L’azienda tedesca intende liberare risorse per accelerare sulla mobilità sostenibile. Ma qual è il costo sociale di una simile operazione?
Non tutto il green fa bene. Lo sanno i circa 5mila (ma potrebbero essere di più) operai VolksWagen che rischiano il posto. Anche se non c’è ancora nulla di definitivo, la convergenza di notizie fa pensare che ormai il Gruppo sia a un passo dall’ufficializzazione dell’intenzione di liberare risorse da destinare ai programmi di investimento sulla mobilità del futuro. Per la precisione, alla casa automobilistica servono ingenti quantità di liquidità per procedere a passo spedito con la messa a terra del suo programma che prevede l’elettrificazione della gamma, le motorizzazioni ibride, ma anche nuove tecnologie informatiche e lo sviluppo di sistemi per la guida autonoma.
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Il piano green Volkswagen fa vedere nero ai dipendenti
L’azienda automobilistica non vuole farsi sfuggire gli incentivi europei, ma pur di raggiungerli è disposta a procedere con dolorosi tagli al personale. Secondo le indiscrezioni della stampa tedesca, la spada di Damocle grava su un numero considerevole di tute blu. Il numero non è definito, si va dai 3 mila ai 5 mila posti di lavoro. Non saranno licenziamenti veri e propri: l’azienda proporrà il prepensionamento ai lavoratori nati tra il 1956 e il 1960 che riguarderà non meno di 900 dipendenti e una forma di pensionamento parziale per le classi dal 1961 al 1964 per circa un migliaio di unità.
Non s’è ovviamente parlato di tutto ciò al primo Power Day organizzato dal gruppo di Wolfsburg. Da quel palco, il Ceo Herbert Diess ha annunciato la costruzione di sei Gigafactory per un totale di 240 Gigawatt per assicurare enormi quantitativi di batterie per l’auto elettrica del futuro e la creazione insieme a diversi partner di una rete di ricarica ad alta potenza e lo sviluppo di batterie allo stato solido in grado di aumentare l’autonomia e al tempo stesso ridurre i costi di acquisto . “L’elettrico ha vinto, sarà la nuova mobilità” ha annunciato Diess. Una vittoria che rischia di essere pagata però a caro prezzo dagli operai.