avrebbe potuto diventare la molla vincente. Così è stato. Nel 2010 in Regione Lombardia viene poi avviato il Comitato “Donne, Lavoro, Famiglia”: io vengo coinvolta per contribuire, con la mia esperienza sulle tematiche note come e-work, e-learning, e-communication. La mia posizione era ed è sempre la stessa: “smart people for smart cities”, consapevole che al centro della trasformazione digitale ci sono sempre le persone.
Intelligenza Artificiale e donne, un binomio vincente?
Non è solo una questione di Intelligenza Artificiale. Il tema è, molto più ampio, quello dell’inclusione: tutti i concetti tecnologici di cui oggi si discute, dalle reti neurali alla robotica, ai Big Data, agli Analytics vedono e possono vedere le donne non solo come semplici utilizzatrici, ma come creatrici e ideatrici. Per questo ritengo che la tecnologia possa avere un importantissimo ruolo nell’inclusione sociale. La mia esperienza di imprenditrice racconta di questa attenzione e di questa potenzialità al femminile: ricordo gli 800 progetti imprenditoriali sviluppati; ricordo che il nostro laboratorio di ricerca, tra i suoi 73 progetti realizzati negli anni ‘90, grazie ai bandi della dalla Commissione Europea, annoverava anche quelli dedicati all’Intelligenza Artificiale, alle reti neurali… Il progetto internazionale Women&Technologies – da me ideato – nasce nel 2007 proprio con l’intento di valorizzare il ruolo femminile anche nell’ambito delle tecnologie e di confermare che le tecnologie possono essere sia usate che prodotte dalle donne. Aggiungo che, a mio parere, la costruzione delle tecnologie dovrebbe ricevere un contributo integrato di discipline plurime, quindi anche delle scienze sociali, economiche e scienze umanistiche. A mio avviso la vera innovazione nasce dall’includere posizioni differenti, nuove soluzioni.
Ritiene che le donne siano fondamentali per l’evoluzione tecnologica?
Le donne sono portatrici di una visione più attenta e quindi possono fornire un contributo straordinario alla creazione di infrastrutture tecnologiche. Consideriamo quali saranno le soft skill nei prossimi cinque anni: dalla capacità di risolvere problemi complessi al coordinare gli altri, dal pensiero critico alla capacità di orientamento al servizio, all’ascolto attivo; tutte queste risulteranno necessarie per affrontare il futuro. Queste competenze sono innate nelle donne. Penso anche alla capacità di negoziare, di resistere di più ai periodi di crisi, alla capacità di affrontare i problemi, all’empatia.
Allora esiste una leadership femminile in ambito tecnologico?
Le donne, in generale, hanno una capacità di gestire le risorse che non è solo strumentale o pratica, ma visionaria. Hanno un senso del tempo circolare, diversamente dalla visione temporale maschile, che è lineare. Hanno la capacità di valorizzare al meglio le risorse, sanno essere resilienti, proprio grazie alla capacità di guardare in modo “circolare” a ciò che accade.
Il secondo tema di valore è il concetto stesso della competizione. Noto nelle donne una leadership che è maggiormente guidata alla valorizzazione delle potenzialità dei collaboratori. L’attitudine a valorizzare le potenzialità degli altri, la tensione ad accrescere le risorse, a farle fiorire, sono tratti vitali e fondamentali della leadership femminile. Nell’ambito tecnologico-digitale, le donne hanno una visione non gerarchica, che le aiuta in questo momento di grande trasformazione. Sanno “entrare nel merito” e portare una visione organizzativa “adhocratica”, ossia capace di rendersi flessibile a adattarsi alla complessità.
Una figura che racchiudeva queste competenze e capacità, e che ricordo con grande rispetto e affetto, è Marisa Bellisario, donna di notevoli competenze manageriali, e che non ha mai rinunciato alla propria femminilità. Per riassumere. Non esiste una leadership al femminile, esiste uno stile di leadership al femminile.
Imprenditoria femminile del digitale: quali sono i numeri della Lombardia?
Il settore funziona: secondo l’elaborazione dell’ufficio Studi della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, attualmente, in Lombardia, sono attive oltre 4mila le imprese femminili del digitale (+2%), che impiegano un totale di 10 mila addetti.
Questi dati sono molto positivi, anche se negli ultimi anni è cresciuto il numero delle microimprese nelle imprese al femminile, dovuto a donne che sono state spesso estromesse dalla realtà aziendale in cui operavano e si sono dovute reinventare un lavoro.
Gli imprenditori, nel nostro Paese, gioco forza sono chiamati a essere persone coraggiose. Il discorso vale ancor di più per noi donne, cui spetta la sfida di bilanciare una vita composta da obblighi personali e lavorativi.
Tema “startup e stop now” ne parliamo?
Le startup oggi hanno un grande vantaggio: hanno compreso che “fare impresa” non significa solo avere una bella idea, ma avere anche strumenti operativi e persone con le competenze adatte, oltre a una corretta visione e comprensione del mondo economico finanziario e giuridico. Questo contesto favorevole, offerto da associazioni, business angels, studi professionali, aiuta a evitare gli insuccessi.
@enricoverga