Dopo le critiche, il ministro ha incontrato le aziende di food delivery. Si aprirà un tavolo istituzionale per la stesura del contratto. Ma non sarà facile.
Dopo le critiche arrivate da Foodora Italia, il Ministro dello Sviluppo Economico e dl Lavoro Luigi Di Maio ha incontrato alcune aziende che si occupano di food delivery (tra cui la stessa Foodora). Al momento le parti si sono lasciate con la promessa di incontrarsi di nuovo per aprire un tavolo di contrattazione e lavorare per arrivare alla creazione del primo contratto nazionale della Gig economy.
In caso contrario, ha tenuto a specificare il ministro, il governo procederà a normare il settore così come previsto nel cosiddetto Decreto Dignità. Ma ripercorriamo le tappe che hanno portato a questo incontro.
Il “Decreto Dignità”
Tutto nasce dall’annuncio, da parte dello stesso Di Maio, del varo nel Consiglio dei ministri (entro fine giugno) di un decreto legge, il cosiddetto Decreto Dignità, che dovrebbe modificare radicalmente il Jobs Act di Renzi e, tra le altre cose, fornire garanzie e tutele ai lavoratori della gig economy, identificati come il simbolo di una generazione abbandonata.
La promessa è quella di un salario minimo garantito e di contratti a tempo indeterminato. A questo punto, sono arrivate le dichiarazioni di Gianluca Cocco, ad dell’azienda Foodora, tra le principali del food delivery, in un’intervista al Corriere della Sera: «Se fossero vere le anticipazioni del decreto dignità le piattaforme digitali sarebbero costrette ad abbandonare l’Italia».
La risposta di Di Maio
La risposta di Di Maio non si è lasciata attendere ed è arrivata via Facebook: «La mia intenzione è garantire da un lato le condizioni migliori per i lavoratori, dall’altro consentire alle aziende di operare con profitto per creare nuovo lavoro – ha postato il ministro – Se lavoriamo insieme l’Italia diventerà il modello da seguire per le attività legate alle imprese che operano su piattaforme digitali. Ma sia chiaro – ha aggiunto – non si accettano ricatti. I nostri giovani prima di tutto».
Chiara dunque la linea del governo: da un lato l’impegno a non abbandonare le aziende innovative ma, la priorità rimane la difesa dei diritti dei lavoratori. «Le innovazioni servono a far migliorare la qualità della vita dei cittadini e se si creano ingiustizie a scapito di giovani o meno giovani, spetta allo Stato intervenire con fermezza», continua il post. Che si conclude con una “dichiarazione di guerra” al precariato.
Una guerra che andrebbe a colpire un settore giovane e che conta diverse aziende di piccole e piccolissime dimensioni. E che, se costrette a pagare una quota oraria fissa (pagare un rider anche se non fa consegne, per capirci) potrebbero essere costrette a chiudere. Come rivelato da alcuni rappresentanti delle stesse aziende segnalato in una lunga intervista rilasciata ad Agi.
La situazione attuale
Cosa deciderà di fare dunque il governo. Difficile a dirsi, al momento. Di certo, l’incontro tra Di Maio e le aziende di food delivery, sembra essere andato bene. «C’è stato molto dialogo e trasparenza – ha detto il ceo di Foodora, Gianluca Cocco, al termine del tavolo istituzionale – Siamo partiti col piede giusto». Sulla stessa lunghezza d’onda anche i suoi colleghi, esponenti degli altri servizi. Anche se Alessandro Lazzaroni di Domino’s Pizza ha precisato che «non c’è stata una grandissima apertura sul convertire tutti i riders del settore in lavoro subordinato».
Questo vuol dire che la soluzione va ancora trovata e i prossimi incontri saranno decisivi in questo senso. Certo non sarà facile trovare una strada che possa far felice tutti i protagonisti di questo settore, che deve necessariamente essere regolato secondo in maniera nuova rispetto al passato. Per non incorrere nel rischio di scontentare tutti. Come ha fatto notare in una lettera inviata al Fatto Quotidiano un giovane fattorino di Deliveroo: “Il nostro non è un lavoro subordinato – scrive il fattorino digitale – ma soprattutto se fosse un lavoro subordinato non potremmo avere la flessibilità di cui disponiamo oggi”.
Sarà questo il difficile equilibrio che si troverà a gestire Luigi Di Maio nei prossimi giorni. Intanto però, in attesa del Decreto Dignità, arriverà dalla Regione Lazio una proposta di legge (la prima a questo punto, almeno in ordine di tempo) a tutela dei rider e dei lavoratori che “operano tramite piattaforme digitali”. I dettagli però saranno illustrati solo domani dal presidente di Regione Nicola Zingaretti.