L’accusa da parte del sindacato è “union busting”, il termine con cui si indicano pratiche intimidatorie da parte del datore di lavoro per impedire ai dipendenti di organizzarsi e aderire a un sindaco. Nel ciclone è finita Rockstar Games, il colosso dei videogiochi che a fine ottobre nella sede in Gran Bretagna ha licenziato 31 persone come si legge sulla BBC. A farsi avanti è stata la Independent Workers’ Union of Great Britain, vale a dire la sigla che tutela i diritti dei lavoratori del settore videoludico. Secondo quanto riferito dalla sigla si è trattato dell’atto «più palese e spiegato» di “union busting”.

La reazione di Rockstar alle accuse sui licenziamenti
«La scorsa settimana – è la versione riferita da Rockstar Games a Bloomberg – abbiamo preso provvedimenti contro un piccolo numero di individui che sono stati scoperti a distribuire e discutere informazioni riservate in un forum pubblico, una violazione delle nostre politiche aziendali». Un rappresentante sindacale ha però replicato: «Hanno paura che i lavoratori discutano privatamente dell’esercizio dei propri diritti per un posto di lavoro più equo».
Non stiamo parlando di una società gaming qualsiasi, ma di quella al lavoro sul titolo più atteso da anni. GTA 6, di cui per ora sono stati distribuiti soltanto un paio di trailer, è in cima alla lista degli acquisti di milioni di gamer. Rockstar ha in mano un gioiello destinato a monopolizzare l’attenzione del comparto per mesi e mesi e in questa fase finale non tollera fughe di notizie.
Secondo il sindacato sul forum le persone licenziate da Rockstar non stavano però discutendo di GTA 6, ma dell’opportunità di organizzarsi per formare un sindacato interno, argomento senz’altro non molto apprezzato all’interno di molte tech company.

