Al vincitore del bando, dieci giorni di soggiorno a Brindisi, fra lavoro e vita sul mare. L’iniziativa lanciata dal comune pugliese, che vuole farsi apripista per una redistribuzione geografica del lavoro
Il south working vuole la sua parte e farà di tutto per conquistarsela. Il lavoro smart, che la pandemia ha reso per tantissimi l’unica soluzione disponibile, sta diventando ormai status quo e le province del Meridione non vogliono farsi cogliere impreparate. Da questo spirito è nata l’iniziativa “Sea Working. Vinci un ufficio sul mare“, ideata dal Comune di Brindisi, per lanciare la città come papabile meta di smart workers.
© Foto: Brindisi is my destination
Sea working, il lato smart del Salento
Il progetto Sea Working, patrocinato dal Comune di Brindisi, mediante l’hub di innovazione di Palazzo Guerrieri e la partecipazione e la sponsorizzazione di associazioni e aziende locali, avrà luogo dal 3 al 13 ottobre. Durante questi dieci giorni, la città salentina ospiterà uno smart worker, vincitore del contest, dandogli la possibilità di vivere le bellezze di Brindisi. Le iscrizioni saranno aperte fino al prossimo 18 settembre.
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Un ufficio a bordo di una barca a vela attraccata nel porto cittadino e, fuori dall’orario di lavoro, tante esperienze che il territorio offre. Dal kitesurf alla scoperta della peculiarità gastronomiche pugliesi, fino ai tour nell’entroterra. “In questi mesi Brindisi è stata meta di tante persone che hanno scelto di sommare, al tradizionale periodo di ferie, qualche settimana di lavoro da remoto”, ha dichiarato il sindaco Riccardo Rossi.
“È una dinamica che vogliamo consolidare”, ha evidenziato Rossi, “fornendo più strumenti e servizi. Coniugandoli con l’alta qualità della vita di un centro come il nostro, ricco di storia, tradizione e cultura, in uno scenario naturalistico e monumentale impareggiabile, adagiato sul mare, in un contesto urbano incantevole e ben collegato alle principali infrastrutture.”
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Rotolando verso Sud
Stando al sondaggio nato dall’hackaton online Hack for Travel, gli smart workers in Italia sono passati dall’11% prima della pandemia, al 75% oggi – naturalmente, durante il lockdown, senza possibilità di scelta. Di questi, il 78% ha dato un giudizio da favorevole a molto favorevole riguardo la nuova modalità di lavoro. Ma soprattutto, oltre il 40% degli intervistati ha dichiarato che sarebbe disposto a spendere una determinata cifra mensile per lavorare da remoto e al contempo visitare nuove destinazioni italiane.
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È la conferma ineluttabile che un nuovo mercato, collegato alla svolta dello smart working, esiste ed è in forte crescita. L’aumento della domanda di nomadi digitali che vogliono lavorare da luoghi nuovi e stimolanti, anche per migliorare la propria produttività. Si tratta di una grande opportunità anche per il rilancio dell’economia di molti centri del Sud Italia. Ecco allora che Sea Working si profila più come una bella provocazione, un progetto pilota che possa favorire la strutturazione di questa tendenza. “Con Sea Working vogliamo dimostrare che ripartire dal Sud è possibile, ma che per farlo sono necessarie strategie e politiche concrete, dallo sviluppo locale al marketing”, sottolinea Emma Taveri, CEO di Destination Makers, coordinatrice dell’iniziativa.
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“Siamo consapevoli che il cambiamento siamo noi, e abbiamo scelto di provarci, con un’iniziativa totalmente pro bono, a creare le condizioni per visitare, tornare o rimanere”, ha aggiunto Taveri. In attesa che lavorare guardando il mare possa diventare una condizione comune a molti lavoratori e non appannaggio di un solo selezionato.