Costerà oltre 8 miliardi e coprirà circa 9 milioni di francesi. Confronto con il reddito di cittadinanza italiano che, pare, costerà 10 miliardi per tutelare tra i 5 e i 10 milioni di poveri
Mentre in Italia questi sono giorni cruciali per la possibilità di includere nella Legge di Bilancio il reddito di cittadinanza promesso in campagna elettorale da Movimento 5 Stelle, in Francia il presidente Emmanuel Macron (il “presidente dei ricchi”, come è stato definito dai suoi detrattori) studia un ambizioso progetto di contrasto alla povertà: il reddito universale.
Reddito universale: 8 miliardi per circa 9 milioni di persone
Annunciato in pompa magna dal presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, il reddito universale sarà una misura da oltre 8 miliardi di euro (il reddito di cittadinanza dovrebbe costarne 10) spalmati sui prossimi 4 anni e destinata a disoccupati e (questa la vera novità) a occupati sotto la soglia di povertà. In Francia 8,8 milioni di persone vivono sotto la soglia della povertà, il 14% della popolazione. Continuando il raffronto con il reddito di cittadinanza italiano, si prevede che, nella sua ultima versione, sarà invece rivolto alla tutela di circa 5 milioni di persone (10 secondo il programma elettorale di Movimento 5 Stelle). Per ulteriori dettagli, bisognerà però attendere la Legge di Bilancio.
I problemi del reddito minimo garantito già esistente
In realtà, un reddito minimo garantito in Francia esiste già, addirittura dagli Anni ’80 (venne introdotto da François Mitterrand) ed è destinato ai disoccupati che non beneficiano più dei sussidi di disoccupazione. In tempi recenti Nicolas Sarkozy ci ha rimesso mano, con la criticata riforma che ha dato vita all’Rsa (Revenu de solidarité active), un fisso che si aggira attorno ai 550 euro mensili.
Le differenze tra reddito universale e il Revenu de solidarité active
Il Revenu de solidarité active di Sarkozy è stato però aspramente criticato dagli esperti e dall’opinione pubblica per la sua difficoltà di applicazione. Un vero e proprio labirinto burocratico che ha dissuaso molti degli aventi diritto dall’avanzare persino la domanda per ottenerlo. Il reddito universale, oltre a essere più snello e flessibile (almeno nelle promesse di Macron), sarà accessibile anche a chi lavora ma non guadagna sufficientemente per poter oltrepassare la soglia della sussistenza.
Dalle parole utilizzate oggi dal presidente Macron («Vogliamo fondere il grosso delle nostre prestazioni sociali così da apportare alla gente bisognosa una risposta unica»), sembra che il reddito universale rappresenterà anche una ottimizzazione del sistema odierno, dunque non sarà in tutte le sue parti una misura nuova, dato che vi confluiranno altre già esistenti. Insomma, concentrerà in una sola soluzione ciò che oggi viene disperso in molti rivoli.
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Come per il reddito di cittadinanza allo studio nel Parlamento italiano, anche questa misura prevede che il beneficiario dimostri di seguire un percorso di inserimento professionale con il divieto di rifiutare più di due offerte consecutive (saranno tre nel progetto italiano). Entrambe le proposte sono state subito aspramente criticate dagli oppositori e bollate come riforme che minano l’esistenza stessa del welfare sociale. Inoltre, entrambe sono state accolte con non poca dose di scetticismo: dato l’esborso che richiederanno da parte dei rispettivi Stati, non sono pochi gli osservatori che ritengono che resteranno su carta. Staremo a vedere.